Читаем Il quinto giorno полностью

«È vero anche questo, Leon. Puoi pensare che i makah vogliano tornare a cacciare per vero amore della tradizione o che lo vogliano fare per avidità di denaro, ma rimane certo che non hanno mai fatto valere un loro diritto e che in questi decenni sono stati i bianchi a portare i cetacei sull'orlo dell'estinzione. E non mi pare l'abbiano fatto per motivi spirituali, vero? I bianchi sono stati i primi a considerare la vita alla stregua di merce. È un'idea da cui non eravamo mai stati neppure sfiorati. E ora, dopo che tutti si sono serviti, uno di noi osa parlare di denaro, e subito veniamo attaccati come se fossimo noi a minacciare la sopravvivenza della natura. Non te ne sei accorto? Gli uomini primitivi hanno sempre vissuto con parsimonia di ciò che poi i bianchi hanno distrutto. Prima distruggono, poi improvvisamente si svegliano e vogliono proteggere l'ambiente. Si atteggiano a salvatori, ma in realtà proteggono l'ambiente soltanto da chi non lo minaccia. La responsabilità dello sterminio delle balene è di Paesi come il Giappone e la Norvegia, ma loro possono continuare a lanciare gli arpioni. Noi non abbiamo estinto neanche una specie, eppure veniamo puniti. È sempre stato così. È così in tutto il mondo.»

Anawak rimase in silenzio.

«Siamo un popolo disorientato», riprese Frank. «Molte cose sono migliorate, tuttavia penso che siamo prigionieri di un conflitto che difficilmente riusciremo a risolvere da soli. Ti ho raccontato che, dopo ogni battuta di pesca, dopo ogni affare che chiudo con successo, dopo ogni festa, metto da parte qualcosa per il corvo? Il corvo è sempre affamato.»

«No, non me l'avevi detto.»

«Lo sapevi?»

«No.»

«Il corvo non rientra nei miti delle nostre isole, ma in quelli degli haida e dei tlingit. Da noi trovi le storie di Kánekelak, il Transformer. Però ci è caro anche il corvo. I tlingit dicono che parla per i poveri, come ha fatto Gesù Cristo. Allora metto da parte un pezzetto di carne o di pesce per il mai sazio corvo, che un tempo era un figlio dell'uomo-animale, Ashamed. Suo padre l'aveva nascosto nella pelle di corvo e l'aveva chiamato Wigyét. Wigyét fu mandato in giro per il mondo dopo che aveva divorato il suo villaggio. Per il viaggio ricevette una pietra su cui potersi riposare, e la pietra è diventata la Terra in cui viviamo. Grazie a un trucco, Wigyét rubò la luce del sole e la portò sulla Terra. Io do al corvo ciò che è del corvo. D'altra parte, so anche che il corvo è il risultato di un processo evolutivo alla cui origine ci sono aminoacidi, proteine e organismi unicellulari. Amo i nostri miti della creazione, ma guardo anche i notiziari televisivi, leggo e so che cos'è il Big Bang. Anche i cristiani lo sanno, tuttavia nelle loro Chiese raccontano dei sette giorni della creazione e dei dieci comandamenti. Ma loro si sono permessi il lusso di cambiare mentalità lentamente, e di trovare nel corso dei secoli una via per coniugare mitologia e scienza moderna. Invece da noi si è preteso che lo facessimo in fretta. Siamo stati gettati in un mondo che non era il nostro e che non potrà mai essere il nostro. Ora, ritorniamo nel nostro mondo e ci accorgiamo che ci è estraneo. Questa è la maledizione dello sradicamento, Leon. Alla fine, non ti senti più a casa da nessuna parte, né nel mondo straniero né nella tua patria. Gli indiani sono stati sradicati. Ora i bianchi fanno del loro meglio per rimettere le cose a posto… Ma come possono aiutarci visto che si sono sradicati essi stessi? Distruggono il mondo che li ha generati. Anche loro hanno perso la patria. In un modo o nell'altro, è così per tutti.» Frank guardò a lungo Anawak. Poi sorrise, un sorriso segnato da decine di rughe. «È stata davvero una bella e patetica lezione indiana, eh, amico mio? Vieni, andiamo a bere qualcosa. Ah, già, che stupido… Tu non bevi.»

1° maggio

Trondheim, Norvegia

Prima dell'incontro, avevano appuntamento nella caffetteria, ma Tina non arrivava. Johanson bevve un caffè e guardò le lancette dell'orologio, dietro il bancone, che sembravano strisciare sul quadrante. Strisciavano anche i vermi, altrettanto stoici e imperterriti, senza tregua.

Ogni secondo che passava, trivellavano il ghiaccio sempre più in profondità. E, fino a quel momento, non c'era modo di fermarli.

Johanson rabbrividì.

Il tempo non passa, fugge via, gli sussurrò una voce.

L'inizio di qualcosa.

Un piano. Tutto è pilotato…

Che idea assurda. Un piano di chi? Che cos'hanno pianificato le cavallette quando si sono divorate il raccolto di un'estate? Nulla. Avevano fame e sono arrivate. Che cosa progettano i vermi, che cosa progettano le alghe o le meduse?

Che cosa progetta la Statoil?

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