«Lei ascolta lo spazio.»
«Circa un migliaio di stelle simili al sole che abbiano più di tre miliardi di anni, sì. È solo un progetto fra i tanti, ma forse il più importante, se mi permette l'immodestia.»
«Perbacco!»
«Non tenga la bocca aperta, Leon, non è una cosa così straordinaria. Lei analizza il canto delle balene e cerca di capire se ci stanno raccontando qualcosa. Noi ascoltiamo lo spazio perché siamo convinti che brulichi di civiltà intelligenti. Probabilmente lei, con le sue balene, ha ottenuto risultati migliori dei nostri.»
«Io ho solo un paio di oceani; lei ha tutto l'universo.»
«Ci muoviamo in dimensioni diverse, lo ammetto. Però ho sentito dire che delle profondità marine si sa ancora meno che dell'universo.»
Anawak era affascinato. «E lei ha ricevuto segnali che potrebbero dimostrare l'esistenza di forme di vita intelligente?»
«No, abbiamo captato segnali che non riusciamo a classificare. Le possibilità di ottenere un contatto sono molto basse, forse addirittura irrealistiche. A dire il vero, per la frustrazione dovrei gettarmi dal ponte più vicino, tuttavia mi piace troppo mangiare queste cosettine qui, e poi sono ossessionata. Più o meno come lei con le sue balene.»
«Io, perlomeno, so che esistono.»
«Al momento pare di no», sorrise Samantha.
Anawak avrebbe voluto fare mille domande. Il SETI l'aveva sempre interessato. Il progetto di ricerca d'intelligenze extraterrestri era stato formalmente avviato dalla NASA in occasione del Columbus Day del 1992. Ad Arecibo, in Portorico, era stato costruito il più grande radiotelescopio della Terra per portare a termine un progetto rivoluzionario. Nel frattempo, il SETI, grazie alla generosità degli sponsor, aveva intrapreso altri progetti in tutto il mondo, finalizzati alla ricerca di vita extraterrestre. Il PHOENIX era uno dei più noti. «È lei la donna che Jodie Foster ha interpretato in
«Io sono la donna che vorrebbe salire sullo stesso trabiccolo che nel film porta Jodie Foster dagli extraterrestri. Sa, per lei faccio un'eccezione, Leon. Normalmente sono presa da attacchi isterici se qualcuno mi chiede del mio lavoro. Ogni volta sono costretta a spiegare per ore quello che faccio.»
«Anch'io.»
«Appunto. Lei mi ha raccontato qualcosa e io sono in debito. Cos'altro vuole sapere?»
Anawak non ebbe bisogno di riflettere. «Perché finora non avete ottenuto risultati?»
Samantha sembrava divertita. Spazzolò i gamberoni giganti dal piatto e attese un po' prima di rispondere. «Chi ha detto che non ne abbiamo ottenuti? La Via Lattea contiene circa cento miliardi di stelle. Individuare pianeti simili alla Terra presenta qualche difficoltà, perché la loro luce è troppo debole. Riusciamo a postularne l'esistenza solo con calcoli matematici, ma teoricamente dovrebbero essere tantissimi. Comunque il problema rimane: provi lei ad ascoltare un miliardo di stelle!»
«Certo», sorrise lui. «È molto più facile occuparsi di ventimila megattere.»
«Come vede, c'è da invecchiare con un simile impegno. È un po' come se lei dovesse dimostrare l'esistenza di un pesce minuscolo e per farlo dovesse passare al setaccio ogni litro d'acqua dell'oceano. Ma i pesci si muovono. Potrebbe ripetere la procedura fino al giorno del giudizio e magari arrivare alla conclusione che un simile pesce non esiste. E invece ce ne sono tantissimi, solo che nuotano sempre in un litro d'acqua diverso da quello che lei sta osservando. Ora, il PHOENIX osserva contemporaneamente diversi litri d'acqua, ma diciamo che noi ci limitiamo al Georgia Strait. Capisce? Là fuori ci sono delle civiltà. Non lo posso provare, ma sono convintissima che il loro numero sia enorme. Peccato che l'universo sia infinitamente grande. Questo annacqua le nostre possibilità molto più di quanto non faccia il distributore automatico di caffè ad Arecibo.»
«La NASA non aveva trasmesso un messaggio nell'universo?» chiese Anawak.
«Ah.» Gli occhi della donna brillavano. «Intende dire che non stiamo solo in ascolto, ma mandiamo anche segnali? Certo che l'abbiamo fatto. Nel 1974, da Arecibo, abbiamo spedito un messaggio verso M13, un ammasso stellare globulare. Ma ciò non risolve il nostro problema. Ogni segnale, che provenga sia da noi sia da altri, va perso nello spazio interstellare. Sarebbe un caso incredibile se venisse ricevuto da qualcuno. Inoltre stare ad ascoltare costa meno che mandare messaggi.»
«Tuttavia aumenterebbe le possibilità.»
«Forse non vogliamo aumentarle», disse Samantha.
«Perché no?»
«
«Ma è una sciocchezza.»