«Oh!» Lei sollevò le sopracciglia e gli sorrise. «L'ultima volta me l'hanno chiesto dieci anni fa. Eccitante.»
Sorrise anche lui. «A dire la verità, a spingermi a chiederlo è stata la fame. Pensavo che avremmo potuto continuare la nostra conversazione a tavola.»
«Buona idea.» La donna si lasciò scivolare giù dal tronco, spense la sigaretta e ripose il mozzicone nella giacca a vento. «Però l'avverto: parlo con la bocca piena. E se la mia attenzione non viene tenuta desta, non faccio altro che parlare e interrompere con domande. Quindi dia il meglio di sé. A proposito…» Gli tese la mano destra. «Sono Samantha Crowe. Mi chiami Sam, come fanno tutti.»
Si accomodarono a un tavolo vicino a una delle vetrate che delimitavano il ristorante. Era proprio davanti all'hotel e dominava sulle rocce, come se volesse gettarsi in mare. Dalla sommità si godeva la splendida vista del Clayoquot Sound con le sue isole, della baia e delle foreste che si stendevano nell'entroterra. Era un posto ideale per osservare le balene. Quell'anno, però, bisognava accontentarsi degli animali marini che arrivavano dalla cucina.
«Il problema è che le orche offshore e quelle transienti non sono arrivate», spiegò Anawak. «Quindi, al momento, sulla costa occidentale non ci sono orche. Le stanziali sono tante come sempre, tuttavia preferiscono evitare questa zona, sebbene il Johnstone Strait sia per loro sempre meno accogliente.»
«Come mai?»
«Come si sentirebbe se dovesse dividere casa sua con traghetti, cargo, linee di navigazione di lusso e imbarcazioni per la pesca sportiva? Là fuori è tutto un rimbombare di navi a motore. Inoltre la zona prospera grazie all'industria del legno e le linee di cargo portano intere foreste in Asia. La deforestazione provoca l'insabbiamento dei fiumi in cui i salmoni deponevano le uova. E le stanziali mangiano solo salmoni.»
«Capisco. Ma lei non si preoccupa solo per le orche, vero?» chiese la donna.
«Sono le balene grigie e le megattere a rappresentare un vero rompicapo. Forse hanno fatto una deviazione, oppure si sono stancate di essere osservate.» Anawak scosse la testa. «No, non è così semplice. I grandi cetacei che arrivano al largo di Vancouver Island ai primi di marzo non mangiano da mesi, perché, durante l'inverno trascorso nella Bassa California, hanno consumato tutto il grasso accumulato. Solo qui riescono a trovare il nutrimento.»
«Forse si sono spostate molto più al largo», ipotizzò Samantha.
«Là non c'è cibo a sufficienza. La Wickaninnish Bay, per esempio, offre alle balene grigie la parte fondamentale del loro nutrimento che al largo non troverebbero:
«
Anawak sorrise. «È un verme, lungo e sottile. Nella baia sabbiosa è presente in quantità enormi, e le balene grigie lo mangiano a quattro palmenti. Senza questo pasto intermedio non riuscirebbero ad arrivare fino all'Artico.» Bevve un sorso d'acqua. «E, intorno alla metà degli anni '80, è successo: non sono arrivate. Però allora si conosceva il motivo. Le balene grigie erano quasi del tutto estinte. Cacciate a morte. Da allora le abbiamo decisamente rimesse in forza. Credo che oggi, nel mondo, se ne possano trovare ventimila esemplari, la maggior parte in queste acque.»
«E non ne è arrivata neanche una?»
«Le balene grigie stanziali ci sono, però sono poche», rispose Anawak.
«E le megattere?»
«Stessa storia. Sparite.»
«Ha detto che sta scrivendo un articolo sui beluga?» domandò ancora Samantha.
Anawak la fissò. «Che ne dice di raccontarmi qualcosa di lei? La curiosità non è un suo diritto esclusivo», replicò.
Samantha Crowe gli lanciò uno sguardo divertito. «Davvero? Lei sa già la cosa più importante. Sono una vecchia scocciatrice e faccio domande.»
Sopraggiunse un cameriere e servì ai due, gamberoni giganti con risotto allo zafferano.
Lei tirò fuori dalla corazza un gamberone profumato d'aglio. «Semplice. Io chiedo: c'è qualcuno?»
«C'è qualcuno?»
«Esatto.»
«E la risposta qual è?»
La polpa del gamberone le sparì tra due file di denti bianchissimi. «Non l'ho ancora avuta.»
«Forse dovrebbe chiedere a voce più alta», propose Anawak, facendo il verso a quello lei che gli aveva detto sulla spiaggia.
«Lo farei volentieri», disse Samantha, masticando. «Tuttavia, al momento, il mezzo e le possibilità mi bloccano a una distanza di circa duecento anni luce. Dalla metà degli anni '90 abbiamo analizzato sessanta miliardi di misurazioni e, di trentasette, non siamo ancora riusciti a capire se siano di origine naturale o il tentativo di qualcuno di dirci: 'Ciao'.» Anawak la fissò. «Il SETI? Lei è del SETI?» chiese.
«Esatto. Search for Extra Terrestrial Intelligence. Del progetto di ricerca PHOENIX, per essere precisi», confermò Samantha.