Sigur Johanson non vedeva e non sentiva Tina Lund da una settimana. Nel frattempo, aveva sostituito un professore ammalato e tenuto qualche lezione in più del previsto. Era stato anche impegnato nella stesura di un articolo per il
Nove giorni dopo il loro incontro, finalmente Tina lo chiamò. Sembrava di ottimo umore.
«Pare proprio che ti sia rilassata», constatò lui. «Devo preoccuparmi della tua obiettività scientifica?»
«Forse», rispose Tina, tutta allegra.
«Spiegati.»
«Più tardi. Ascolta, domani la
«Al mattino sono impegnato. I miei studenti devono prendere confidenza col sex appeal dei solfobatteri», disse lui.
«È un peccato. La nave salpa proprio al mattino.»
«Da dove?»
«Da Kristiansund.»
Kristiansund si trovava circa un'ora di macchina a sud-ovest di Trondheim, su una costa rocciosa battuta dal vento e dalle onde. Dal vicino aeroporto partivano gli elicotteri per le piattaforme di produzione, che si allineavano lungo lo zoccolo continentale norvegese. Solo al largo della Norvegia c'erano settecento piattaforme per l'estrazione del petrolio e del gas.
«Non posso raggiungerla dopo?» propose Johanson.
«Sì, forse», mormorò Tina dopo un istante di silenzio. «Non è una cattiva idea. Anzi, adesso che ci penso, potremmo andarci insieme. Che cosa fai dopodomani?»
«Nulla che non possa rinviare.»
«Affare fatto. Andiamo insieme e passiamo la notte sulla
«Ho capito bene? Vuoi venire con me?» domandò stupito Johanson.
«Certo. Io… Sì, insomma, potrei trascorrere una mezza giornata, sulla costa e tu potresti raggiungermi nel primo pomeriggio. Poi voliamo insieme sulla piattaforma petrolifera Gullfaks e da lì prendiamo il transfer per la
«Mi piace quando segui l'impulso del momento. Ma potrei sapere perché complichi le cose?»
«Come? Te le sto rendendo più facili, no?»
«Appunto. Le stai rendendo più facili
«Sono contenta di farti compagnia.»
«Che affascinante bugiarda. Okay. Allora, tu sei sulla costa. Dove ti trovo?» chiese lui.
«A Sveggesundet», rispose Tina.
«Mio dio! Quel buco di paese! Perché proprio Sveggesundet?»
«È carino, invece. Ci troviamo al Fiskehuset. Sai dov'è?»
«Ho esplorato a sufficienza la zona per conoscere i pochi elementi di civiltà presenti a Sveggesundet. Non è il ristorante sulla costa vicino alla vecchia chiesa di legno?»
«Proprio quello.»
«Alle tre?»
«Alle tre va benissimo. All'elicottero ci penso io. Verrà a prenderci direttamente là.» Tina fece una pausa, quindi chiese: «Ti sono arrivati i risultati delle analisi?»
«Purtroppo no. Probabilmente arriveranno domani.»
«Sarebbe perfetto.»
«Ci saranno. Non preoccuparti.»
Chiusero la conversazione. Johanson aggrottò la fronte. Rieccolo, il verme. Ritornava in primo piano e richiedeva tutta la sua attenzione.
In effetti era sorprendente che in un ecosistema da tempo conosciuto comparisse improvvisamente una nuova specie. I vermi in sé non avevano nulla di preoccupante. Non a tutti piacevano, ma se gli uomini diffidavano di collettività organiche c'era una spiegazione psicologica. A parte quello, i vermi erano molto utili.
Però restava una faccenda singolare.
Le analisi dei tassonomi e dei biochimici avrebbero risposto a tutte le domande. Tuttavia, finché non c'erano i risultati, lui poteva dedicarsi a scegliere tra i Gewürztraminer di Hugel. Al contrario dei vermi, in genere semplici da identificare, trovare il vino giusto era molto difficile, specialmente per certe annate.