Peak la guardò, scettico. «C'è altro?»
«No. Possiamo cominciare.»
«Bene, ci vediamo più tardi.»
Peak se ne andò.
Judith Li lo seguì con lo sguardo, pensando con divertimento alla scarsa conoscenza del genere umano che caratterizzava quell'uomo. Era un eccellente soldato e uno straordinario stratega, ma faticava a distinguere gli uomini dalle macchine. Sembrava quasi convinto che, nel corpo umano, ci fosse da qualche parte un settore da programmare in modo da essere sicuri che le istruzioni fossero eseguite. In un certo senso, quasi tutti i laureati a West Point cadevano in quell'errore. L'accademia militare americana più elitaria in assoluto era ben nota per i suoi spietati metodi di addestramento, alla fine del quale, però, non c'era altro che l'obbedienza, un'obbedienza inculcata a forza. Le preoccupazioni di Peak erano infondate, non capiva proprio niente di psicologia di gruppo.
Judith Li pensò a Jack Vanderbilt, il vice direttore della CIA. Non le piaceva: puzzava, sudava e aveva un alito spaventoso, però sapeva fare il suo lavoro. Durante le ultime settimane, e soprattutto dopo il terribile tsunami che aveva devastato l'Europa settentrionale, il settore di Vanderbilt si era messo in funzione a pieno regime. I suoi uomini avevano tracciato una sbalorditiva visione d'insieme. In altre parole: le risposte continuavano a scarseggiare, ma il catalogo delle domande era completo.
Rifletté se fosse necessario mandare alla Casa Bianca un rapporto intermedio. In fondo c'erano ben poche novità, ma il presidente stravedeva per lei e l'ammirava per la sua intelligenza. Era perfettamente consapevole della considerazione di cui godeva, ma si guardava bene dallo sbandierarla in pubblico, perché sarebbe stato controproducente. Era una delle poche donne tra i generali americani e ciò rendeva la sua posizione drammaticamente instabile. Molti militari di alto rango e vari politici la guardavano con sospetto. E il suo rapporto confidenziale con l'uomo più potente del mondo non contribuiva a rendere il quadro più limpido. Quindi Judith Li perseguiva i suoi obiettivi con prudenza. Non si metteva mai in primo piano. Non faceva mai allusioni alla solidità del rapporto tra lei e il presidente. Lui, per esempio, non gradiva che un problema fosse definito «complesso», perché la complessità era lontanissima dal suo modo di pensare. Il più delle volte, quindi, era lei a spiegargli la complessità del mondo con parole semplici; lo stesso presidente, poi, chiedeva spiegazioni a Judith Li se il punto di vista del segretario alla Difesa o dei membri del consiglio di sicurezza nazionale gli apparivano incomprensibili. E lei gli spiegava anche le posizioni del segretario di Stato.
In nessun caso, Judith Li avrebbe permesso che le idee del presidente fossero pubblicamente ricondotte alla loro fonte reale. Se le veniva fatta una domanda, la sua risposta cominciava sempre con: «Il presidente crede che…» oppure con: «L'opinione del presidente a questo riguardo è…» I giornalisti non dovevano sapere che era lei a veicolare idee e nozioni al signore della Casa Bianca, ad allargare i suoi orizzonti intellettuali e soprattutto a fornirgli punti di vista e giudizi.
I membri della cerchia più ristretta, tuttavia, lo sapevano. Ma lei aspettava che i suoi meriti fossero riconosciuti al momento opportuno. Come col generale Norman Schwarzkopf, che lei aveva conosciuto nel 1991, durante la Guerra del Golfo: un intelligentissimo stratega con una notevole abilità tattica nelle questioni politiche, un uomo che non si lasciava intimidire da niente e da nessuno. Quando lo aveva incontrato, Judith Li aveva già alle spalle un percorso sorprendente: diploma in Scienze politiche e Storia alla Duke University, prima donna laureata a West Point in Scienze naturali, all'interno di un programma specifico per ufficiali di Marina, corsi d'insegnamento al War Naval College. Schwarzkopf l'aveva presa sotto la sua ala protettrice e si era preoccupato che fosse invitata a convegni e seminari, così da incontrare le persone giuste. Di per sé disinteressato alla politica, «Stormin' Norman» le aveva spianato la strada verso quel mondo in cui i confini tra politica ed esercito erano sfumati e le carte si rimescolavano continuamente.