«Inoltre si accumulano i casi d'incrostazioni sul timone e sui propulsori laterali. Ovviamente anche di prese a mare intasate. In India è appena affondato un cargo, dopo che settimane d'incrostazioni avevano portato a una corrosione sorprendentemente rapida. Il mare era calmissimo, però il vano di carico anteriore è collassato. Il cargo è affondato nel giro di qualche minuto. E così via. Non finisce più. Tutto peggiora costantemente, e l'epidemia arriva anche sulla terra.»
Judith Li congiunse la punta delle dita e rifletté. Semplicemente ridicolo… Ma, a ben guardare, le navi
«Ha assolutamente ragione», replicò Vanderbilt, zelante.
Gli uomini di Vanderbilt se ne stavano seduti al suo fianco e fissavano Judith col volto impassibile. In effetti, la proposta sarebbe dovuta partire da lui. Ma a Jack Vanderbilt, Judith Li piaceva ancora meno di quanto lui piacesse a lei. Quindi non avrebbe mosso un dito, aspettando che quella donna si rovinasse con le proprie mani. Ma Judith Li non aveva bisogno di Jack Variderbilt per prendere decisioni.
«Primo: se la notizia è confermata, evacuiamo Washington», disse. «Secondo: voglio che nelle zone colpite sia mandata acqua potabile coi camion cisterna e che sia strettamente razionata. Asciugheremo le fogne ed elimineremo quelle bestie con prodotti chimici.»
Vanderbilt rise. I suoi uomini sogghignarono. «Prosciugare New York? Le fogne?»
Lei lo guardò. «Sì.»
«Buona idea. I prodotti chimici uccideranno tutti i newyorkesi e potremo affittare l'intera città ai cinesi. Ho sentito che c'è un numero inquietante di cinesi…»
«È compito suo trovare le soluzioni, Jack! Io chiederò al presidente di convocare una riunione plenaria del consiglio di sicurezza per dichiarare lo stato d'emergenza.»
«Ah, capisco.»
«Sarà vietato l'accesso a tutte le coste. Manderemo squadre in pattuglia. Forniremo alle truppe tute protettive e lanciafiamme. D'ora in poi, qualunque cosa cerchi di arrivare sulla terra dal mare sarà trattato come se dovesse finire su un barbecue.» Si alzò. «E se abbiamo problemi con le balene, dobbiamo smetterla di reagire come bambini terrorizzati. Voglio che le navi siano sempre pronte all'intervento. Tutte le navi. Staremo a vedere a che cosa porterà un po' di guerra psicologica.»
«Che cos'ha in mente, Jude? Vuole cercare di convincere gli animali?»
«No.» Judith Li fece un sorriso cupo. «Voglio cacciarli, Jack. Voglio dar loro una lezione. Darla alle balene e a chi ha condizionato il loro comportamento. La politica protezionistica nei confronti della natura è finita.»
«Vuole inimicarsi l'IWC, la commissione internazionale per la caccia alle balene?»
«La smetta. Colpiremo le balene coi sonar finché non la smetteranno di attaccarci.»
New York, USA
Un uomo crollò a terra e morì davanti ai suoi occhi.
Peak sudava sotto la pesante tuta protettiva. Respirava attraverso una maschera a ossigeno e, dietro lo schermo di vetro blindato, vedeva una città che, da un giorno all'altro, si era trasformata in un inferno.
Il sergente al suo fianco guidava lentamente la jeep sulla 1st Avenue. L'East Village appariva totalmente deserto. Incontrarono altri gruppi di persone scortati dai militari. Il problema principale era che non si poteva lasciar andare nessuno finché non si aveva l'assoluta certezza che l'epidemia non fosse contagiosa. Al momento non sembrava. Gli effetti somigliavano molto a quelli di un attacco coi gas. Ma Peak era scettico. Si era accorto che le vittime mostravano ferite grandi come una moneta. Se erano davvero le alghe killer ad aver infestato New York, non trasudavano solo una nube tossica, ma si attaccavano anche ai corpi delle vittime. Teoricamente era possibile trovarle in tutti i liquidi corporei. Peak non era un biologo, ma si domandava che cosa sarebbe successo se un malato avesse baciato una persona sana, passandole della saliva. Le alghe vivevano nell'acqua, sopportavano un ampio spettro di temperature e, per quello che ne sapeva, si riproducevano a velocità impressionante.