Probabilmente aveva ragione lei.
Fece vagare lo sguardo nel negozio. Di colpo si accorse che, nel giro di pochi giorni, la stazione gli era diventata completamente estranea. Quella non era la sua vita. Dalla sua riconciliazione con Greywolf, molte cose erano cambiate. Anawak intuiva che davanti a lui c'era qualcosa di decisivo, qualcosa che avrebbe ribaltato completamente la sua esistenza. Si sentiva come un bambino su un ottovolante: improvvisamente si rendeva conto che il vagone si era messo in moto e iui non poteva più scendere. Il timore — talvolta persino il terrore — si univa a un'euforia indescrivibile e a un senso di attesa pieno di curiosità. La stazione lo aveva rinchiuso in una sorta di bastione e adesso gli sembrava di essere all'aperto, nudo e senza protezioni. Era come se nella sua vita mancasse uno spazio, una porta che conducesse nella stanza vicina, consentendo di chiudere fuori il mondo. Sentiva su di sé una pressione molto intensa, forse addirittura eccessiva, violenta. «Dovrai continuare a spolverare le tue guide», disse. «Sai bene che il tuo posto è qui e non in un gruppo di esperti, dove saresti immediatamente annientato se solo provassi ad aprire bocca. Senza di te, Davie sarebbe finito.»
Shoemaker lo guardò. «Non fingi nemmeno di darmi una piccola motivazione?» chiese.
«No. A quale scopo? Sono io quello che deve tenere la bocca chiusa e non può raccontare nulla ai suoi amici. Perché non provi a motivarmi tu?»
Shoemaker rigirò tra le mani la lattina di birra. Poi sorrise. «Quanto resti?»
«Finché voglio», rispose Anawak. «Ci trattano come pascià, abbiamo a disposizione l'elicottero ventiquattr'ore su ventiquattro. Devo solo chiamare.»
«Accidenti, ti leccano davvero il culo!»
«Sì, lo fanno. In compenso si aspettano che ottenga dei risultati. Probabilmente dovrei essere a Nanaimo o all'acquario o da qualche altra parte a lavorare, però volevo vedervi.»
«Puoi lavorare anche qui. Okay, ti do una motivazione. Stasera vieni a cena da me. Avrai una bistecca gigante. La cucinerò io stesso finché non sarà bella e gustosa come il peccato.»
«Mi sembra un'idea invitante», intervenne Alicia. «A che ora?»
Shoemaker le lanciò un'occhiata indefinibile. «Anche tu puoi venire», disse.
Lei non rispose. Anawak si chiese che cosa fosse successo durante la sua assenza, ma preferì lasciar perdere e promise di arrivare alle sette. Poco dopo, la compagnia si sciolse. Shoemaker si mise in viaggio per Ucluelet, dove avrebbe incontrato Davie. Anawak percorse la strada principale verso la sua barca, in compagnia di Alicia. Era contento che lei fosse lì. In un certo senso, quella seccatrice gli era mancata.
«Cosa voleva dire Tom?» le chiese.
Alicia finse di non capire. «Di che parli?»
«Dell'invito per la bistecca. Dal modo in cui l'ha detto sembrava non gradire la tua compagnia.»
Alicia era imbarazzata. Arrotolò intorno alle dita una ciocca di capelli e arricciò il naso. «Sì, nei giorni scorsi è successa una cosa. Lo sai anche tu, la vita riserva sempre qualche sorpresa, no? E talvolta si rimane di stucco.»
Anawak si fermò e la guardò. «E allora?»
«Allora… Ricordi il giorno in cui sei andato a Vancouver? Be', non tornavi più… Insomma, sei sparito per tutta la notte! Non sapevamo dove fossi e ci siamo preoccupati. Tra gli altri anche, ehm… Jack. Allora, Jack mi ha chiamato e mi ha detto che in realtà voleva chiamare te, ma che non c'eri e…»
«Jack?» chiese Anawak.
«Sì.»
«Greywolf? Jack O'Bannon?»
«Ha detto che vi eravate parlati», proseguì Alicia, prima che lui potesse aggiungere altro. «E deve essere stata proprio una bella conversazione. In ogni caso, lui ne era contento e voleva solo chiacchierare un po' con te, almeno credo, e…» Guardò Anawak negli occhi. «È stata davvero una bella chiacchierata, vero?»
«E se non lo fosse stata?»
«Allora sarebbe proprio stupido, perché…»
«Okay, va bene. È stata una bella chiacchierata. Ora, saresti così gentile da venire al punto?»
«Ci siamo messi insieme», sbottò Alicia.
Anawak aprì la bocca e poi la richiuse.
«Te l'avevo detto che talvolta si rimane di stucco! È venuto a Tofino. Gli avevo dato il mio numero e tu sai che in un certo senso lo trovo… cioè, che in un certo senso condivido il suo punto di vista e…»
Anawak si sforzò di non ridere. «Che c'è una certa comprensione, naturalmente.»
«Be', insomma, è arrivato. Abbiamo bevuto qualcosa allo Schooners e poi siamo andati al pontile. Mi ha raccontato tutto di sé, io gli ho raccontato di me, come succede di solito, si chiacchiera, si chiacchiera e poi improvvisamente…
Anawak iniziò a sghignazzare. «E Shoemaker non è contento, eh?»
«Odia Jack!»
«Lo so. Non puoi fargliene una colpa. Che improvvisamente Greywolf ci sia diventato caro — a te in particolare — non cambia il fatto che si sia comportato da bastardo. Per anni, se proprio vuoi saperlo. Lui è un bastardo.»
«Non più di quanto lo sia tu», ribatté lei.