«Ma qui non possiamo fare niente per la gente. Moriranno tutti.»
«Sì, è terribile. Fatelo per gli altri, per quelli che sono fuori di lì. Trasformate l'intera zona di New York in un'isola.»
«E come?» gridò Peak, disperato. «L'East River si estende verso l'interno.»
«Per l'East River ci faremo venire in mente qualcosa. Per ora…»
In quel momento accadde qualcosa.
Più che sentire l'esplosione, Peak la percepì. Il pavimento tremò sotto i suoi piedi. Un cupo rimbombo sembrò pervadere l'aria. Le onde sonore percorsero tutta Manhattan come un terremoto.
«È esploso qualcosa», disse Peak.
«Vada e s'informi. Tra dieci minuti voglio un rapporto.»
Peak imprecò e corse alla finestra, ma non vide nulla. Fece un cenno ai suoi uomini, uscì dal centro di calcolo e percorse il corridoio verso la parte posteriore dell'ospedale. Da lì poteva vedere l'East River, Brooklyn e il Queens.
Guardò verso sinistra, seguendo il corso del fiume.
Molte persone correvano verso l'ospedale. A circa un chilometro, vide salire in cielo un gigantesco fungo di fumo. Da quelle partì c'era il quartier generale delle Nazioni Unite. In un primo momento, Peak pensò che fosse saltato in aria. Poi si rese conto che la nube saliva da un punto più all'interno della città.
Si levava dall'accesso del Queens Midtown Tunnel, che passava sotto l'East River e collegava il Queens con Manhattan.
Il tunnel era in fiamme.
Peak pensò alle macchine ferme ovunque, incastrate l'una nell'altra, finite nelle vetrine o contro i lampioni perché gli uomini alla loro guida erano stati infettati e avevano perso i sensi. Intuì che cos'era successo nel tunnel. Era l'ultima cosa di cui avevano bisogno in quel momento.
Ritornò di corsa nell'edificio, attraversò l'atrio e raggiunse la sua jeep sulla 1st Avenue. Era difficile muoversi con la tuta protettiva, perché bisognava stare attenti a non impigliarsi in qualcosa e a non strapparla. Comunque riuscì a infilarsi nella jeep aperta, che partì subito a tutta velocità.
In quel preciso istante, al terzo piano dell'ospedale, morì Bo Henson, lo spedizioniere che voleva fare concorrenza alla FedEx. I coniugi Hooper erano già morti da alcune ore.
Vancouver Island, Canada
«Cosa diavolo state facendo al Whistler?»
Avrebbe dovuto essere un ritorno temporaneo nella normalità, ma naturalmente non era stato così. Dopo giorni di assenza, Anawak si trovava nella Davies Whaling Station e guardava Tom Shoemaker e Alicia Delaware che, per l'occasione, si erano scolati due lattine di Heineken. Dato che non c'erano state richieste per fare escursioni nell'entroterra, Davie aveva temporaneamente chiuso la stazione. Nessuno aveva voglia di osservare gli animali. Se le balene erano andate fuori di testa, cosa mai poteva succedere agli orsi bruni? Se l'Europa era stata travolta da uno tsunami, cosa rischiava la costa del Pacifico? La maggior parte dei turisti aveva lasciato Vancouver. Shoemaker continuava a svolgere il ruolo di direttore amministrativo, almeno finché era possibile.
«Vorrei proprio sapere che cosa fate», continuò a brontolare.
Anawak scosse la testa. «Smettila, Tom. Ho promesso di tenere la bocca chiusa, quindi parliamo d'altro.»
«Perché tutte queste scene? Perché non puoi dire a cosa state lavorando?»
«Tom…»
«Vorrei sapere se devo portare il mio culo via da qui», continuò Shoemaker. «A causa di uno tsunami o di qualche altra diavoleria.»
«Nessuno parla di uno tsunami.»
«No? Stronzate! Anche se voi non dite niente, si è diffusa la voce che potrebbe succedere. La gente non è cretina, Leon. Da New York arrivano sconcertanti storie horror di un'epidemia, in Europa la gente muore, le navi spariscono… Tutte queste cose non restano nascoste.» Si chinò in avanti e fece un cenno ad Anawak. «Voglio dire, abbiamo salvato insieme la gente della
Alicia bevve una lunga sorsata dalla lattina e si asciugò la bocca. «Non seccare Leon. Se lo hanno blindato, lo hanno blindato.»
Portava un nuovo paio di occhiali, con le lenti rotonde color arancione. Anawak si accorse che aveva fatto qualcosa ai capelli. Erano meno ricci e le cadevano sulle spalle in onde che sembravano di seta. A dire la verità, era carina, nonostante i denti troppo grandi. Molto carina, addirittura.
Shoemaker sollevò le braccia e le fece ricadere in grembo con un gesto sconsolato. «Dovete prendermi con voi. Davvero, Leon. Potrei essere d'aiuto. Qui non posso fare altro che gironzolare e togliere la polvere dalle guide.»
Anawak annuì. Si sentiva a disagio perché non poteva rivelare nulla. Quel ruolo non faceva per lui. L'aveva recitato per anni nelle sue questioni private, e ormai cominciava a dargli sui nervi ogni forma di mistero. Si chiese se non fosse il caso di parlare del suo lavoro allo Château. Ma non aveva dimenticato lo sguardo di Judith Li. Si era dimostrata comprensiva e gentile, ma era certo che, se lo fosse venuta a sapere, avrebbe scatenato un casino infernale.