Improvvisamente il terreno s'inabissò. Il pilota riportò subito il robot sul bordo del plateau. I potenti fasci luminosi permettevano una visibilità di pochi metri, ma si aveva l'impressione che quelle creature coprissero tutta la scarpata. A Johanson sembravano ancora più grandi degli esemplari che Tina gli aveva fatto esaminare.
Un attimo dopo, l'immagine divenne nera. Ma, superato il bordo che cadeva a strapiombo per un centinaio di metri, Victor proseguì a tutta velocità.
«Girare», disse Tina. «Osserviamo la parete del precipizio.»
Il pilota manovrò Victor, facendolo ruotare. Nella luce dei proiettori formicolavano delle particelle.
Qualcosa di grande e chiaro s'inarcò davanti all'obiettivo della telecamera, lo occupò interamente per un attimo e poi si ritirò, fulmineo.
«Che cos'era? Ritornare alla posizione precedente», gridò Tina.
Il ROV si girò dalla parte opposta.
«Se n'è andato.»
«Movimento circolare!»
Victor si fermò, poi si mise a ruotare sul proprio asse. Si vedevano solo tenebre impenetrabili e il plancton illuminato dai riflettori.
«C'era qualcosa», confermò il coordinatore. «Forse un pesce.»
«Allora doveva essere un pesce maledettamente grosso», brontolò il pilota. «Ha riempito completamente l'inquadratura.»
Tina si voltò e guardò Johanson, che scosse la testa. «Non ho idea di che cosa fosse.»
«Okay, andiamo a dare un'occhiata più in basso.»
Il ROV si mantenne vicino alla scarpata. Dopo pochi secondi, apparve un terreno scosceso. Alcuni blocchi di sedimenti spuntavano dal terreno, ma il resto era coperto di corpi rosa.
«Sono ovunque», mormorò Tina.
Johanson le andò vicino. «Avete un'idea della consistenza dei giacimenti di idrati presenti in questa zona?»
«Qui è tutto pieno di metano. Idrati, sacche di gas all'interno del terreno, gas che fuoriesce…» rispose lei.
«Mi riferisco in particolare al ghiaccio in superficie.»
Tina premette alcuni tasti del suo terminale e, su un monitor, apparve una carta del fondale marino. «Le macchie chiare sono i giacimenti che abbiamo cartografato.»
«Mi puoi indicare l'attuale posizione di Victor?»
«All'incirca qui.» La donna indicò una zona di grandi dimensioni, contrassegnata da un colore diverso rispetto al resto.
«Bene. Portatelo là e fatelo salire in diagonale», ordinò Johanson.
Tina passò le indicazioni al pilota e i riflettori ritrovarono il fondale libero dai vermi. Dopo un po', tuttavia, il terreno riprese a salire e, dall'oscurità, sbucò di colpo una parete verticale.
«Più in alto», disse Tina. «Molto lentamente.»
Dopo qualche metro, si ripresentò la stessa immagine. Corpi rosa, di forma tubolare, con ciuffi bianchi.
«Un classico», disse Johanson.
«Che vuoi dire?»
«Se la vostra carta è giusta, la maggiore estensione di idrati è proprio qui. Vale a dire che i batteri sono sul ghiaccio e trasformano il metano, e i vermi mangiano i batteri», spiegò lui.
«È un classico pure che siano milioni?» domandò Tina.
Johanson scosse la testa.
Tina si appoggiò allo schienale. «Va bene», disse all'uomo che controllava il braccio prensile. «Mettiamo Victor all'opera. Deve prendere un bel mucchio di quegli animaletti e poi dare un'occhiata al terreno, ammesso che con quella massa di vermi si possa parlare ancora di terreno.»
Erano già le dieci passate quando qualcuno bussò alla cabina di Johanson. Lui aprì la porta e Tina entrò, lasciandosi cadere sulla piccola sedia che, insieme con un tavolo minuscolo e col letto, costituiva l'unico mobilio della stanza. «Ho gli occhi che mi bruciano», disse. «Alban mi sostituisce per un po'.» Poi scorse il piatto di formaggi e la bottiglia aperta di Bordeaux. «Avrei dovuto immaginarlo.» Rise. «È per questo che te la sei svignata, eh?»
Johanson aveva lasciato la sala di controllo mezz'ora prima per prepararsi lo spuntino. «Brie des Meaux, taleggio, munster, formaggio di capra stagionato e un po' di fontina piemontese», presentò i formaggi seguendone l'ordine sul piatto. «Inoltre ho una baguette e del burro.»
«Sei matto.»
«Ne vuoi un bicchiere?»
«Certo che ne voglio un bicchiere. Cos'è?»
«Un Pauillac. Devi perdonarmi se non posso decantarlo, ma la
Tina prese il bicchiere e lo vuotò per metà. «Quegli animaletti di merda sono adagiati sugli idrati. Ovunque.»
Johanson si accomodò di fronte a lei sul bordo del letto e prese a spalmare il burro sulla baguette. «Davvero singolare.»
Tina prese il formaggio. «Ormai anche gli altri sono convinti che ci sia da preoccuparsi. Soprattutto Alban.»
«Durante la vostra ultima ricognizione non erano così tanti?»
«No… Be', sì, erano fin troppi per i miei gusti, però in quella occasione erano troppi
Johanson le sorrise. «Lo sai, chi ha gusto si trova sempre in minoranza.»