In Anawak avvenne una trasformazione. Una calma assoluta calò su di lui. Cominciò a porsi delle domande. Fino a che punto l'aggressore era ancora un cetaceo? Fin dove si spingeva il controllo esercitato dalla gelatina? Cosa dovevano aspettarsi da un essere vivente che non agiva più secondo la propria natura, ma spinto da una coscienza esterna che si era impossessata di lui? Doveva considerare l'orca come una parte della massa lucente, non più come un animale caratterizzato da riflessi naturali. Ma forse quello era un vantaggio. Forse potevano disorientarlo.
L'orca si avvicinava con la velocità di una freccia. Anawak si scansò, diede una spinta a Greywolf e lo vide allontanarsi nella direzione opposta. Evidentemente aveva compreso l'intento dell'amico. L'animale sfrecciò in mezzo a loro.
Avevano guadagnato qualche secondo.
Senza dedicare neppure uno sguardo all'orca, Anawak nuotò in mezzo al groviglio di tentacoli.
Carponi sul molo, Rubin boccheggiava. Un soldato gli passò vicino di corsa e si diresse al quadro di controllo. Gettò un'occhiata agli strumenti, si orientò e schiacciò il pulsante per aprire la paratia d'acciaio.
Il sistema era bloccato.
Come qualsiasi altro militare imbarcato, anche lui era stato istruito sul funzionamento di tutti i sistemi della nave. L'immagine della donna scaraventata contro il quadro di controllo si era impressa nella sua mente. Si chinò e osservò attentamente il pulsante.
Era bloccato. Piegato da una parte, forse per via del colpo datogli da Kate Ann. Non c'era molto altro da fare. Lo colpì col calcio del fucile.
Il pulsante scattò.
Anawak scivolava in un mondo sconosciuto.
Intorno a lui si stendevano cortine di sottili tentacoli. Non era sicuro che fosse stata una buona idea nuotare in mezzo a quel groviglio, ma la questione era ormai oziosa. Forse la gelatina avrebbe reagito in maniera aggressiva, forse no. Probabilmente quella sostanza era anche contaminata. In quel caso sarebbero morti tutti comunque.
Ma, almeno per il momento, l'orca avrebbe faticato a trovarlo.
I tentacoli luminescenti si piegarono nella sua direzione. Tutto si mosse. Poi l'intreccio divenne più fitto e lui sentì una di quelle cose a forma di frusta sfiorargli il viso.
Si spostò di lato.
Altre fruste serpeggiarono verso di lui, toccandolo. Nella testa sentiva un rombo pulsante. I polmoni gli facevano male. Doveva trovare subito il modo per riemergere, altrimenti poteva anche arrendersi a quella sostanza.
Afferrò la massa con entrambe le mani e la divise. Era come combattere con un fascio di serpenti. Quell'organismo somigliava a un muscolo molto flessibile e in costante metamorfosi. I tentacoli che un attimo prima l'avevano avvolto si deformavano, si ritiravano e rientravano nella grande massa, da cui, nello stesso istante, nascevano altre estremità. Quella cosa era del tutto imprevedibile. Ed evidentemente aveva un debole per Leon Anawak.
Doveva uscire da lì.
Gli scivolò vicino un corpo affusolato ed elegante.
Un muso sorridente. Uno dei delfini. D'istinto, Anawak afferrò la sua pinna dorsale e il delfino, senza la minima esitazione, volò fuori dalla massa di tentacoli e lo trascinò con sé. Anawak si aggrappò e vide l'orca arrivare a tutta velocità. Dietro di loro, le gigantesche mascelle si chiusero, mancandoli per un soffio. Un attimo dopo, il delfino ruppe la superficie dell'acqua e si fermò sulla sponda artificiale.
Il soldato schiacciò il pulsante.
Era stata una riparazione di emergenza però aveva funzionato. Le paratie d'acciaio si misero lentamente in movimento e liberarono il batiscafo, che ricominciò a sprofondare, passando a fianco dell'organismo che s'infilava nella paratia. Il Deepflight uscì dalla nave e sparì negli abissi marini.
Per un istante, al soldato venne il dubbio che forse sarebbe stato meglio lasciare aperta la paratia, ma gli ordini che aveva ricevuto erano diversi. Doveva chiuderla, quindi lo fece. Stavolta non c'era il batiscafo a bloccarla. Le lastre, spinte dal potente motore della chiusa, scivolarono nell'organismo spesso come un albero e lo schiacciarono.
Peak sollevò l'arpione.
Aveva appena visto Anawak. Sembrava che l'orca l'avesse preso, ma poi l'uomo ricomparve, mentre l'animale si allontanava dalla parte opposta. I soldati spararono alla schiena nera e l'orca s'immerse.
L'avevano eliminata?
«La paratia si chiude», gridò il soldato dal quadro di controllo.
Peak sollevò una mano per fargli segno che aveva capito e si mosse lungo il molo. Esplorava con lo sguardo la parte opposta. Contro quella cosa tentacolare, i colpi di mitra non servivano, e lui non si fidava a sparare un proiettile esplosivo nella gelatina. Nel bacino c'erano ancora delle persone.
Si avvicinò al bordo.
Greywolf aveva seguito l'esempio di Anawak e si era messo a nuotare tra i tentacoli. Nuotò con tutte le forze verso la parte opposta del bacino. Dopo alcuni metri, trovò la strada bloccata dalla massa dell'organismo e fu costretto a cambiare direzione.
Aveva perso l'orientamento.