Non vide la massa luminosa scivolarle di fianco. Quando l'organismo entrò nella paratia, Alicia Delaware era già morta.
Per la rabbia, Peak vibrò un pugno possente sul quadro di controllo. Il suo tentativo di chiudere la paratia era fallito. Il Deepflight si trovava in mezzo ai due pannelli d'acciaio. C'erano solo due possibilità: o avrebbero continuato a chiudersi, distruggendo il batiscafo, oppure qualcosa — chissà cosa — sarebbe entrato nella nave.
Kate Ann non si vedeva più. Roscovitz oscillava, appeso alla catena, con le gambe nell'acqua e le mani attaccate al collo.
Dov'era quella maledetta orca?
«Sal!» urlò Rubin.
L'acqua ribolliva e schiumava. I soldati correvano da una parte all'altra, incerti. Greywolf si era immerso. Di Anawak non c'era traccia. E Alicia? Cos'era successo ad Alicia?
Qualcuno gli si avvicinò.
«Sal, maledizione!» Rubin lo strappò via dalla console. Le sue mani corsero sulla tastiera, schiacciando freneticamente tasti e bottoni. «Perché non chiude quella maledetta paratia?»
«Stupido idiota!» gridò Peak. Poi sollevò il braccio e gli sferrò un pugno in pieno volto. L'altro vacillò e cadde in acqua, fra alti spruzzi. In mezzo alla spuma, Peak vide salire la pinna dorsale dell'orca. Si dirigeva verso di loro.
Rubin riemerse dai flutti, sputacchiando.
Anche lui vide la pinna. E cominciò a gridare.
Peak spinse il bottone per aprire la paratia d'acciaio e lasciare così che il Deepflight sprofondasse negli abissi.
Doveva accendersi una spia.
Non accadde nulla.
Greywolf credeva d'impazzire.
Sotto l'
E la cosa che si stava intrufolando dalla paratia aperta.
Sembrava il tentacolo di un polpo enorme. Ma non esisteva un polpo dotato di un simile tentacolo. Nessun polpo era grande a sufficienza per avere un tentacolo di tre metri di diametro. Una massa senza forma entrò nel ponte a pozzo, velocissima, sempre più grande. Un muscolo gelatinoso che, non appena superata la chiusa, si ramificò in fasci sottili, sulla cui superficie liscia splendevano lucenti decorazioni.
Rubin nuotava per salvarsi la vita.
La pinna lo seguiva. Ansimando e sputando raggiunse il molo e, preso dal panico, cercò di tirarsi su. Ma le braccia non avevano abbastanza forza. Sentì dei colpi, finì di nuovo sott'acqua e si trovò di fronte uno spettacolo incredibile. Si rese conto che il suo desiderio era stato esaudito: l'organismo sconosciuto era entrato a bordo. Ma in circostanze completamente diverse da quelle che si era aspettato.
Ovunque c'erano tentacoli lucenti. Spessi come tronchi.
E, in mezzo, c'erano le fauci spalancate dell'orca.
Rubin riemerse. Di fianco a lui, c'erano due gambe che frustavano l'acqua. Appartenevano a Roscovitz, che lo guardò con occhi disperati. Sembrava appeso a una forca e cercava di liberarsi la gola dalla catena.
Dalle sue labbra uscì uno spaventoso gorgoglio.
L'orca emerse in una montagna di schiuma, con la bocca spalancata. Le gambe di Roscovitz scomparvero. La mascella si serrò. Per un attimo l'animale sembrò immobile a mezz'aria, poi ricadde…
Il busto di Roscovitz pendeva sull'acqua, colando sangue, e Rubin non riusciva a staccare lo sguardo da quel pezzo di carne. Sentì un grido. E poi capì che era lui a gridare.
Gridava e gridava.
E là c'era ancora la pinna.
Combat Information Center
Judith Li non credeva ai suoi occhi. Nel giro di pochi secondi, nel ponte a pozzo era scoppiato l'inferno. Attonita, vide Peak correre sul molo, i soldati sparare alla cieca nell'acqua e il corpo maciullato di Roscovitz.
«Stabilire il contatto radio», ordinò.
La centrale di comando risuonò di urla e spari. Sui volti dei presenti si leggeva un orrore indicibile. Tutti cominciarono a parlare e il caos nel ponte a pozzo si specchiò in quello nel CIC. Judith rifletté febbrilmente sul da farsi. Mandare rinforzi, naturalmente. Con colpi esplosivi, stavolta. Perché continuano a sparare con munizioni convenzionali?
Doveva riprendere il controllo.
Sarebbe andata lei stessa.