«Da cosa? Da quello che hanno messo in scena poco dopo?»
«Non è un'ipotesi poi così assurda», intervenne Johanson. «Una cosa sono riusciti a ottenerla: ci hanno fatto credere di essere interessati alla comunicazione. Sal ha ragione, nessun essere umano si comporterebbe così. Forse loro lo sanno. Ci hanno illuso. Si sono mostrati in tutto il loro splendore e noi, che aspettavamo l'apparizione cosmica, ci siamo presi un bel calcio nei denti.»
«Forse avrebbe dovuto mandare negli abissi qualcosa di diverso dagli esercizi matematici», disse Vanderbilt a Samantha.
Per la prima volta da quando Anawak la conosceva, lei sembrò perdere la calma. Fulminò con lo sguardo il vicedirettore della CIA. «Ha un'idea migliore, Jack?»
«Non è compito mio avere idee migliori, ma suo», sbottò Vanderbilt, pronto all'attacco. «La comunicazione con quelli è responsabilità sua.»
«Con chi? Lei continua a credere che dietro questa storia si nasconda qualche mullah, vero?»
«Se lei manda messaggi che servono soltanto a rivelare la nostra posizione, questo è un problema che deve risolvere lei. Nel suo stupidissimo impulso a onde sonore ha spedito informazioni dettagliate sull'umanità. Ha mandato loro un invito ad attaccarci!»
«Per poter parlare con qualcuno, prima bisogna conoscerlo», ribatté Samantha, acida. «È così stupido da non capirlo? Io volevo sapere chi erano, così ho raccontato loro qualcosa su di noi.»
«I suoi messaggi ci portano in un vicolo cieco…»
«Mio Dio, abbiamo appena iniziato!»
«… proprio com'è un vicolo cieco quella montatura del SETI. Appena iniziato? Auguri. Quanta gente dovrà morire prima che lei riesca a ingranare?»
«Jack!» esclamò Judith Li.
«Questo stupido programma di contatto…»
«Jack, la pianti! Voglio risultati, non litigi. Allora: c'è qualcuno, in questa sala, che ha un risultato?»
«Noi», rispose Samantha, burbera. «Il nocciolo del secondo messaggio è una formula: acqua, H2
O. Per quanto riguarda il resto, lo scopriremo, ammesso che nessuno ci stia col fiato sul collo!»«Anche noi abbiamo fatto un passo avanti», intervenne Karen.
«E noi pure!» interloquì Rubin. «Noi abbiamo fatto un grande passo avanti, grazie… ehm… alla fattiva collaborazione di Sigur e Sue.» Fu costretto a tossire. La sua voce non si era ancora rimessa in. sesto. «Forse vuoi fare tu la relazione, Sue?»
«Non fare tante scene», gli sibilò lei, sottovoce. Poi, a voce alta, disse: «Abbiamo estratto una sostanza odorosa che porta le cellule alla fusione. Dobbiamo ringraziare Sigur, che è riuscito a districarsi nella faticosissima lotta con le mostruose analisi di fase e dei campioni».
Mise un contenitore trasparente sigillato sul tavolo, pieno per metà di un liquido chiaro come l'acqua.