Trovò diversi boccaporti bloccati. Ormai la nave era molto inclinata. L'unica via di fuga era quella lungo la rampa del ponte dell'hangar, quindi lui corse indietro e salì finché non fu abbastanza in alto per raggiungere la rampa. Più saliva, Più aumentava il calore. Cos'era successo lassù? Il rumore non lasciava presagire nulla di buono. Zoppicò lungo il ponte dell'hangar e vide del fumo nero e spesso entrare dalle porte aperte.
Gli sembrò di sentire qualcuno che chiedeva aiuto.
Fece qualche passo nell'hangar.
«C'è qualcuno?» gridò.
La visuale era pessima. Dietro le strisce di fumo nero si riusciva appena a intravedere l'illuminazione gialla del soffitto. In compenso, il grido d'aiuto adesso si sentiva chiaramente.
La voce di Samantha!
«Sam?» Anawak corse in avanti, in mezzo alle nubi di fuliggine. Stava in ascolto, ma il grido non si ripeteva. «Sam? Dove sei?»
Niente.
Attese ancora un momento, poi si girò e corse verso la rampa. Si accorse troppo tardi che essa aveva assunto la pendenza di un trampolino per il salto con gli sci. Gli si piegarono le gambe. Rotolò giù, pregando che almeno una delle siringhe rimasse intatta. C'erano poche speranze che gli rimanessero intatte le ossa. Invece non si ruppe nulla. Quando finalmente arrivò in fondo, finì nell'acqua, che attutì l'impatto. Si riscosse, si riportò all'asciutto procedendo gattoni e vide Karen e Johanson che trascinavano un corpo verso il ponte a pozzo.
Il pavimento era ricoperto da una sottile pellicola d'acqua.
Il bacino artificiale! Stava tracimando nei corridoi. Se l'
Dovevano affrettarsi.
«Ho le siringhe», gridò.
Johanson sollevò lo sguardo. «Era ora.»
«Chi è? Chi avete preso?» Anawak si rialzò, barcollando, raggiunse di corsa i due e lanciò un'occhiata al cadavere.
Era Rubin.
Ponte di volo
Al fondo del ponte di coperta, Samantha si accovacciò e guardò l'isola in fiamme.
Vicino a lei c'era un uomo tremante. Sembrava pakistano e indossava una tenuta da cuoco. Soltanto a loro due era venuta l'idea di scappare lì, oppure nessun altro c'era riuscito. L'uomo respirò affannosamente e si rialzò.
«Sa una cosa?» disse lei. «Questo è il risultato del confronto tra specie intelligenti.»
L'altro la fissò come se le stesse crescendo un corno in fronte.
Samantha sospirò.
Aveva raggiunto il punto al di sotto del quale c'era la piattaforma dell'elevatore di destra. Lì si apriva l'accesso al ponte dell'hangar. Aveva gridato un paio di volte, ma nessuno aveva risposto.
Sarebbero sprofondati con la nave in fiamme.
Probabilmente le lance di salvataggio non c'erano neppure. Su una portaerei, ci si salvava prima di tutto coi velivoli. Ammesso che ci fossero delle lance, ci sarebbe comunque stato bisogno di qualcuno che le sganciasse e le calasse in acqua. Ma erano spariti tutti nell'inferno di fuoco.
Un fumo nero giunse verso di loro. Un fumo ripugnante, catramoso. Nella sua ultima ora, Samantha non voleva respirare quella roba.
«Ha una sigaretta?» chiese al cuoco.
Si aspettava una reazione sconcertata e invece lui tirò fuori un pacchetto di Marlboro e un accendino. «Lights», spiegò.
«Oh? Per la salute?» Samantha sorrise e inspirò mentre il cuoco la faceva accendere. «Molto divertente.»
Feromone
«Gli iniettiamo la sostanza sotto la lingua, nel naso, negli occhi e nelle orecchie», disse Karen.
«Perché proprio in quei punti?» chiese Anawak.
«Perché penso siano i punti in cui fatica meno a entrare.»
«Allora iniettala anche sotto le unghie, senza dimenticare quelle dei piedi. Ovunque. Più ce n'è, meglio è.»
Il ponte a pozzo era deserto; il personale tecnico era probabilmente fuggito. Karen aveva tolto in fretta a Rubin tutti i vestiti tranne le mutande, mentre Johanson e Anawak riempivano le siringhe con l'estratto di feromoni. Se n'era rotta una sola. Rubin era coricato sulla sponda artificiale. L'acqua era salita solo di qualche centimetro, ma continuava a crescere. Con grande cautela, avevano tolto i pezzi di gelatina sotto cui era sparita una parte della testa di Rubin e li avevano gettati in un luogo asciutto. Dalle orecchie gli usciva ancora qualche frammento. Anawak lo tirò via.
«Potete anche iniettargliela nel didietro», disse Johanson. «Ne abbiamo in abbondanza.»
«Credi che funzionerà?» chiese Karen dubbiosa.
«Quel poco di yrr che è rimasto nel suo corpo non può essere in grado di produrre tanto feromone quanto quello che gli iniettiamo noi. Se ci cascheranno, penseranno che l'ha prodotto lui.» Johanson si mise in ginocchio. Allungò verso di loro una mano con Le siringhe piene. «Chi si offre?»
Karen sentì salire il disgusto.
«Non accapigliatevi, eh?» esclamò Johanson. «Leon?»
Alla fine lo fecero insieme. Il più velocemente possibile, iniettarono a Rubin la soluzione di feromone, finché non arrivò a contenerne quasi due litri. Probabilmente una metà sarebbe uscita.
«L'acqua è salita», osservò Anawak.