«Una piccola perdita», ironizza Alicia.
«Non far finta che non te ne importi.»
«Cosa vuoi che ti dica, mi sento molto valorosa. Quando vedi storie del genere al cinema, sono sempre i vecchi a morire, mentre i giovani sopravvivono.»
«È così perché siamo scimmie», dichiara Sue, asciutta. «I geni vecchi cedono il posto a quelli più giovani, più sani, che garantiscono una riproduzione ottimale. Non può che essere così.»
«Anche al cinema», conferma Samantha. «Se sopravvivono i vecchi, e i giovani muoiono, il pubblico protesta sonoramente. Per La maggioranza delle persone non sarebbe un lieto fine. Da non credere, eh? Anche una cosa profondamente romantica come il lieto fine deriva da necessità biologiche. Altroché libero arbitrio. Qualcuno ha una sigaretta?»
«Niente vino, niente sigarette», dice Johanson malizioso.
«Dovete guardare il lato positivo», interviene Murray Shankar con la sua voce dolce. «Gli yrr sono un mostro e il mostro ci ha superato. Voglio dire, King Kong, lo squalo bianco… I mostri devono morire. L'uomo che è sulle tracce del mostro lo guarda con stupore e lo ammira, si lascia ammaliare dalla sua stranezza e lo uccide. Vogliamo davvero questo? Noi ci siamo lasciati ammaliare da
«Perché l'eroe e l'eroina possano baciarsi e dare vita a una noiosissima discendenza», grugnisce Greywolf.
«Va bene!» Johanson si batte il petto. «E anche lo scienziato vecchio e saggio deve morire per far piacere a dei borghesucci senza cervello il cui unico merito è quello di essere giovani.»
«Grazie», ironizza Alicia.
«Non mi riferivo a te.»
«Buoni, bambini.» Sue solleva le mani. «Organismi unicellulari, scimmie, mostri, uomini, sono sempre la stessa cosa. Sono tutte biomasse. Non c'è motivo di agitarsi. La nostra specie si presenta in maniera diversa non appena la si osserva al microscopio, oppure la si descrive con concetti biologici. L'uomo e la donna diventano maschietti e femminucce, lo scopo vitale primario del singolo è procurarsi il cibo, mangiare diventa divorare…»
«Il sesso, l'accoppiamento…» esclama Alicia, divertita.
«Giustissimo. Chiamiamo guerra la decimazione della specie e, nel peggiore dei casi, la minaccia della sua stessa esistenza, e così non dobbiamo continuare a sentirci responsabili della nostra stupidità, perché possiamo dare la colpa ai geni e all'istinto.»
«Istinto?» Greywolf cinge con un braccio Alicia. «Nulla in contrario.» Compare un sorriso appena accennato, diventa ammiccante e poi assume una piega che lo rende premuroso.
Anawak esita. «Allora, per tornare alla questione del lieto fine…»
Tutti lo guardano. «So che ci si può porre la domanda se l'umanità meriti di sopravvivere. Ma non c'è un'umanità: ci sono solo esseri umani. Singoli esseri umani, molti dei quali avrebbero una montagna di buoni motivi per cui continuare a vivere a ogni costo.»
«E tu, Anawak, perché vuoi continuare a vivere?» chiede Samantha.
«Perché…» Anawak solleva le spalle. «Semplicissimo. Perché c'è qualcuno per cui
«Lieto fine», sospira Johanson. «Lo sapevo.»
Samantha sorride ad Anawak. «Finalmente ti sei innamorato, Leon?»
«Finalmente?» Anawak riflette. «Sì. Finalmente credo di essere davvero innamorato.»
Continuano a chiacchierare e le voci riverberano nella testa di Karen, finché non rimane soltanto un fruscio che si confonde col suono delle onde.
È di nuovo sola.
Karen piange.
Dopo circa un'ora, il mare diventa più calmo. Dopo un'altra ora, il vento è talmente calato che le onde si sono appiattite.
Tre ore dopo, lei si azzarda ad aprire la cupola.
Il blocco si libera con un
Una megattera.
Deve chiudere la cabina tubolare? Ma che cos'ha da contrapporre alle tonnellate di peso di una megattera? Che sia sdraiata nella cabina tubolare o seduta con una parte del corpo all'esterno, se la balena non vuole che lei sopravviva ai prossimi minuti, non sopravvivrà.
La gobba si leva un'altra volta dal grigio mare increspato. L'animale è enorme. Rimane sulla superficie dell'acqua, vicinissima alla barca. Passa così vicina a Karen che le basterebbe allungare la mano per toccare la testa intaccata e coperta d'incrostazioni. La balena si volta su un fianco e il suo occhio sinistro osserva per qualche secondo la piccola donna su quella macchina.
Karen ricambia lo sguardo.
Il fiato della balena si scarica rumorosamente. Poi l'animale s'immerge senza provocare una sola onda, sparisce nell'acqua grigia e diventa solo un ricordo.
Karen si aggrappa al bordo della cabina tubolare.
Non ha attaccato.