«Farò del mio meglio. Carichiamo i campioni sull'elicottero. Prima li portiamo a Nanaimo, meglio è. Li metteremo direttamente nelle mani di Sue Oliviera. È la direttrice del laboratorio. Una biologa molecolare molto in gamba.»
Il cellulare di Anawak suonò. Era Susan Stringer.
«Devi ritornare qui il più presto possibile», gli disse.
«Cos'è successo?»
«Abbiamo avuto un contatto radio col
Anawak sospettò il peggio. «Con le balene?»
«Non dire sciocchezze.» Il tono di Susan lasciava chiaramente intendere che ormai lo considerava irrecuperabile. «Che problemi vuoi che ci siano con le balene? È quello stupido bastardo che crea problemi, quel maledetto stronzo.»
«Quale bastardo?»
«E chi se non Jack Greywolf?»
6 aprile
Kiel, Germania
Due settimane dopo aver consegnato a Tina Lund i risultati definitivi delle analisi sui vermi, Sigur Johanson era seduto in un taxi che lo stava portando nel luogo più rinomato tra i geografi marini europei, il centro di ricerca Geomar.
Quando servivano notizie sulla formazione, sullo sviluppo e sulla storia del fondale marino, si consultavano sempre gli scienziati di Kiel. Persino James Cameron era andato lì per avere un riscontro sulla fattibilità di progetti come
Da poco le scienze della Terra cominciavano a uscire dall'ombra in cui loro stesse — come la maggioranza delle scienze — si erano relegate troppo a lungo. Cercavano di aprirsi all'esterno, nutrivano la speranza di poter prevedere e controllare le catastrofi naturali, le trasformazioni climatiche e ambientali. Sembrava che il metano potesse dare una risposta ai problemi energetici del futuro. La fame d'informazioni della stampa si era risvegliata e i ricercatori avevano imparato — all'inizio con timidezza, poi progressivamente con modi da popstar — a piegare a proprio vantaggio l'interesse che si era risvegliato.
IL taxista che stava portando Johanson verso il fiordo di Kiel sembrava non aver capito nulla di tutto ciò. Da venti minuti esprimeva il suo dissenso, chiedendosi come fosse possibile che avessero messo un centro di ricerca costato milioni nelle mani di alcuni pazzi, di gente che, ogni due mesi, partiva per una crociera dispendiosa, mentre quelli come lui riuscivano a campare a stento. Johanson, che parlava perfettamente il tedesco, non aveva voglia di correggere quelle convinzioni, anche perché il taxista era un fiume in piena. Inoltre parlava gesticolando e faceva sbandare paurosamente la macchina.
«Non si sa che cosa combinano», stava infatti brontolando. «Ma lei è un giornalista?» chiese poi, vedendo che Johanson non gli rispondeva.
«No. Sono un biologo.»
L'uomo cambiò argomento all'istante e si dedicò alle devastanti conseguenze delle frodi alimentari. Evidentemente aveva visto in Johanson uno dei responsabili di quello spreco. Borbottava contro la verdura geneticamente modificata, i costosissimi prodotti biologici e intanto provocava il suo passeggero. «Ah, un biologo. Lei sa che cosa si può mangiare senza preoccupazioni? Io non lo so. Non si può mangiare più nulla. Non si dovrebbe mangiare più nulla di quello che c'è in commercio. Non bisognerebbe dargli più nemmeno un centesimo.»
L'auto finì sulla corsia opposta.
«Se non mangia, morirà di fame», disse Johanson.
«E allora? Che importanza ha di cosa si muore? Se non si mangia si muore, se si mangia si muore per quello che si mangia.»
«Lei ha senza dubbio ragione. Personalmente, tuttavia, preferirei morire mangiando un filetto piuttosto che nello scontro con quell'autocisterna.»