— Il controllo mentale è una delle cose che mi spaventano di più, perché è terribilmente insidioso. Impossibile sapere fino a che punto ha agito, e da quanti anni; però sappiamo che questo alieno è intelligente e ribelle, e che progetta piani da molto tempo. In quella casa di Raby Street, una volta c’era un dentista… Ha scelto il posto per caso, solo perché gli andava bene e il quartiere era ancora fiorente? Oppure perché nello studio di un dentista passa moltissima gente, e quella cosa voleva entrare in contatto col maggior numero possibile di menti? Da bambino io sono stato in quella casa. È per questo che ho sviluppato doti telepatiche latenti? Che mi sono offerto volontario per i primi esperimenti al Jeavons? Hai sentito anche tu che Henry Nevison ricordava lo studio del dentista: è perché è stato lì che oggi si interessa di parapsicologia? E quanti ostacoli non saranno stati aggirati per mettere in piedi il progetto di ricerca al Jeavons, che è un istituto terribilmente tradizionalista? E la gente che vive nei dintorni? Avrà smorzato la loro curiosità naturale, per far passare sotto silenzio le cose più strane?
Leila preparò tazze e piattini, poi aprì un contenitore e tirò fuori un dolce rettangolare. Si guardò attorno, stranamente esitante, prese un coltello da cucina e cominciò a tagliare il dolce a pezzettini, con meticolosità estrema.
— Quest’ultima parte non la capisco. — La sua voce era quasi normale. — A cosa dovrebbero servire tutti quei controlli mentali, quelle manipolazioni?
— Semplicissimo. Si tratta di vita o di morte. Il nostro alieno è inseguito da un altro membro della sua razza, un killer dotato di poteri che tu e io non possiamo nemmeno immaginare; per cui deve restarsene tranquillo. In un caso del genere, un uomo non dovrebbe muoversi o fare rumore. Per il mostro di cui stiamo parlando, questa situazione significa non poter usare molte delle sue doti naturali. Il fatto è che non poteva sopravvivere senza quelle doti, per cui cos’ha fatto? Come ha superato il problema?
Leila smise di tagliare il dolce. — Ha usato dei surrogati.
— Esatto. — Redpath si sentì incoraggiato. Da un po’ di minuti le sue stesse parole gli sembravano incredibili. Si stava chiedendo se un’altra persona potesse accettare una storia così stravagante. All’inizio aveva deciso di calmare Leila, di costringerla a credergli; poi gli era parso che tutta quella calma fosse controproducente, che forse la cosa migliore era lasciare libero sfogo all’istinto, urlare al mondo che lui sapeva, che la megamorte stava per abbattersi sul pianeta, e che il tempo a disposizione era pochissimo. Però Leila reagiva meglio di quanto non avesse previsto. Forse sarebbe riuscito a convincerla.
— Esatto — ripeté. — Ecco cosa sono le persone che vivono in quella casa: surrogati, schiavi, protesi. È questo il fattore comune che cercavo. Capisci, agiscono in gruppo. Ognuno mette a disposizione le proprie doti, e il… grande burattinaio se ne sta nascosto. L’alieno che dà la caccia al mostro di Raby Street non nutre il minimo interesse per la razza umana. Non tiene in nessun conto le nostre attività, nemmeno le rare attività paranormali. E quella cosa vive sotto la casa di Raby Street da anni, da decenni. [la sempre usato gli esseri umani come animali da macello. Quando diventavano inutili, se ne liberava.
— E non se n’è mai accorto nessuno?
— Fa di tutto per non farsi notare, e c’è riuscito benissimo, visto come stanno le cose. Il concetto di famiglia dev’essergli completamente estraneo, però ha cercato di ricrearlo per tenere in piedi la commedia. Ogni sera quella gente si mette a cantare, e sembrano felici e contenti, e la signorina Connie lavora a maglia come tutte le vecchie di questo mondo, anche se non fa niente di preciso. Sferruzza, e basta. Io ho trascorso lì una sola sera, Leila, ma qualcun altro l’ha fatto per anni e anni, sera dopo sera, giorno dopo giorno…
Redpath s’interruppe, pensieroso. — Hai mai pensato che l’inferno possa essere una vecchia stanza semibuia, con poltrone imbottite e vassoi di panini, dove è proibito urlare per non attirare l’attenzione dei vicini?
Leila guardò il coltello, pensosa. — È difficile credere che qualcuno possa controllare a questo modo degli esseri umani, forzando la loro volontà.
— Ma è vero, Leila. Comunque ho il sospetto che all’inizio il controllo non sia così totale o immediato. Credo che per i primi tempi si debba restare nel raggio d’azione del mostro. È, per questo che Betty York è venuta a cercarmi e ha usato tutte le sue risorse per portarmi in quella casa. Probabilmente Albert è l’unico che di tanto in tanto disobbedisce. Sono quasi sicuro che quando gli viene voglia “fa un salto” in America solo per comprarsi le sigarette. Forse è l’elemento più difficile da controllare perché può spostarsi a suo piacimento. Sì, ha trasportato anche me nella casa di Gilpinston. Ci scommetto che quello scherzo me l’ha combinato lui. Voleva…