«Allora il tuo voto può andare a Laura. È l’unica che non ha niente da perdere.» Gary guardò l’ora. «Il gioco incomincia in questo momento e finisce domenica sera alle dieci. Come già tutti sapete, nessuno può entrare nelle vostre stanze a parte voi. La vostra camera è un posto sicuro, l’unico assolutamente sicuro, a meno che non invitiate a entrare il vostro assassino. Ricordatevi che avete bisogno di un testimone, e vivo o morto che sia qualunque giocatore può testimoniare, ma non più di uno. Appena commesso l’assassinio dovrete comunicarlo al computer insieme alla vittima e al testimone. Il computer vi darà le istruzioni necessarie.»
Gary si alzò e li scrutò. Nessuno sollevò obiezioni. D’un tratto, in maniera del tutto inaspettata, esplose nella sua folle e sguaiata risata, e la interruppe così bruscamente da dare l’impressione che fosse controllata da un interruttore e non da un’emozione, poi lasciò la stanza.
«È veramente pazzo» commentò Bruce con un tono basso e pieno di animosità. «Da ricovero!»
Milton Sweetwater si voltò verso Alexander Randall. «È a questo che stava lavorando? A programmare un dannato gioco?»
Alexander sembrava sulle spine. «Non ne sapevo niente. Gary temeva che nessuno di voi avrebbe dato a Smart House la possibilità di dimostrare le sue potenzialità. Credo sia vero quello che ha detto: se parteciperete al gioco scoprirete cosa può fare.»
«Invece tu, stronzetto, lo sai già» gli disse sgarbatamente Harry Westerman. Fissò con odio prima Alexander poi Rich Schoen. «Pure tu. Cosa sapete di questa storia voi due?»
Rich Schoen era l’architetto. Lui, Alexander e Gary avevano vissuto nella casa per mesi, avevano lavorato insieme al progetto fin dall’inizio. Prima d’allora Beth aveva incontrato Rich solo una volta e le era parso distaccato, distratto, esattamente come le sembrava distaccato e distratto in quel momento. Era un uomo di costituzione robusta, con un’ampia gabbia toracica, mani e polsi grandi, e una testa particolarmente grossa quasi del tutto pelata. La moglie e la figlia erano rimaste vittime di un incidente stradale un paio d’anni prima che cominciasse a lavorare per Gary sul progetto della casa. Con grande calma guardò Harry e disse: «Stasera è la prima volta che sento parlare del gioco. Se non è di tuo gradimento, non giocare.»
Osservandolo, Beth pensò che era esattamente ciò che Rich avrebbe fatto se non gli fosse piaciuto il gioco. Avrebbe semplicemente detto di no, ma Rich non aveva più niente da perdere. Quello che lei aveva scambiato per distacco e distrazione in realtà era un atteggiamento di facciata per coprire un enorme vuoto. Gary le aveva raccontato che per Rich esisteva solo il lavoro, e guai a chi si frapponeva tra lui e il suo lavoro. Lo osservò in silenzio alzarsi e uscire senza voltarsi indietro.
«Sta andando a scegliere un’arma» disse Laura, e si alzò in piedi. «E così farò io» aggiunse prima di andarsene.
Con qualche imbarazzo e qualche esitazione gli altri cominciarono ad alzarsi e a gironzolare per la stanza, finché uno dopo l’altro lasciarono l’ampio salone.
Tornata nella sua stanza rosa e gialla, Beth la percorse a lungo avanti e indietro. Gary era veramente pazzo? Alla fine concluse che non era possibile. Beth sospettava che avesse detto loro semplicemente la verità. Prima da bambino e poi da adolescente non aveva avuto tempo di giocare, e ora voleva recuperare le occasioni perdute. Cosa voleva dire quando aveva spiegato che il gioco serviva a obbligarli a "sperimentare Smart House"? Diede uno sguardo al computer e non fu affatto sorpresa nel vedere sul monitor un menù: REGOLE, ARMI, VITTIME, COME REGISTRARE UN PUNTO, PIANTA DI SMART HOUSE, CUCINA. Si sedette, selezionò la prima voce del menù e lesse le regole del gioco. Gary le aveva esposte in modo conciso, ma senza omettere nulla. Poi Beth esaminò le armi, ognuna delle quali apparve sullo schermo con un breve testo che ne spiegava l’utilizzo.
Pistola ad acqua. Portata un metro e mezzo. Non può sparare attraverso il vetro o qualunque altro materiale solido come una porta o un muro.
C’era la sezione di un filo di plastica e Beth lesse le istruzioni:
Filo elettrico da collegare a una presa di corrente. Può essere usato in tutti i modi in cui un vero filo elettrico può trovare impiego.
C’era un pugnale autoadesivo di gomma, tre pillole di veleno delle dimensioni di un quarto di disco color cioccolata, un nastro chiamato garrotta con del velcro alle due estremità. Per avere il punto doveva essere messo intorno al collo della vittima fissando il velcro. C’era poi una borsa di rete a trama larga che doveva essere usata come una pellicola di plastica. Passò in rassegna tutto l’assortimento di armi, poi selezionò la pianta della casa. Quando comparve il piano seminterrato domandò, digitandolo sulla tastiera, se ci fosse uno stampato.
Lo stampato è nel primo cassetto della scrivania
le rispose il computer sullo schermo.