Charlie si allontanò velocemente lungo il corridoio e ritornò in cucina, da lì in sala da pranzo e nuovamente nel corridoio principale, ma questa volta arrivò ai piedi della scalinata. La salì di corsa sino al primo piano e si fermò rasente al muro. Anche a quel piano erano state lasciate accese delle luci fioche dislocate in modo irregolare. Fece una pausa per riprendere il fiato e uscì pian piano allo scoperto nel corridoio, si abbassò per non oscurare la luce dell’
Trovò l’accesso al primo piano dell’atrio e vi si infilò, chiuse la porta scorrevole e cominciò a scendere l’ampio scalone. Non riusciva a scorgere Constance, e probabilmente nemmeno lei poteva vederlo perché in quel punto la vegetazione era particolarmente fitta.
Charlie riemerse al piano terra del giardino e Constance, come lo scorse, abbandonò la propria postazione e gli andò incontro in corridoio. «Sei riuscito a vederlo?»
«No, e tu?»
«Di sfuggita, mentre saliva, ma non saprei descriverlo nei particolari. Cos’hai lì?»
«Della terra. Vediamo se in cucina riusciamo a trovare un sacchetto di plastica o qualcos’altro. E un paio di cucchiai magari.»
Ritornarono in cucina e Constance trovò il cassetto con la pellicola trasparente, il rotolo di alluminio e i sacchetti di plastica. Osservarono il terriccio prima che Charlie lo facesse scivolare cautamente in un sacchettino e lo chiudesse con un fil di ferro. Ripose la carta nel portafoglio e si infilò in tasca il sacchettino. «I cucchiai» disse.
Constance aveva un’aria dubbiosa. «Ci sono un infinità di piante in vaso in questa casa.»
«Lo so» rispose sconfortato. «Se entro un paio di minuti non troviamo niente rimanderemo tutto a domani e lasceremo che se la sbrighi il giardiniere. Ora però proviamoci almeno.»
Arrivati alla porta del giardino Constance si fermò nuovamente. «Sai dov’è l’interruttore generale delle luci?»
Charlie lo sapeva. Raggiunse il quadro elettrico che si trovava in corridoio dietro alla piscina, e provò diversi interruttori prima di trovare quello che accendeva tutte le luci del giardino. Fu come assistere a un’aurora. Lo sconforto di Charlie aumentò: era una giungla. C’erano vasi e contenitori di ogni forma e grandezza, alcuni simili a lunghi trogoli, altri a un mezzo barile, altri ancora semplicemente rotondi. Lo sfagno era ovunque, tra i vasi e sulla terra all’interno di essi. Lì per lì Charlie aveva pensato che sarebbe stato facile trovare il punto in cui lo sconosciuto aveva scavato perché sarebbe bastato guardare la superficie della terra. Adesso però si accorse che non era così semplice.
«Be’, gli è rimasta della terra sotto le scarpe e ha sporcato la moquette. Forse non lo ha fatto solo una volta.»
Constance annuì osservando attentamente ogni vaso. «Non ha preso qualcosa, lo ha nascosto. A seconda delle dimensioni dell’oggetto che ha nascosto potrebbe essere rimasta una montagnola di terra.»
«Perché pensi che non abbia disseppellito qualche cosa?»
«Semplicemente perché non avrebbe molto senso. Queste piante si possono spostare tutte, credo che vengano rinvasate spesso, che le si cambi spesso di posto. Se qualcuno ci avesse lasciato qualcosa, anche per pochi giorni, immagino che il giardiniere lo avrebbe trovato. I vasi più grandi poggiano su rotelle. Suppongo che per alcuni periodi dell’anno vengano messi a rotazione nella serra. Vegetano meglio nella serra» aggiunse quasi sovrappensiero. Pensava alla grande impresa che li aspettava senza decidersi a prendere l’iniziativa.