«Non che io sappia, non il suo dipartimento. Non gli interessava cosa succedeva qui.»
«Come avete bonificato l’aria dopo l’immissione del veleno?»
«Possiamo cambiare l’aria della serra in quattro minuti netti, l’intero volume d’aria. Per le aree sperimentali invece occorrono pochi secondi. Era questo ciò che la polizia voleva sentirsi dire, non della valvola.»
Charlie lo studiò con una certa curiosità. «Pensano che Rich Schoen possa essere stato soffocato qui e poi spostato?»
«Ovviamente non mi hanno detto quello che pensano, però hanno esaminato le aree sperimentali e hanno chiesto in che modo si poteva aspirare l’aria all’interno.»
«C’era qualche altra valvola che non doveva essere aperta o chiusa e invece lo era?»
«No, io non ho notato niente di anomalo. Quando è scattato l’allarme, qualche dannato idiota ha rotto un vetro per fare uscire l’aria. Il tempo di arrivare e di organizzarmi per far partire il sistema di aspirazione e già c’erano vetri sparsi dappertutto, oltre al fatto che non si sa come abbiano potuto rompere un tubo per l’irrigazione… avevamo un dito d’acqua sotto i piedi. Un disastro! Hanno combinato un vero disastro.»
«Sono accorsi tutti?»
Ramos guardò verso la grande casa e si strinse nelle spalle. «In casa c’era una dozzina di poliziotti o forse anche di più. Il computer ha cominciato a segnalare l’allarme per il veleno, così Alexander e Bruce Elringer li hanno portati tutti qui. Credo sia stato Bruce a cominciare a rompere i vetri con una vanga.»
Proseguirono il giro, e intanto in Charlie aumentava sempre più il senso di frustrazione. C’erano troppe ipotesi plausibili per quella morte: il veleno della serra, la cella frigorifera, l’aspirapolvere automatico nell’ascensore e Dio solo sapeva cos’altro. Un trattore con una lama livellatrice venne messo in moto e il gruppetto si fermò. La macchina stava spostando una pila di corteccia sminuzzata che due uomini infilavano in grandi sacchi di plastica raccogliendola con delle pale. «Ne compriamo intere cannonate» disse Mr Ramos sovrastando il rumore del trattore. «Alcune piante non amano lo sfagno, per cui noi copriamo il terreno con la corteccia sminuzzata.» L’uomo guardò Charlie con un’aria scaltra. «La polizia ha voluto vedere le carriole, i carrelli agricoli.»
Charlie annuì quasi involontariamente. «Potrebbero interessare anche a me.»
C’erano due carriole, un carrello con grandi ruote su cui erano stati impilati dei sacchi di tela pieni di sfagno. Charlie li guardò e provò un grande senso di vuoto, poi prese sottobraccio Constance. «Grazie Mr Ramos. Ci è stato molto utile.»
«Accidenti se lo sono stato» rispose lui.
12
Charlie e Constance cercavano Alexander e invece s’imbatterono in Beth. Era pallida e sul punto di scoppiare in lacrime. «Non ce la faccio più» disse stancamente. «Mi stanno facendo impazzire.» Aveva una felpa appoggiata sul braccio e indossava dei jeans, una camicia scozzese e scarpe da ginnastica. «Scendo alla spiaggia.»
«Cos’è successo?» le domandò Constance.
Nell’udire il tono preoccupato di Constance si mise quasi a piangere e scosse la testa senza dire una parola.
«Ha fatto colazione? Andiamo, bisogna che metta qualcosa nello stomaco prima di uscire. Fa piuttosto freddo ed è ancora tutto bagnato per la nebbia. Charlie, ti raggiungo dopo.»
Charlie la guardò condurre la giovane donna nella sala della colazione e si mise alla ricerca di Alexander. Qualsiasi cosa stesse tormentando Beth, Constance lo avrebbe scoperto in cinque minuti, pensò, e ci avrebbe anche scommesso sopra se lì intorno ci fosse stato qualcuno a cui spillare dei soldi.
Charlie era già diretto verso le scale del seminterrato quando vide Harry e Bruce nell’ampio corridoio davanti alla porta della biblioteca. Sembrava stessero litigando. D’un tratto Harry afferrò Bruce per un braccio e lo sospinse verso la porta più vicina attraverso la quale passarono in giardino. Charlie cambiò meta e salì velocemente le scale fino al corridoio curvo, lo percorse ed entrò nel giardino dal piano superiore cercando di non fare rumore. Sapeva che dal basso nessuno poteva vederlo attraverso la fitta vegetazione. Era una giungla là in mezzo, pensò, e cominciò ad avanzare prudentemente costeggiando le piante, talvolta abbassandosi per evitare che Bruce o Harry lo vedessero nel caso in cui avessero sollevato lo sguardo.
Charlie dovette percorrere i due terzi del giardino per riuscire finalmente a udire le loro voci. I due erano al bancone del bar, uno di fronte all’altro. Ora Charlie riusciva a scorgerne dall’alto le teste. Spostandosi con cautela, scese lentamente i gradini avvicinandosi il più possibile al bar finché l’indistinto mormorio divenne abbastanza definito da poter afferrare le parole, e a quel punto si fermò. Un lussureggiante banano lo nascondeva alla loro vista. Una grossa protuberanza rossa indicava che la pianta stava fruttificando. Quella protuberanza aveva un qualcosa di stranamente osceno. Charlie si mise ad ascoltare.