«È il portacenere» disse infine con convinzione. «L’arma del delitto dev’essere il portacenere. O lo ha avvolto nel lenzuolo con il cadavere, oppure lo ha riportato indietro e si è reso conto che avrebbe subito attirato l’attenzione per le macchie di sangue, per i capelli rimasti attaccati o per qualche altro particolare. Forse si era addirittura rotto. L’assassino quindi è costretto a procurarsi un altro portacenere e a cancellare le sue impronte, ma questo significa anche sostituire tutte le suppellettili con altre dello stesso materiale del nuovo portacenere, le lampade, i reggilibri e ogni altra cosa, e questo spiega perché non uno di quegli oggetti abbia le impronte di Milton. Insomma, l’assassino non l’ha fatto per cancellare le proprie impronte ma piuttosto per nascondere il fatto che nessuno di quei soprammobili faceva parte dell’arredo di quella stanza. Proprio così!» Sorrise a Constance, terminò di bere il caffè e guardò il gigantesco atrio con aria compiaciuta. «Non male» disse.
«Charlie, falla finita. Vai al sodo.»
«Oh, d’accordo. Il resto è un gioco da ragazzi. L’assassino prende la pistola, va nella serra, ritorna con il carrello e lo sistema sotto il pianerottolo delle scale. Il pianerottolo si trova solo a un metro e venti dal suolo, il pianale del carrello è alto una sessantina di centimetri e non ci dev’essere voluto un granché per far rotolare la vittima dal pianerottolo fin sopra al carrello. L’assassino spinge il carrello sul ciglio della scogliera, lì spara in testa a Milton e lo fa precipitare giù.» Charlie fece un’altra pausa e aggiunse: «Non era necessaria molta forza, sicuramente non con il carrello che abbiamo visto. Con quello diventa semplice per chiunque trasportare anche un cavallo.»
«Ti butto giù dalla sedia se non completi il quadro con i dettagli! La prima domanda è: perché? Sarebbe parso ugualmente un omicidio se Milton fosse stato ritrovato sul balcone con la testa fracassata.»
«L’assassino era troppo vicino alle camere, non ha osato sparare. Per quanto la casa sia ben isolata, avrebbero sentito il colpo di pistola.»
Constance cambiò leggermente posizione, un cambiamento appena percettibile ma che non sfuggì a Charlie. All’inizio era stato lui a insistere perché Constance praticasse l’aikido, e di volta in volta la esortava persino a mostrargli cosa aveva imparato, ma poi era arrivato un giorno in cui la moglie lo aveva guardato amorevolmente e gli aveva detto che forse era meglio se non gli avesse mostrato i nuovi movimenti.
«Milton non era piccolino» si affrettò a dire Charlie. «Siamo giunti tutti alla stessa conclusione, ricordi? Non se ne sarebbe stato lì fermo ad aspettare mentre qualcuno tentava di spingerlo giù dalla scogliera, ma se parliamo di un colpo di pistola allora la situazione è diversa. Non sono state rinvenute bruciature da polvere da sparo, e questo sembrerebbe indicare che il colpo è stato sparato da una certa distanza, in realtà invece l’assassino doveva trovarsi molto vicino. Probabilmente quando troveranno il lenzuolo scopriranno anche le bruciature. Ma la cosa più importante per il nostro assassino era che venisse considerato un omicidio, che ci fosse un’arma a indicare chiaramente l’implicazione di una persona, così che gli altri potessero essere scagionati. Non un altro fatale e misterioso incidente di un uomo precipitato da un balcone o da una scogliera, ma un omicidio compiuto deliberatamente con una pistola.»
Constance stava ancora meditando su queste cose quando Dwight li raggiunse, il volto asciutto, scavato dalle rughe e contratto. «Abbiamo trovato la pistola» disse. «Sotto al materasso di Maddie Elringer. Ieri non c’era.»
«Vuole del caffè?» gli domandò Constance.
Dwight la ignorò e continuò a fissare Charlie con uno sguardo duro. I suoi occhi erano diventati ancora più chiari, quasi incolori. «Comincio a chiedermi se lei non sappia un po’ troppe cose.»
Charlie si strinse nelle spalle e si appoggiò al bancone del bar con aria indolente. «Come mai dice questo, Dwight?»
«È lei che comanda, vero? Ci ha condotto esattamente dove voleva evitando accuratamente di fornirci delle informazioni fino al momento in cui ha reputato opportuno concederne qualcuna. Cos’ha in mente? Sta lavorando solo nell’interesse di quella gente, non è così?»
Charlie rise beffardo. «Be’, lo sa che non sono qui in vacanza, e di sicuro non mi ha assunto lo stato dell’Oregon.»
«Sapeva perfettamente che quella pistola sarebbe stata ritrovata nella stanza della madre di Bruce!»
«Sbagliato, non lo sapevo affatto. Diciamo che sarei stato sorpreso se questo non fosse avvenuto. Bruce è stato incastrato, Dwight.» Il capitano arrossì leggermente, ma prima che potesse intervenire Charlie proseguì: «O è così, oppure Bruce è stato tanto astuto da prendersi gioco di un complotto.» Charlie terminò di esporre la sua ipotesi e inarcò le sopracciglia.
Dwight si rivolse a Constance. «È caldo?»
«Oh, sì.» Constance versò un’altra tazza di caffè per Dwight.