Sennar rimase allibito. Il sovrano del Mondo Sommerso era un ragazzino dall’aria efebica. Recava con sé uno scettro più alto di lui e avanzava maestoso, guardandosi intorno con aria di sfida.
Alla sua apparizione, un mormorio percorse la folla come un brivido, seguito da alte grida di giubilo che scandivano il nome del sovrano: «Nereo! Nereo!». Il conte si prostrò a terra e Sennar lo imitò.
Il sovrano fece un vago gesto con la mano e zittì in un istante l’uditorio. «Conte Varen...»
Varen si fece avanti. «Sì, Vostra Maestà.»
«Nella mia clemenza, voglio chiedervi ancora una volta se siete sicuro di quel che state facendo» disse serio.
Varen non rispose subito e Sennar trattenne il fiato. «Sì, mio sovrano» disse infine il conte a mezza voce.
«E sia.» Nereo fece un cenno al banditore che attendeva al suo fianco e l’uditorio fu messo a conoscenza dei fatti.
«Udite, udite! Oggi il nostro Splendido Sovrano darà udienza a uno di Sopra, il consigliere Sennar. Se egli lo saprà convincere delle ragioni che lo hanno spinto fin quaggiù, esaudirà le sue preghiere. Altrimenti il consigliere verrà decapitato per aver violato la legge che impedisce a quelli come lui di scendere a Zalenia. Insieme a lui verrà giustiziato il conte Varen della contea di Sakana, per aver messo in pericolo Sua Maestà Nereo.»
Il re fece un cenno e le guardie lasciarono Sennar, che si avvicinò al trono.
Nereo, dall’alto del suo scanno, non chinò neppure il capo per posare lo sguardo su di lui. «Puoi parlare, uomo di Sopra» disse in tono di sfida.
Sennar percepiva l’ostilità degli astanti, ma si fece coraggio e prese la parola: «Maestà, sono un consigliere...». «Alza la voce. Non riesco a sentirti» lo interruppe il sovrano.
Sennar capì che doveva provare a quel ragazzino di che pasta era fatto. «Sono Sennar, membro del Consiglio dei Maghi. Nel Mondo Emerso i consiglieri sono autorità politiche e rappresentano ciascuno una Terra. Io arrivo da quella del Vento ma sono qui a nome di tutto il mio popolo, inviato ufficialmente per cercare di interrompere l’isolamento che affligge i nostri mondi. Conosco bene la vostra storia, so che fuggiste dalla superficie e che scendeste fin qui per edificare un nuovo regno dove la guerra non esistesse. E ci siete riusciti, lo vedo» mentì. Il re continuava a guardarlo con sufficienza. «Però, su una cosa sbagliavate: il nostro mondo non era senza speranza. Con tenacia e volontà, siamo riusciti anche noi a conquistare la pace. Abbiamo vissuto in armonia a lungo, abbiamo costruito un futuro in cui nessuno conoscesse più il significato della parola guerra. E quel sogno si sarebbe realizzato, se qualcuno non avesse interrotto con la violenza il nostro cammino. Cinquant’anni fa un uomo, un mago, iniziò la conquista del nostro mondo. Si impadronì di una Terra dopo l’altra e oggi regna incontrastato su cinque delle otto Terre.» Nell’arena non si udiva un brusio, erano tutti impassibili. «Nessuno lo ha mai visto, non si serba memoria del suo nome, ma le sue azioni gli hanno meritato il titolo di Tiranno. Anche i suoi scopi sono oscuri, ma egli continua a lottare con le Terre ancora indipendenti e ha creato una razza di mostri, i fammin, che spargono morte e terrore.»
Il re fece un ghigno ironico. «Sicché siete di nuovo in guerra» disse divertito. Dai suoi cortigiani si levò un coro di risatine irritanti.
Sennar scosse la testa. «Non per nostra volontà, Sire.»
«La guerra, se non la si vuole, la si evita» disse Nereo con un sorriso di sufficienza.
«Quella in corso è la guerra di un singolo uomo contro la libertà del Mondo Emerso. È un’invasione, l’invasione di un essere che intende...» Sennar si interruppe all’improvviso, pervaso da una sensazione di disagio strisciante, appena percettibile. «Ci ha attaccati a tradimento, Maestà» riprese. «Ha fatto strage dei regnanti, ha inviato le sue truppe contro la nostra gente, ha voluto questo conflitto e l’ha ottenuto. Il Tiranno ha sterminato un intero popolo. I mezzelfi, vi ricordate di loro? Ne ha trucidati quasi la metà in una notte sola, poi li ha perseguitati ovunque fossero, uccidendo donne, bambini, guerrieri, vecchi.» Il sorriso morì sulle labbra di Nereo e uno strano silenzio scese sull’uditorio. Sennar cercava di ricordare il modo in cui Nihal gli aveva parlato di quella strage; voleva che le immagini di morte che popolavano la mente della sua amica rivivessero, perché il re percepisse tutto l’orrore di ciò che accadeva nel Mondo Emerso. «Di loro non è rimasto nulla, quasi neppure il ricordo. In pochi ancora sanno che calcarono la nostra terra. Eppure condividevano il vostro sogno, aspiravano come voi alla pace, erano vostri fratelli.»
Il silenzio si fece pesante. Le parole di Sennar avevano colto nel segno.
«Perché ci racconti questa storia?» chiese Nereo infastidito.
Ancora quel presagio indistinto. Il mago cercò di allentare a poco a poco le catene.