«Sono stato mandato dal Consiglio per chiedere rinforzi. Le nostre truppe sono allo stremo e presto soccomberemo. Il Mondo Emerso sarà un unico immenso deserto abitato dagli schiavi del Tiranno. Ma il Tiranno rappresenta un pericolo anche per Zalenia: quando avrà finito di conquistare la nostra terra, poserà il suo sguardo su di voi.»
Il disagio cresceva. Chiunque fosse, era tra la folla.
Nereo sembrava avere cambiato atteggiamento. Era più attento, e meno beffardo. L’accenno ai mezzelfi sembrava avere avuto effetto. «Io sono disgustato dagli orrori che costui ha compiuto, anche se non mi stupiscono, degni come sono del retaggio del popolo di superficie. Ma noi siamo assai lontani. E la divisione tra i nostri mondi è molto profonda e radicata nel tempo. Perché dovrebbe riguardarci?»
Uno spiraglio di dubbio si era aperto nell’alterigia del re. Per quanto i suoi modi fossero indisponenti e freddi, Sennar capiva che il suo interlocutore era tutt’altro che uno sciocco. E che davvero aveva a cuore la sua terra. Sennar decise che era il momento dell’affondo finale. «La guerra potrebbe già essere qui, Maestà» disse, scandendo le parole «senza che voi ve ne siate accorti. Quell’uomo potrebbe già tramare contro di voi, e i suoi piani potrebbero essere a un punto assai avanzato.»
Sennar sudava freddo, i sensi tesi al massimo. È qui, lo sento.
Nereo si mosse infastidito sul suo trono. «Se esiste anche una sola possibilità che quello che dici sia vero, sono costretto a tenerla in considerazione. Fisserò con te un’udienza riservata per...»
Fu allora che una sensazione vivissima di pericolo colpì Sennar come un colpo di spada. Si voltò e lo vide: sulle gradinate più basse, un uomo ammantato di nero si era alzato in piedi e puntava la mano verso il sovrano. Sennar non ebbe il tempo di riflettere, scattò in avanti e si preparò a recitare la formula di difesa. Il colpo partì e fu preciso, ma Sennar non sbagliò: un lampo verde andò a morire con fragore su una pallida barriera argentata.
Per un attimo sembrò che il tempo si fosse fermato: la folla, il re, le guardie, Varen, lui stesso, disteso a terra. Tutto era fermo, congelato. Sennar sentì un forte dolore a una gamba. Era stato colpito. Cercò di alzarsi, mentre un altro lampo si infrangeva sulla barriera che aveva eretto. Prima di ricadere, il mago vide l’emissario del Tiranno che scappava e si confondeva fra la folla terrorizzata. Dalle gradinate iniziarono a levarsi grida isteriche, la gente fuggiva, spintonata dalle guardie lanciate all’inseguimento.
Sennar si alzò e iniziò a correre. Ogni volta che poggiava il piede a terra, una fitta lancinante gli mozzava il fiato, ma non si arrese. Il mago nero filava dritto come una scheggia, il mantello al vento, e abbatteva una dopo l’altra le guardie che cercavano di fermarlo.
Sennar continuò a tallonarlo. Ormai zoppicava e rischiava di cadere a ogni passo. Vedeva quel maledetto davanti a sé, avvolto da una strana cupola color porpora. Sennar non aveva mai incontrato una barriera come quella, ma decise di tentare ugualmente. Valutò la distanza che lo separava dal nemico e gli parve sufficiente. Stese le mani e urlò una formula con quanto fiato aveva in corpo.
La cupola purpurea si infranse in una pioggia di schegge e l’uomo cadde sul selciato.
Sennar raccolse da terra la spada di una delle guardie uccise e si avvicinò, trascinando la gamba ferita. L’incantesimo di pietrificazione era una formula da principianti, su un vero mago non sarebbe durato a lungo. Doveva renderlo inoffensivo al più presto. Ma quando fu finalmente a un passo dal nemico e gli scoprì il capo, Sennar ebbe un istante di vertigine.
«Chi non muore si rivede, eh, consigliere?»
Ai suoi piedi c’era un ragazzo di una ventina d’anni, con un ciuffo di capelli corvini che gli ricadeva sulla fronte e beffardi occhi verdi.
Sennar lo aveva conosciuto a Makrat, mentre perfezionava con Flogisto l’addestramento per diventare consigliere. Avevano anche parlato, qualche volta. Rodhan, ecco come si chiamava. Era un giovane e promettente mago della Terra del Sole. Era uno di loro.
«E bravo Sennar» sogghignò Rodhan. «Chi se lo sarebbe immaginato? Il Tiranno non avrebbe scommesso su di te nemmeno mezzo dinar e invece guarda cosa sei stato capace di fare. Complimenti per il discorsetto, sei proprio bravo a parlare. Ma sappi che né tu né nessun altro potrete mai fermare il Mio Signore.»
Sennar ansimava e la gamba non gli dava tregua. «Ti ha addestrato Flogisto, il mio maestro... Perché?»