Читаем La missione di Sennar полностью

«Non riesco a smettere di pensare a quel guerriero il giorno dell’attacco a Salazar» disse una sera, mentre se ne stava a guardare il cielo estivo con Ido. «Ora me lo ricordo bene, sai? Cavalcava il suo drago nero e sotto di lui l’esercito si stendeva come la pece.» Si girò verso Ido. «Sai che cosa ha fatto alla gente della mia città? Li ha chiusi nella torre in fiamme e li ha lasciati bruciare vivi. Uomini, donne e bambini.»

Ido aspirò con calma dalla pipa e buttò fuori una nuvola di fumo compatto. «I generali del Tiranno si comportano tutti così.»

Nihal alzò il viso verso le stelle, pensierosa. «Credo che dovremmo andare a stanarlo. Voglio chiedere al generale di organizzare una spedizione contro di lui a cui potermi aggregare.»

Ido tacque per qualche istante, poi sbuffò un’altra nuvola di fumo. «Mi sembra una pessima idea.»

«Perché?»

«Ti pare che questo distaccamento sia in grado di affrontare un nemico come Dola? Guardati intorno, Nihal. Siamo stati decimati, siamo allo stremo delle forze. Non è il momento per i gesti dimostrativi. Dola è un guerriero potente, comanda la Terra del Vento. Ed è spietato.»

«Ido, quell’uomo ha ucciso mio padre, sterminato i miei amici, raso al suolo la mia città!» Senza accorgersene, Nihal aveva alzato la voce. «Quell’uomo va fermato. E voglio essere io a farlo!»

Ido si tolse la pipa di bocca e la guardò a lungo, in silenzio. «Chi è che sta parlando, Nihal?» chiese alla fine.

La ragazza lo guardò senza capire. «Io... io sto parlando.»

«Quale parte di te?» ribatté lo gnomo scandendo le parole.

Nihal si sentì le guance in fiamme. «So cosa stai pensando, ma ti sbagli.»

«Non mi sembra, da quel che dici» rispose Ido.

«Non è per vendetta» mormorò la ragazza.

Ido si rimise la pipa in bocca. «E per cosa, allora?»

«Per giustizia.»

«Ascoltami, Nihal. Se mai ci sarà una spedizione contro Dola, e ti assicuro che non ci sarà, tu potrai anche partire con tutti i buoni propositi di questo mondo, convinta di andare a compiere una semplice missione di guerra, ma quando ti troverai di fronte a quell’uomo...» Ido lasciò il discorso in sospeso, poi scosse la testa. «Non metterti alla prova, Nihal. Non farlo.»

Dopo quella sera, Nihal non ritornò sull’argomento con il suo maestro, né si azzardò a proporre missioni suicide al generale, ma nel suo cuore e nella sua mente l’immagine di Dola non poteva essere cancellata. Il ricordo di quell’immenso animale nero e dei suoi occhi rossi che la fissavano dal profondo dell’inferno non la lasciava mai. Quegli stessi occhi forse avevano fissato il cadavere di Livon, steso nella fucina a coprire il suo sangue, si erano posati sui tanti abitanti di Salazar che lei conosceva prima che le fiamme esaurissero le loro esistenze. La rabbia le saliva alla gola e sentiva che doveva fare qualcosa. Sapeva che Ido aveva ragione: dare la caccia a quell’uomo significava giocare col fuoco. Sapeva anche che il suo desiderio di vendetta non si era sopito e non aspettava altro che un momento come quello per assalirla di nuovo. Non era vendetta, quella che cercava? Non voleva forse riscattare il sangue di tutti i suoi concittadini che Dola aveva destinato a una morte orrenda? No, non è così. Dola è un nemico e io sono un Cavaliere di Drago. È per questo. È solo per questo.

La decisione di Nihal maturò in fretta. Sarebbe stata lei, cresciuta a Salazar, a mettere fine al regno di Dola. Avrebbe fatto in modo che la città distrutta dal Tiranno si prendesse la sua rivalsa su colui che l’aveva ridotta in cenere. Dopo la caduta di Dola, per l’esercito delle Terre libere sarebbe stato più facile riconquistare la Terra del Vento.

Era determinata e galvanizzata dal suo progetto. Per la prima volta dopo tanto tempo sentiva di essere impegnata in qualcosa di importante. Forse è così che ci si sente quando si insegue un ideale, quando si sa dove sta andando la propria vita , si diceva.

Quando ebbe trovato tutte le giustificazioni di cui aveva bisogno, smise di pensarci. Non si fece altre domande, perché in fondo all’anima sapeva che le risposte che avrebbe trovato non le sarebbero piaciute.


A quella notte funesta in cui l’accampamento era stato raso al suolo seguì un periodo di relativa calma. I feriti si rimisero in piedi, i soldati superstiti furono integrati nelle truppe del campo che li aveva accolti e i generali misero a punto nuove strategie.

A Nihal l’occasione per affrontare Dola si presentò dopo quasi un mese di inattività. I vertici del campo avevano deciso di tentare una spedizione contro un accampamento nemico a oriente. Se fossero riusciti a far cadere la loro roccaforte, sarebbero potuti partire da lì per cercare di riguadagnare terreno nell’entroterra.

Le riunioni per pianificare l’azione ebbero inizio una settimana prima della data dell’attacco e vi parteciparono tutti i Cavalieri di Drago.

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