Читаем La missione di Sennar полностью

Per la prima volta Nihal dette il suo contributo. Non era mai stata interessata alle strategie; ai tempi dell’Accademia le lezioni teoriche la annoiavano a morte. Però, nonostante fosse appena un anno che calcava i campi di battaglia, aveva combattuto molto e l’esperienza non le mancava. Quando avanzò la sua proposta su come disporre le truppe in vista dell’assalto, si preparò a vedersela rifiutata.

Invece il generale, dopo averla ascoltata con attenzione, disse che gli sembrava una buona idea. «Tu e Ido avrete a vostra disposizione le truppe sullo schieramento orientale, cento uomini ciascuno. Attaccherete al nostro accenno di ritirata, chiudendo sui lati» concluse.

Ido si tolse la pipa di bocca per lo stupore. «Stasera nevica» sussurrò a Nihal, poi si rificcò in bocca la pipa con aria soddisfatta.

Nihal trattene a stento un sorriso. Aveva una doppia occasione: comandare degli uomini, ma soprattutto mettere le mani su Dola.


La mattina della battaglia Nihal aveva il cuore in subbuglio. Camminava nella steppa, alla testa dei suoi soldati, seguita da Oarf, e cercava inutilmente di calmarsi. Fino a quel giorno, era sempre riuscita a frenarsi. Era ciò che le aveva insegnato Ido: freddezza, prudenza, autocontrollo. Quella mattina, invece, non riusciva a mantenere la concentrazione per più di qualche minuto. Da quando si era svegliata non aveva fatto altro che pensare a Sennar. Le capitava ogni volta che le succedeva qualcosa di importante, o che la sua vita era a una svolta: si domandava che cosa avrebbe fatto lui al suo posto. Da quando era partito, però, si chiedeva anche se l’avrebbe mai rivisto.

Ido, al suo fianco, sembrava invece l’immagine della tranquillità. Fumava la sua pipa dall’alto di Vesa, che affrontava flemmatico la steppa un passo dopo l’altro.

Lo gnomo calò lo sguardo su di lei nel momento in cui Nihal si tergeva il sudore dalla fronte. Era pallida. «Va tutto bene?»

«Certo. È il caldo...»

«Era da un po’ che non ti vedevo così agitata.»

Lei alzò il viso e si sforzò di sorridere. «È la prima volta che mi capita di guidare dei soldati» rispose, ma Ido continuava a fissarla. Nihal si chiese come facesse a cogliere sempre il suo stato d’animo. Proprio come Sennar...

«È una battaglia come le altre» disse lo gnomo.

Nihal tirò ancora le labbra in quell’insopportabile sorriso forzato che le veniva fuori ogni volta che nascondeva qualcosa al suo maestro.

Quando furono in vista dell’accampamento che dovevano assaltare, una linea color ocra all’orizzonte, la testa di Nihal si vuotò del tutto e il suo cuore prese a battere con regolarità. Si fermarono sulla cima di una collina, in attesa. Ai loro piedi, videro una distesa di tende di un marrone spento, almeno una cinquantina, disseminate in cerchi concentrici nel raggio di mezza lega. Il puzzo delle bestie che ci vivevano arrivava fin lassù e prendeva alla gola. Al centro, una costruzione di legno scuro. Dola. Quella è la capanna di Dola, si disse Nihal, e il suo cuore prese a galoppare.

La battaglia ebbe inizio. Mentre i fanti scendevano a precipizio e divoravano la pianura a larghi passi verso l’accampamento, Nihal estrasse la spada. Il suo riflesso accecava, nella luce splendente del sole estivo. Salì su Oarf e fu affiancata da Vesa. Anche Ido aveva sguainato la spada e la teneva stretta in pugno. Più di una volta Nihal si era chiesta dove si fosse procurato un’arma così: sull’elsa c’erano simboli strani, alcuni raschiati via a forza, altri incisi profondamente. Erano rune, forse, di una lingua che lei non conosceva.

«Partiremo al primo segno di ritirata» disse Ido ai soldati.

Nihal strinse l’elsa.

Il momento dell’attacco arrivò. Il contingente guidato dallo gnomo e dalla mezzelfo scattò in avanti gridando. L’effetto fu quello sperato: chi era impegnato a combattere nella piana non si aspettava un secondo fronte di carica. Le prime linee riuscirono a penetrare nel cuore dell’accampamento senza troppe difficoltà.

In groppa a Oarf, Nihal combatteva come al suo solito, colpendo chiunque le si parasse innanzi, ma al contempo si guardava intorno. Del guerriero sul drago nero sembrava non esserci traccia e Nihal trovò strano che in un momento tanto grave Dola non arrivasse a dare man forte ai suoi soldati. Tra loro c’erano molti uomini, e altrettanti gnomi. Si erano venduti al Tiranno, lottavano contro le loro stesse Terre. Nihal si chiese che cosa li attraesse tanto in quell’uomo.

Si sforzava di restare concentrata sulla battaglia e guidava gli uomini che le erano stati affidati, ma i suoi occhi non si stancavano di scrutare ovunque.

All’improvviso, da un gruppo di tende in lontananza si alzò un lembo di fuoco, che investì chiunque combattesse a terra, soldati dell’esercito delle Terre libere e fammin, bruciando ogni cosa.

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