Читаем La missione di Sennar полностью

Quando socchiuse le ciglia, la luce del giorno le ferì gli occhi.

Era in una tenda, qualcuno le teneva la mano. Voltò piano la testa. «Laio...» sussurrò.

«Va tutto bene» rispose il ragazzo, mentre le accarezzava i capelli. «Va tutto bene. Davvero.»

Il suo mormorio la aiutò a riaddormentarsi e finalmente scivolò in un sonno sereno.

Quando tornò in sé e il bruciore della ferita le diede tregua, poté ascoltare da Laio la dinamica del suo salvataggio. Oarf l’aveva portata fino alle retrovie e l’aveva consegnata alle cure degli scudieri.

«Come sta?» chiese preoccupata.

«La ferita era profonda, ma ora si sta rimarginando» disse il ragazzo. Poi la guardò con aria di rimprovero. «Che cosa ti è venuto in mente, Nihal?»

«Non capisco cosa intendi» si schermì lei.

Laio scosse la testa. «Non prendermi per tonto, Nihal. Quell’uomo è troppo forte per te, non dovevi farti trascinare fino a quel punto.»

Nihal non rispose. Era infuriata, sopraffatta da una collera cieca e divorante.

Non solo Dola l’aveva sconfitta, ma aveva ferito il suo drago. Non poteva tollerare l’idea che anche Oarf avesse rischiato di morire per mano di quell’uomo. Distruggerlo non era più una semplice sfida: era una necessità.

Qualche giorno dopo si presentò al suo capezzale anche Ido. Lo gnomo non era messo bene: aveva una ferita a un braccio e sembrava esausto.

«Stavolta mi hai fatto davvero preoccupare, maledizione!» esordì non appena ebbe varcato la soglia.

Nihal rise, ma lo gnomo non rispose con altrettanta giovialità. «Come è andata la battaglia?» chiese allora la ragazza per cambiare argomento.

«La sera del giorno in cui sei stata ferita ci siamo ritirati e abbiamo eretto questo accampamento» disse, mentre si sedeva di fianco alla branda. «La battaglia è diventata un assedio, ma al momento siamo in una situazione di stallo.»

«Chi mi ha curata?»

«Ganna. È uno stratega disastroso, ma come mago non è male.»

Nihal guardò le coperte. «Ido, la lancia di Dola ha penetrato la mia armatura.»

«Lo so. Hai un fianco squarciato.»

«Ma il cristallo nero è il materiale più resistente del Mondo Emerso. Come è possibile che...»

«Nihal, Dola non è un guerriero qualunque. È a stretto contatto col Tiranno. Ha superato molti limiti, molti più di quelli che riesci a immaginare. È per questo che ti avevo consigliato di evitarlo.» Ido le lanciò un’occhiata di rimprovero.

Nihal capì che il suo maestro non voleva infierire, ma che non approvava l’impresa che l’aveva portata in quel letto.

«Eravamo molto vicini quando mi ha colpito. Ha avuto tutto il tempo di prendere la mira, non poteva sbagliare il colpo» disse la ragazza. «Sai cosa significa?» insistette, ma lui si ostinò a tacere. «Ido, rispondimi: mi ha risparmiata?» Silenzio. «Ti ho fatto una domanda. Dola mi ha risparmiata?»

«Non ha importanza.»

«Per me ne ha, invece. Ha ferito il mio drago e si è fatto beffe di me, così come si è fatto beffe di tutta la gente della mia città!» Nihal alzò la voce. «Mi ha lasciata in vita per questo. Per dirmi che per lui non significo niente, che non sono neppure un pericolo!»

Una fitta al fianco la costrinse a tacere.

«Sì, ti ha risparmiata!» sbottò Ido. «E allora? Ringrazia il cielo di essere ancora viva.»

«Dola è uno gnomo, lo sapevi?» chiese Nihal.

Ido si alzò senza una parola e si diresse verso l’uscita della tenda.

«Aspetta! Lo conosci, hai già combattuto con lui? Perché non vuoi parlarne, maledizione!»

Ido si voltò stizzito. «Non lo conosco! E sono preoccupato per te. Possibile che tu non capisca che cosa ti stia succedendo?»

A Nihal tornarono in mente gli incubi che aveva avuto mentre lottava.

«Non voglio che tu resti qui» tagliò corto Ido. «Ti ho fatto dare una licenza di due settimane, che passerai nella Terra dell’Acqua. Lì ti rimetterai in sesto e tornerai quando sarai di nuovo in te e avrai dimenticato tutta questa storia.»

Nihal provò a sollevarsi dal cuscino. «No! Io...» Il dolore le mozzò il fiato. Impallidì.

Ido tornò indietro. Non era più arrabbiato o deluso. «Io voglio solo che tu rifletta, Nihal. Fai una pausa e pensa a quel che hai conquistato in questi mesi. Nient’altro. Partirai domani» disse senza ammettere repliche, poi uscì.


Laio insistette per andare con lei e Nihal a sua volta sollevò un putiferio per poter portare Oarf con sé. Alla fine dovettero accontentare sia lo scudiero sia il Cavaliere e partirono tutti e tre insieme, accompagnati da una guida. Quando Nihal vide Oarf, quasi si commosse. La ragazza non poteva muoversi, ma avrebbe voluto appendersi al collo enorme del drago e chiedergli scusa. Lo guardava con gli occhi lucidi e anche lui la fissava, bianca come un lenzuolo e stesa sulla brandina, come per dirle che un Cavaliere e il suo drago condividono lo stesso destino ed era normale che ora entrambi fossero feriti.

Il mago che si era occupato di Oarf era stato davvero bravo, forse anche più di quello che si era occupato di Nihal. Una lunga cicatrice gli segnava una zampa, ma il drago poteva dirsi guarito.

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