Читаем La missione di Sennar полностью

Un giorno arrivò all’accampamento un capitano, inviato come messo dalle guarnigioni di stanza nel bosco di Herzli, che costeggiava il Saar, il Grande Fiume. A quanto sembrava, Dola aveva raggiunto la regione della Foresta e vi si era acquartierato. Era alla testa di un imponente esercito e aveva attaccato l’avamposto delle Terre libere nella Terra del Vento.

«Sa che quella regione è poco coperta, vista la vicinanza col Saar, e temiamo che voglia attaccare la Terra del Vento da lì, per poi penetrare nella Terra dell’Acqua da oriente» riferì il militare al generale del campo e a tutti i Cavalieri di Drago riunitisi per ascoltarlo.

Non appena aveva sentito pronunciare il nome di Dola, Nihal aveva provato un tuffo al cuore. Il momento era arrivato.

«Occorre rafforzare lo schieramento nella regione della Foresta, non vedo altra via. Potremmo spostare là metà delle nostre truppe» intervenne un Cavaliere.

«Non so se è una buona idea» rispose Ido. «Non possiamo lasciare sguarnito il nostro territorio. Nessuno ci assicura che Dola non attenda proprio questo: Un indebolimento della difesa per attaccare.»

Il capitano lo interruppe. «Cavaliere, stiamo cadendo come mosche laggiù. Non so per quanto potremo resistere.»

«Tu che cosa proponi, Ido?» chiese il generale.

Lo gnomo non si scompose. «La Terra del Vento è la più piccola di tutte le Terre: il suo fronte non è ampio, lo si può percorrere a dorso di drago in due giorni. Credo che potremmo limitarci a mandare rinforzi. Un Cavaliere o due, alla testa di una guarnigione. Nel frattempo distribuiremo meglio le truppe lungo il confine e tenteremo un attacco a occidente, mentre teniamo impegnato Dola nel bosco.»

«Non è facile tenere a bada Dola e credo che tu lo sappia meglio di chiunque altro» osservò il generale.

Fu allora che Nihal si alzò dalla panca di legno dove era seduta. «Me ne occuperò io» disse con calma. Ido le scoccò un’occhiataccia, ma lei rimase impassibile. «Affidatemi una guarnigione e ve lo porterò qui.»

Dal fondo si alzò una risata. «Piantala, Nihal! Non fare la sbruffona. Nessuno finora è stato in grado di tenere testa a Dola.»

«Sbaglio o sei stata ferita proprio da lui, poco tempo fa?» fece un altro cavaliere.

«Ho imparato dal mio errore» rispose Nihal, seria. «Se seguiamo il piano di Ido, ci serve solo qualcuno che lo tenga impegnato, giusto? E forze fresche che diano una mano alle guarnigioni vicino al Saar. Ebbene, per questo credo di essere più che sufficiente.»

Il generale sembrava perplesso.

«Non vorrete mica acconsentire a questa follia?» sbottò Ido.

«Questa follia è stata proposta da te» osservò il superiore.

«Sì, ma... insomma, Nihal è Cavaliere da troppo poco tempo. Non ha l’esperienza necessaria. Vogliamo mettere il destino della Terra del Vento nelle sue mani?»

Nihal sentì il sangue affiorarle alle guance e aprì la bocca per rispondere, ma il generale le fece cenno di tacere. «Il tuo piano mi sembra più che funzionale alle nostre esigenze, Ido. E Nihal ci ha dato prova di essere un valente guerriero. Pertanto sarà lei a partire. Così ho deciso e non voglio discussioni.»

Ido scosse la testa.

Il cuore di Nihal esultò. «Vi ringrazio per la fiducia che mi dimostrate, generale.»

La riunione si sciolse e i cavalieri uscirono alla spicciolata. Nihal invece si fermò nella sala del comando per discutere i particolari della missione. Era la prima volta che le affidavano una guarnigione, ma non era certo quello a eccitarla. Non vedeva l’ora di partire.

Tornò alla sua tenda che era tardi e trovò Ido che fumava nervosamente la pipa seduto davanti all’ingresso. Appena la vide arrivare, lo gnomo scattò in piedi e le puntò contro l’indice. «Ascoltami bene, ragazza. Tu prova a uscire con la tua truppa da questo accampamento e, te lo giuro, non ti permetterò di ritornarci tutta intera!»

«Si può sapere che accidenti ti piglia?» Nihal alzò la voce. «È una missione come le altre!»

Lo gnomo scagliò la pipa a terra, tracciando una scia di brace nel buio. «No, non lo è, e lo sai benissimo!» urlò, rosso in viso.

Nihal rimase impietrita. Avevano discusso molte volte, ma non lo aveva mai visto tanto fuori di sé.

Qualcuno urlò: «Silenzio, maledizione!» e qualche testa fece capolino dalle altre tende.

Ido si chinò a raccogliere la pipa, poi guardò Nihal con freddezza. «Fa’ come ti pare, vai a morire dove vuoi» concluse, quindi si incamminò verso la sua tenda.


Il mattino dopo, Nihal si avvicinò alla tenda di Ido e chiese di entrare, ma non ebbe risposta. Insistette, ma dall’interno provenne solo un ostinato silenzio.

Lei e Laio partirono nel giro di poche ore.

Nihal aveva un centinaio di soldati al seguito, più di quanti immaginasse. Per un istante si sentì sperduta e il compito le sembrò superiore alle sue capacità. Se poi pensava che si era lanciata in quell’impresa per poter ottenere la sua vendetta, si sentiva ancora peggio. Sì, la sua vendetta. D’un tratto Nihal capì fino in fondo la gravità di ciò che stava per accadere. Forse Ido aveva ragione.

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