Dola ripartì, ma stavolta Nihal era pronta. La battaglia vera e propria poteva cominciare.
Nihal era consapevole che lo gnomo aveva una forza sovrumana e una velocità ben superiore alla sua, ma sperimentarlo di nuovo la lasciò senza fiato. Non poteva fare altro che parare ogni suo attacco e anche quello le richiedeva uno sforzo enorme. Iniziò a usare entrambe le mani, cercando di tenersi in equilibrio su Oarf, che era costretto a continui cambiamenti di direzione per sfuggire ai morsi del drago nero.
Erano passati pochi minuti dall’inizio del duello, quando Nihal non vide arrivare la lancia. Una stoccata penetrò senza sforzo la corazza, incrinò il cristallo e la ferì di striscio sulla spalla. Fu costretta ad allontanarsi, ansimante.
Dola rimase immobile sulla sua cavalcatura. «L’ultima volta sono stato troppo buono con te» urlò, mentre agitava in aria la punta della lancia arrossata. «Per ora mi accontento di assaggiare il tuo sangue, ma giuro che ti staccherò le membra a una a una, ragazzino» concluse ridendo.
A Nihal montò il sangue alla testa. «Sono un Cavaliere! Non chiamarmi ragazzino!» gridò. Poi spronò Oarf.
Ora lo vedeva bene: ogni pezzo della sua armatura, ogni fessura nella quale avrebbe potuto affondare la lama. Impugnò di nuovo la spada a due mani e raddoppiò la velocità dei movimenti, parando con precisione. Ancora non trovava margini per attaccare, ma doveva avere pazienza, solo pazienza. Non sapeva che cosa accadeva a terra. Non sentiva il rumore della battaglia, solo i colpi della sua spada contro la lancia. Di tanto in tanto una stilettata le lacerava la pelle e il sangue le scorreva sotto l’armatura, ma era il dolore di un attimo, non bastava a fermarla. Aveva visto l’inferno, pur di sconfiggere Dola. Schivò l’ennesimo affondo e dovette di nuovo allontanarsi, ma lo gnomo la incalzò. Il drago nero sputò un fiotto di fuoco, poi un altro e un altro ancora, mentre Oarf sbatteva le ali per levarsi più in alto. Ben presto si trovarono a volare veloci verso il cielo. Nihal riprese fiato, ma d’un tratto sentì la lancia di Dola sibilarle vicino. Oarf non scartò abbastanza velocemente e sul fianco gli si disegnò uno squarcio. Il drago ruggì per il dolore e si voltò scalpitando. «Calmo, Oarf, calmo» mormorò Nihal, ma sapeva che non potevano continuare così.
Erano soli, uno di fronte all’altra. Ai loro piedi la foresta, sulle loro teste il cielo fitto di stelle. Nessun suono turbava la notte, se non il frinire ritmico dei grilli. Nihal si accorse del sangue che le bagnava la pelle: Dola stava mantenendo la promessa, la stava uccidendo pezzo per pezzo.
Lo gnomo sguainò la spada. «Così combattiamo ad armi pari, e ad armi pari ti farò a pezzi.»
Si sentiva tanto sicuro di sé da darle quel vantaggio. Ma se contro una lancia Nihal poteva poco, contro una spada le cose erano più facili. La ragazza spronò Oarf e si scagliò contro lo gnomo. Dola rimase immobile, come se non tenesse in nessun conto quell’attacco. Quando fu a un passo da lui, Nihal si alzò in piedi sulla groppa di Oarf e menò un fendente dall’alto, prendendo Dola di sorpresa. Per quanto frettolosa, la parata dello gnomo fu efficace, ma Nihal non si scompose. Spiccò un salto e atterrò sulla schiena del drago nero. Colpì di taglio il fianco di quel maledetto gnomo con tutta la forza che aveva. Con un lampo di luce bianca, la lama penetrò il primo strato della corazza e infine raggiunse la carne.
Dola reagì con un fendente laterale, ma Nihal fu agile a sottrarsi. Piantò la spada nella spalla del drago nero, strinse l’elsa con entrambe le mani e si lasciò scivolare, fino a pencolare nel vuoto. L’animale lanciò un lamento e Nihal puntò i piedi contro il suo ventre, poi estrasse la spada dalla ferita. Precipitò, ma Oarf fu pronto a intercettare la sua caduta. Era di nuovo in groppa. Ce l’aveva fatta.
Nihal esplose in una risata feroce. «Hai un’armatura scadente, Dola! Il Tiranno non fornisce niente di meglio ai suoi sgherri?» urlò, alzando la spada. Dalla lama il sangue del drago nero le scivolò lungo il braccio, mescolandosi al suo.
«Aspetta a cantare vittoria, moccioso» rispose Dola. Nella sua voce Nihal percepì un fremito di rabbia.