Quando le scure dune della costa del New Jersey scivolarono via sotto di loro, Rachel distolse gli occhi dall'oceano nero che si stendeva a perdita d'occhio. Malgrado l'ansia che provava trovandosi di nuovo sopra l'acqua, cercò di consolarsi pensando che era in compagnia dell'uomo che aveva fatto del mare il suo migliore amico. Tolland si stringeva a lei nella piccola cabina. Le spalle e le anche si sfioravano, ma nessuno dei due cercò di cambiare posizione.
«Non dovrei dirlo, lo so» sbottò all'improvviso il pilota, quasi sul punto di esplodere dalla gioia «ma non ci sono dubbi che lei è Michael Tolland e… be', ecco… l'abbiamo seguita tutta la sera alla tivù! Il meteorite! Incredibile davvero! Lei dev'essere al settimo cielo!»
Tolland annuì, paziente. «Senza parole, in effetti.»
«Il documentario è stato fantastico! I vari canali televisivi non fanno che trasmetterlo in continuazione. Nessuno dei piloti di turno stanotte voleva fare questo servizio per continuare a guardare la televisione, ma io ho pescato la paglia più corta. Incredibile! La paglia più corta, ed eccomi qui! Se i colleghi avessero idea di chi sto portando…»
«Apprezziamo quello che sta facendo per noi» lo interruppe Rachel «ma è necessario che non riveli la nostra presenza. Nessuno deve sapere che siamo qui.»
«Assolutamente no, signora. Ho ricevuto ordini molto chiari.» Il pilota esitò un attimo, poi la sua espressione si rischiarò. «Ehi, non saremo per caso diretti sulla
Tolland annuì con una certa riluttanza. «Proprio così.»
«Cazzo!» esclamò. «Oh, chiedo scusa! Ma il fatto è che l'ho vista nella trasmissione. Doppio scafo, vero? Strano animale davvero! Non sono mai stato su una nave SWATH, e mai avrei immaginato che la prima sarebbe stata la
Rachel non lo ascoltava più, tutta presa dalla crescente ansia di essere diretta in mare aperto.
Tolland si voltò a guardarla. «Stai bene? Saresti potuta rimanere a terra come ti avevo detto.»
"Sarei dovuta rimanere a terra" pensò Rachel, consapevole che l'orgoglio non glielo avrebbe mai permesso. «Non importa. Tutto a posto.»
Tolland sorrise. «Ti terrò d'occhio.»
«Grazie.» Si accorse con meraviglia che trovava rassicurante quella sua voce calda.
«Hai visto la
Lei annuì. «È… ehm… una nave
Tolland scoppiò a ridere. «Sì, ai suoi tempi era un progetto molto avanzato, ma non ha mai preso piede.»
«Chissà perché!» scherzò Rachel, raffigurandosi la bizzarra linea della nave.
«Ora la NBC insiste perché adotti una barca più nuova. Qualcosa… non so, di più elegante, più sexy. Ancora un paio di stagioni e mi costringeranno a separarmene.» L'idea parve rattristarlo.
«Non ti piacerebbe averne una nuova?»
«Non so… ho tanti ricordi legati alla
Rachel sorrise dolcemente. «Be', come usava dire mia madre, prima o poi tutti dobbiamo lasciarci alle spalle il passato.»
Gli occhi di Tolland indugiarono a lungo su di lei. «Sì, lo so.»
98
«Merda» imprecò il taxista, voltandosi indietro, verso Gabrielle. «Dev'essere successo qualcosa più avanti. Siamo bloccati e ne avremo per un pezzo.»
Gabrielle guardò dal finestrino. Le luci dei veicoli di emergenza bucavano la notte, mentre parecchi poliziotti in mezzo alla strada fermavano le auto sul Mall.
«Un incidente grave, sembrerebbe.» Il taxista indicò le fiamme che si levavano in cielo.
Gabrielle strinse gli occhi, abbagliata dalla luce intensa. "Proprio ora, per la miseria." Aveva urgenza di comunicare al senatore Sexton le nuove informazioni sul PODS e sul geologo canadese. Si chiese se le menzogne della NASA sul ritrovamento del meteorite avrebbero fatto sensazione, tanto da dare nuovo respiro alla campagna di Sexton. "Forse non per la maggior parte dei politici" pensò, ma in quel caso si trattava di Sedgewick Sexton, un uomo che aveva costruito le proprie fortune sull'amplificazione dei fallimenti altrui.
Gabrielle non sempre apprezzava la capacità del senatore di imprimere una connotazione moralmente negativa alle disgrazie politiche dei suoi avversari, eppure doveva ammettere che la tattica era efficace. Le allusioni mirate e la finta indignazione probabilmente avrebbero potuto trasformare questa piccola panzana della NASA in una questione capace di investire l'intera agenzia spaziale e, di rimbalzo, il presidente.
Le fiamme sembravano ancora più alte nei pressi del Roosevelt Memorial. Alcuni alberi vicini avevano preso fuoco, ma erano entrate in azione le autopompe.
Il taxista accese la radio e cominciò a navigare tra i canali.
Gabrielle chiuse gli occhi con un sospiro e si sentì assalire da ondate di stanchezza. Appena arrivata a Washington aveva sognato di lavorare per sempre in politica; forse, un giorno, addirittura alla Casa Bianca. In quel momento, però, aveva la sensazione di averne abbastanza: il duello con Marjorie Tench, le fotografie oscene di lei con il senatore, le tante menzogne della NASA…
Alla radio, un cronista stava parlando di una bomba su un'auto e di un probabile attentato terroristico.