— Pomodoro, — si disse subito, — fai bene attenzione a ciò che dirà questo tonto: forse per te c'è ancora una speranza di salvezza.
— Davvero lo sapete? — continuò a voce alta, rivolgendosi all'avvocato.
— Lo so, certo, ma non lo dirò mai. Non voglio far del male a quella povera gente.
— Questi sentimenti vi onorano moltissimo, avvocato. Anch'io, se lo sapessi non lo direi: non vorrei che per colpa mia quei poveracci passassero altri guai.
— Quand'è così, — disse il sor Pisello, — sono contento di stringervi la mano.
Pomodoro gli tese la mano e se la lasciò stringere a lungo. Il sor Pisello ormai era in vena di chiacchierare.
— Sapete, — disse allegramente, — hanno nascosto la casetta a due passi dal Castello e sono stati tutti così stupidi da non pensarci.
— E dove l'hanno nascosta? — domandò Pomodoro con aria di niente.
— A voi ormai lo posso dire, — rise il sor Pisello, — domani morrete con me e porteremo il segreto nella tomba.
— Certo, sapete benissimo che moriremo all'alba e le nostre ceneri saranno disperse al vento.
A questo punto il sor Pisello si accostò ancora di più al suo compagno di prigionia e, bisbigliandogli nelle orecchie, gli rivelò che la casa del sor Zucchina si trovava nel bosco, ed era affidata alle cure del sor Mirtillo.
Pomodoro lo lasciò finire di parlare, poi gli prese la mano, gliela strinse calorosamente ed esclamò:
— Mio caro amico, vi ringrazio molto di avermi confidato questa importante notizia. Voi mi salvate la vita.
— Io vi salvo la vita? Avete voglia di scherzare?
— Niente affatto, — gridò Pomodoro, rialzandosi. Andò alla porta e battè coi pugni fin che i Limoncini di guardia gli vennero ad aprire:
— Portatemi subito alla presenza del Principe Limone, — ordinò con il suo solito tono arrogante, — gli devo fare importanti rivelazioni.
Difatti il Cavaliere rivelò ogni cosa al Principe, che non stava nella pelle dalla contentezza. Fu deciso che il mattino seguente, subito dopo l'esecuzione del sor Pisello, sarebbero andati nel bosco a prendere la casa.
Capitolo XIV
Sor Pisello viene impiccato, ma in Paradiso non è arrivato
In mezzo alla piazza del villaggio fu alzata una bella forca, con la sua brava botola che si apriva quando il boia schiacciava il bottone e quando il boia schiacciava il bottone il sor Pisello cadeva nella buca e ci restava finché era morto.
Quando lo andarono a chiamare per impiccarlo il sor Pisello fece di tutto per guadagnare tempo: prima disse che non si era ancora fatta la barba, poi volle lavarsi la testa, poi trovò che gli erano cresciute troppo le unghie e disse che le voleva tagliare.
Il boia protestava perché si perdeva tempo ma il desiderio di un condannato a morte è sacro, e così bisognò cercare un paio di forbicine: il sor Pisèllo ci mise due ore a tagliarsi le unghie delle mani e dei piedi ma alla fine dovette rassegnarsi a partire.
Mentre saliva i gradini della forca gli venne una grande paura. Doveva morire. Così piccolo, così grasso, così verde, con la testa lavata e le unghie tagliate, e doveva morire.
Difatti cominciarono a rullare i tamburi. Il boia mise il cappio al collo dell'avvocato, contò fino a tredici perché era superstizioso, poi schiacciò il bottone. La botola si aprì, il sor Pisello precipitò nel buio pensando: "Stavolta sono morto davvero. Sento già le voci del Paradiso".
Una delle voci diceva:
— Tagli lei, signor Cipollino. Con questa luce io ci vedo troppo poco.
Qualcuno tagliò il laccio che stringeva il collo del sor Pisello e la voce disse di nuovo:
— Gli dia un sorso di questo ottimo sciroppo di patate: noi talpe non andiamo mai in giro senza la nostra bottiglietta di medicinale.
Cosa diavolo era successo?
Capitolo XV
Spiegazione sorprendente del capitolo precedente
Era successo semplicemente questo: Fragoletta aveva narrato a Ravanella i casi del sor Pisello e Ravanella era corsa ad avvertire Cipollino, il quale insieme a tutti gli altri prigionieri liberati si era accampato in una grotta nel bosco.
Cipollino cominciò col farsi prestare una lesina da Mastro Uvetta per grattarsi in testa, in cerca di un'idea.
Finita la grattatina, Cipollino restituì la lesina a Mastro Uvetta e si allontanò correndo. Nessuno gli domandò che cosa avesse deciso di fare.
Il sor Zucchina si accontentò di sospirare:
— Gran testa, quel ragazzo: non se la gratta mai per niente.
Cipollino vagò un bel pezzo per i campi, prima di trovare quello che cercava. Infine capitò in un prato disseminato di monacelli di terriccio: e ogni tanto un nuovo monticello spuntava su come un fungo. La Talpa era al lavoro.
Cipollino non ebbe che da aspettare e quando uno di quei funghi di terra gli spuntò proprio sotto i piedi, si inginocchiò e cominciò a chiamare:
— Signora Talpa! Signora Talpa! Sono Cipollino!
— Ah è lei, — rispose seccamente la Talpa. — Ha intenzione di propormi qualche altro viaggetto sottoterra per andare in cerca di sorgenti luminose?
Дарья Лаврова , Екатерина Белова , Елена Николаевна Скрипачева , Ксения Беленкова , Наталья Львовна Кодакова , Светлана Анатольевна Лубенец , Юлия Кузнецова
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