I Laboratori COMSAT e la "Outer Space Affairs Division" delle Nazioni Unite mi hanno fornito molte informazioni utili sulle regioni stabili dell'orbita sincrona; e mi hanno fatto notare che le forze naturali (in particolare gli effetti prodotti dalla Luna e dal Sole) scatenerebbero oscillazioni di vasta ampiezza, soprattutto in direzione sud-nord. Per cui, "Taprobane" forse non è il luogo ideale che ho descritto nel libro; comunque potrebbe sempre essere meglio di ogni altra località.
È inoltre discutibile l'importanza di un punto così elevato, e se dovesse risultare che la Torre può partire senza il minimo pericolo da una zona a livello del mare, allora può darsi che l'isola di Gan, del gruppo delle Maldive (recentemente evacuata dalla Royal Air Force), possa essere l'angolo di terreno più prezioso del ventiduesimo secolo.
Per chiudere, mi pare una coincidenza molto bizzarra, e addirittura paurosa, che, molti anni prima d'immaginare il soggetto di questo romanzo, io abbia inconsciamente "gravitato" verso quest'isola. Perché la casa che ho comperato dieci anni fa sulla mia spiaggia preferita di Sri Lanka si trova "esattamente" sul punto massimo di stabilità geosincronica.
Per cui, quando andrò in pensione, spero di vedere i relitti della Prima Era Spaziale orbitare nel Mar dei Sargassi sopra di me.
(A. C. Clarke, Sri Lanka, 1978)
E ora, una di quelle straordinarie coincidenze che ho imparato a dare per scontate…
Mentre correggevo le bozze di questo romanzo, ho ricevuto dal dottor Jerome Pearson una copia del Memorandum NASA TM-75174: "Una collana 'spaziale' attorno alla Terra" di G. Polyakov. È la traduzione di "Kosmicheskoye Ozherel'ye Zemli", un articolo pubblicato da "Teknika Molodezhi", 1977.
In questo saggio breve ma stimolante, il dottor Polyakov descrive nei minimi dettagli tecnici l'ultimo sogno di Morgan, un anello teso attorno al globo. Polyakov lo ritiene un'ovvia estensione dell'elevatore spaziale, di cui discute la costruzione e la manutenzione in un modo praticamente identico al mio.
Rendo i miei omaggi al "tovarich" Polyakov e comincio a chiedermi se, ancora una volta, non sono stato troppo cauto. Forse sarà il ventunesimo secolo a costruire la Torre Orbitale, non il ventiduesimo.
I nostri pronipoti sapranno forse dimostrare che, a volte, il gigantesco è bello.
PARTE PRIMA
Il palazzo
1
Kalidas
La corona diventava ogni anno più pesante. La prima volta che il Venerabile Bodhidharma Mahanayake Thero gliel'aveva deposta sul capo con tanta riluttanza, il Principe Kalidas era rimasto sorpreso al sentirla così leggera. Ora, vent'anni dopo, Re Kalidas era ben lieto di togliersi quella fascia d'oro tempestata di gioielli ogni volta che l'etichetta di corte lo permetteva.
E lì, sulla cima della fortezza battuta dai venti, c'era ben poca etichetta. Erano rari i convogli di postulanti che si spingevano a quell'altezza terribile per chiedere udienza. Molti di coloro che compivano il viaggio fino a Yakkagala si fermavano davanti all'ultima salita, non osavano passare tra le fauci del leone acquattato, che sembrava sempre sul punto di spiccare il balzo dalla parete della montagna. A un re vecchio sarebbe stato impossibile sedere su quel trono che toccava i cieli. Un giorno, forse, Kalidas sarebbe diventato troppo debole per riuscire a raggiungere il suo palazzo. Ma dubitava che quel giorno sarebbe mai venuto: i suoi molti nemici gli avrebbero risparmiato le umiliazioni della vecchiaia.
Adesso quei nemici si stavano avvicinando. Lanciò un'occhiata verso nord, quasi riuscisse già a vedere l'esercito del suo fratellastro che tornava a reclamare il trono insanguinato di Taprobane. Ma la minaccia era ancora lontana, oltre i mari battuti dai monsoni; e se anche Kalidas riponeva più fiducia nelle sue spie che nei suoi astrologi, era confortante sapere che su quel punto le loro opinioni coincidevano.
Malgara aveva atteso quasi vent'anni. Aveva preparato i suoi piani e raccolto l'aiuto di re stranieri. Molto più vicino c'era un nemico ancora più paziente e sottile, che lo osservava in continuazione dall'arco di cielo a sud. Quel giorno il cono perfetto di Sri Kanda, la Montagna Sacra che dominava la pianura centrale, sembrava vicinissimo. Sin dall'inizio della storia, aveva ispirato un timore reverenziale a tutti coloro che lo vedevano. E Kalidas era sempre cosciente della sua presenza minacciosa, del potere che simboleggiava.
Eppure il Mahanayake Thero non possedeva eserciti, non possedeva elefanti da guerra che si lanciavano in battaglia barrendo, con le zanne protese in avanti. L'Alto Sacerdote era solo un vecchio vestito d'una tunica arancione, e le sue sole ricchezze materiali erano una ciotola per l'elemosina e una foglia di palma per proteggersi dal sole. Mentre i monaci e i prelati di rango inferiore intonavano le scritture attorno a lui, lui sedeva in silenzio, a gambe incrociate, e in chissà quale modo mutava i destini dei re. Era molto strano…