"Per più di un secolo, prima che entrassero in funzione i satelliti di comunicazione, è stata la nostra preziosissima ma incostante alleata: un fenomeno naturale mai prima sospettato, per cui le tre generazioni che lo hanno studiato hanno speso innumerevoli miliardi di dollari.
"Solo per un breve momento della storia la ionosfera ha rappresentato un interesse diretto per l'umanità. Eppure, se non fosse esistita, noi non saremmo qui! In un certo senso, quindi, è stata di vitale importanza anche all'umanità delle ere pre-tecnologiche, giù giù fino al primo antropoide; anzi, fino alla prima creatura vivente di questo pianeta. Perché la ionosfera fa parte dello schermo che ci protegge dai mortali raggi X del sole e dalle radiazioni ultraviolette. Se fossero arrivati sino a livello del mare, forse la Terra avrebbe ugualmente generato qualche tipo di vita; ma la sua evoluzione non sarebbe mai giunta a qualcosa che ci assomigli anche solo vagamente…
"Dal momento che la ionosfera, come l'atmosfera che le sta sotto, è controllata dal sole, possiede anch'essa un suo clima. Durante i periodi di perturbazioni solari è traversata da tempeste, grandi quanto un pianeta, di particelle cariche, e il campo magnetico terrestre vi crea turbini e vortici. In simili occasioni non è più invisibile, si rivela nelle splendide cortine dell'aurora boreale, uno dei più stupefacenti spettacoli della natura, che illumina la fredda notte polare coi suoi bagliori incredibili.
"Anche ora non comprendiamo tutti i processi che si verificano nella ionosfera. Uno dei motivi per cui è risultato difficile studiarla è che tutti gli strumenti installati su missili e satelliti l'attraversano a migliaia di chilometri l'ora; non siamo mai riusciti a osservarla da fermi! Ora, per la prima volta, il progetto di costruire la Torre Orbitale ci offre la possibilità di sistemare osservatori 'immobili' nella ionosfera. È inoltre possibile che la Torre stessa modifichi le caratteristiche della ionosfera; anche se indubbiamente non la manderà in corto circuito, come ha ipotizzato il dottor Bickerstaff!
"Perché dovremmo studiare questa regione, adesso che non è più importante ai fini delle comunicazioni? Ebbene, a prescindere dalla sua bellezza, dalla stranezza e dall'interesse scientifico, il suo comportamento è strettamente legato a quello del sole, padrone dei nostri destini. Ora sappiamo che il sole 'non' è la stella immutabile, tranquilla, che credevano i nostri progenitori; attraversa fluttuazioni di lungo e breve periodo. Al momento sta ancora riemergendo dal cosiddetto Minimo 'Maunder' verificatosi tra il 1645 e il 1715; di conseguenza, oggi il clima è più mite di quanto non lo sia mai stato sin dall'inizio del Medio Evo. Ma quanto durerà questa fase? E, ancor più importante, quando inizierà l'inevitabile recessione, e quali effetti avrà sul clima, l'ambiente e ogni altro aspetto della civiltà umana, non solo su questo pianeta, ma anche sugli altri? Poiché anche loro sono figli del sole…
"Alcune teorie molto ingegnose sostengono che il sole stia entrando in un periodo d'instabilità, più generale di quanto sia mai accaduto in passato. Se è vero, abbiamo bisogno di ogni informazione che ci sia possibile raccogliere per prepararci. Persino il preavviso di un secolo potrebbe non essere sufficiente.
La ionosfera ha aiutato la nostra creazione; ha dato il via alla rivoluzione delle comunicazioni; potrebbe ancora essere determinante per buona parte del nostro futuro. È per questo che dobbiamo proseguire lo studio di questa ampia, turbolenta arena di forze solari ed elettriche; di questo misterioso luogo di tempeste silenziose."
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Il sole ferito
L'ultima volta che Morgan aveva visto Dev, suo nipote era un bambino. Adesso era alle soglie dell'adolescenza; e al loro incontro successivo, di quel passo, sarebbe stato un uomo.
L'ingegnere provava un senso di colpa assai modesto. Negli ultimi due secoli i vincoli familiari si erano allentati; lui e sua sorella avevano poco in comune, a parte l'affinità genetica, Si scambiavano auguri e chiacchiere forse una mezza dozzina di volte l'anno, erano in ottimi rapporti, però lui non era nemmeno sicuro di dove e quando si fossero visti l'ultima volta.
Eppure, quando salutò quel ragazzo disinvolto e intelligente (niente affatto intimidito, a quanto pareva, dalla fama dello zio), Morgan provò una malinconia dolce-amara. Non aveva figli destinati a portare il nome di famiglia. Molto tempo prima, aveva compiuto la sua scelta fra il lavoro e la vita, scelta che ai massimi livelli dell'impegno umano diventa quasi inevitabile. In tre occasioni, senza contare la storia con Ingrid, avrebbe potuto scegliere una strada diversa; ma i casi della vita, o forse l'ambizione, l'avevano fatto desistere.