L’antico fiume aveva lasciato in retaggio qualcosa di assai prezioso perché lungo le propaggini più basse della valle resisteva ancora una certa umidità, e una stretta striscia di vegetazione segnava in quel punto le rive dell’Erythraeum, e il suo verde smagliante formava un vivido contrasto col cremisi delle rocce. Le piante erano le stesse che Gibson aveva visto sull’altro versante delle colline, ma qua e là ne spiccavano di nuove. Erano anche sufficientemente alte da poter essere definite alberi, però non avevano foglie ma soltanto rami sottili, a forma di frusta, che vibravano di continuo malgrado l’immobilità dell’atmosfera. Gibson pensò che erano tra gli oggetti più inquietanti che lui avesse mai visto in vita sua. Gli sembrava che dovessero inaspettatamente, minacciosamente, allungare quei loro ripugnanti tentacoli a ghermire il passante ignaro. Invece erano piante assolutamente innocue, come tutto quello che si trovava su Marte.
Avevano attraversato la valle a zig-zag e si stavano inerpicando sul pendio opposto quando la loro guida fermò improvvisamente la vettura.
«Oh, questa è curiosa!» disse. «Non sapevo che ci fossero lavori in corso da queste parti!»
Per un attimo Gibson, che non era poi così buon osservatore come si illudeva di essere, non seppe dove guardare. Finalmente notò un solco di ruota appena visibile, perpendicolare con la direzione seguita da loro.
«Devono essere passati degli automezzi pesanti di qui» proseguì la guida. «Sono sicuro che questo solco non c’era l’ultima volta che sono venuto da queste parti… quando è stato? Vediamo… circa un anno fa. E da quella volta non c’è stata nessuna spedizione all’Erythraeum.»
«Dove conduce?» chiese Gibson.
«Risalendo la valle e passando sull’altra parte si torna a Porto Lowell. È quello che avevo intenzione di fare io. Nel senso opposto invece si va al mare.»
«Abbiamo ancora tempo. Andiamo un po’ da quella parte!»
Il geologo acconsentì di buon grado. Girò la
La guida fermò l’automezzo.
«Adesso capisco» disse. «Può essere andato soltanto da quella parte. Avete notato un passo, a un chilometro circa da qui? Scommetto dieci contro uno che si è diretto là.»
«E cosa c’è da vedere, là?»
«Questo è il curioso: si tratta di un vero e proprio vicolo cieco. C’è, è vero, un interessante anfiteatro naturale del diametro di due chilometri circa, ma non è possibile uscirne se non dalla parte da cui si è entrati. Ci ho passato un paio d’ore, una volta, quando abbiamo cominciato a fare i primi rilievi della regione. È un posto gradevole, ben riparato, e che in primavera offre un po’ d’acqua.»
«Un ottimo rifugio per contrabbandieri» osservò Gibson.
La stretta gola aveva certo ospitato un tempo un affluente del fiume principale, e percorrerla era assai più difficile di quanto non fosse stato viaggiare lungo la valle centrale. Bastarono comunque pochi metri per capire che avevano indovinato: la pista infatti era ricomparsa subito chiarissima.
«Qui hanno fatto saltare qualcosa» disse il geologo. «Questo tracciato non esisteva quando sono venuto qui la prima volta. Ricordo che ho dovuto compiere un giro vizioso su per quel pendio, e che ho rischiato di dover abbandonare la
«Chissà che cosa stanno facendo» disse Gibson, elettrizzato dalla curiosità professionale.
«Non lo so. Ci sono alcuni piani di ricerche talmente specializzate che se ne sente parlare molto poco. Certe cose non si possono fare vicino alla città, capite? Può darsi che stiano costruendo un osservatorio magnetico, almeno così ho sentito dire ultimamente. A Porto Lowell i generatori sarebbero ottimamente schermati dalle colline. Ma non credo che si tratti di questo perché se fosse così me l’avrebbero detto… Ehi, ma che cos’è quello?»
Di fronte a loro si stendeva un ovale di verde quasi perfetto, fiancheggiato dalle basse colline color ocra. Forse quella conca aveva raccolto un tempo un pittoresco lago alpino, e ancora oggi offriva un conforto all’occhio stanco di tutta quella roccia multicolore ma priva di vita. Per il momento però Gibson non degnò neppure di uno sguardo lo smagliante tappeto vegetale, perché era rimasto a fissare trasognato un assembramento di cupole raggruppate al limite della piccola pianura. Parevano una riproduzione in miniatura di Porto Lowell.
Proseguirono in silenzio lungo la strada che era stata aperta attraverso il vivo tappeto verde. Fuori dalle cupole non c’era nessuno, ma un grosso veicolo da trasporto, grande almeno cinque volte la loro
«Ma questo è un impianto in piena regola» disse lo scienziato, sempre più sorpreso, mentre si sistemava la maschera. «Avranno certamente avuto le loro buone ragioni per spendere chissà quanto. Aspettate qui che io vado a dare un’occhiata.»