Si rigirò a disagio sul sedile. Non aveva nessuna intenzione di posare a modello di perfezione per nessuno. Anche nei suoi momenti più sdolcinati era sempre rifuggito dal servirsi di quelle comode parabole vittoriane in cui si parla di uomini pigri ed egocentrici che si trasformano a un tratto in campioni di virtù e in esseri utilissimi, anzi indispensabili alla società. Ma aveva una paura tremenda che qualcosa di molto simile stesse succedendo a lui!
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«Su, parla, Jimmy! Che cosa ti passa per la testa? Mi sembra che tu abbia poco appetito, stamattina!»
Jimmy infatti stava giocherellando nervosamente con la frittata sintetica che aveva nel piatto, e l’aveva già ridotta in frammenti minuti.
«Stavo pensando a Irene. È un vero peccato che non abbia ancora avuto l’occasione di vedere la Terra!»
«Sei proprio sicuro che voglia vederla? Io qui non ho mai sentito nessuno esprimere questo desiderio.»
«Ma a lei piacerebbe, eccome! Gliel’ho chiesto io.»
«Smettila di menare il can per l’aia! Che cosa state complottando voi due? Volete fuggire con l’
Jimmy fece un sorriso triste.
«Sarebbe un’ottima idea, ma un po’ difficile da attuare. Sinceramente, non credete che Irene dovrebbe andare sulla Terra a completare la propria educazione? Se resta qui finirà… ecco…»
«Vuoi dire che diventerà una specie di semplice ragazza di campagna… una misera coloniale? È questo che pensi?»
«Ecco, in un certo senso sì, per quanto io avrei voluto esprimermi meno brutalmente.»
«Scusa, se ho usato espressioni un po’ forti. Per essere schietto sono abbastanza d’accordo con te. Avevo fatto anch’io un ragionamento simile. Qualcuno dovrebbe parlarne con Hadfield.»
«È proprio quello che…» cominciò Jimmy.
«Che tu e Irene volete che faccia io, vero?»
Jimmy ebbe un gesto di finta disperazione.
«A voi non ve la si può proprio fare!»
«Se tu me ne avessi parlato sin dal principio, pensa quanto tempo avremmo risparmiato. Ma dimmi francamente, fino a che punto sono serie le tue intenzioni nei confronti di Irene?»
Jimmy gli diede un’occhiata gelida che fu più eloquente di qualsiasi risposta.
«Sono serissime, e voi dovreste saperlo. Intendo sposarla non appena sarà maggiorenne… e non appena io guadagnerò abbastanza da mantenere me e lei.»
Seguì un lungo silenzio, poi Gibson disse: «In fondo hai ragione. Irene è una cara ragazza, e personalmente sono convinto che un anno o più di soggiorno sulla Terra le farebbe bene. Tuttavia preferirei non parlare di questo ad Hadfield per il momento. Capisci… è molto occupato e poi… gli ho già chiesto un favore personale proprio in questi giorni.»
«Davvero?» disse Jimmy fissando con interesse il suo interlocutore.
Gibson si schiarì la voce.
«Dovevo pur dirtelo un momento o l’altro, ma per ora non farne parola con nessuno. Ho chiesto di restare su Marte.»
«Gran Dio!» esclamò Jimmy. «Ma è… è un’idea magnifica.»
«Lo credi?»
«Certamente! Piacerebbe anche a me restare qui.»
«Anche se Irene andasse sulla Terra e ti lasciasse qui solo?» chiese Gibson in tono serio.
«Che domanda! Ma quanto pensate di trattenervi?»
«Francamente non lo so. Dipende da troppe cose. Prima di tutto dovrò trovarmi un’occupazione.»
«Che genere di occupazione?»
«Ma… un’occupazione che mi si confaccia, e soprattutto che sia produttiva. Hai niente da suggerirmi?»
Jimmy tacque per un momento, concentrandosi in uno sforzo di riflessione che gli increspò la fronte. Gibson si chiese a che diavolo stesse pensando. Era forse dispiaciuto dell’idea che tra breve si sarebbero dovuti separare? In quelle ultime settimane il particolare stato d’animo fatto di incertezza e di angoscia che all’inizio li aveva a un tempo uniti e divisi si era dissolto, e loro avevano raggiunto uno stato di equilibrio affettivo, piacevole ma non del tutto soddisfacente come Gibson avrebbe sperato. Forse la colpa era sua. Forse aveva avuto troppo timore di mostrare i suoi veri sentimenti e li aveva dissimulati dietro un velo di ironia accentuata a volte di una punta di sarcasmo. E così forse era riuscito anche troppo bene nel suo intento. C’era stato un momento in cui aveva sperato di guadagnarsi la fiducia e l’affetto di Jimmy, e invece, a quanto pareva, Jimmy veniva da lui solo quando aveva bisogno di qualcosa. No… questo non era giusto. Jimmy gli era indubbiamente affezionato, forse allo stesso modo in cui molti figli sono affezionati ai loro genitori. E questa era una vittoria di cui doveva essere fiero. E poteva anche essere orgoglioso del fatto che, molto per merito suo, il carattere di Jimmy si era mutato positivamente da quando erano partiti dalla Terra. Non era più scontroso e timido come allora, e anche se era sempre un po’ chiuso, non era mai triste o imbronciato. Di questo, pensava Gibson, il merito andava in buona parte a lui. Ma ormai lui non poteva più fare molto per il ragazzo: Jimmy si stava creando un suo mondo, e adesso gli importava soltanto di Irene.