Guidato dagli strumenti di bordo o da istruzioni radio impartite da terra, l’elicottero s’immerse nella nebbia e toccò terra nello spiazzo di fronte al cancello. Il faro arancione si spense. Poi tre o quattro persone attraversarono di corsa il cortile per andare incontro ai nuovi arrivati.
— Raggiungiamo il comitato di ricevimento — disse Raven.
Si sporse dal muro e si lasciò cadere nel cortile. Ma non andò giù come avrebbe fatto un levitante. Scese alla stessa maniera con cui era piombato nella foresta. Una caduta normale, e un’improvvisa decelerazione a pochi centimetri dal suolo.
Charles lo seguì imperturbabile.
Attorno all’elicottero, si agitavano una decina di persone che cercavano di parlare tutte contemporaneamente. Quelli di guardia al cancello stavano scrutando nella nebbia, in direzione dell’apparecchio, e non fecero caso ai due che varcarono di corsa il passaggio per poi sparire.
I due fecero soltanto pochi passi in direzione dell’elicottero, il tanto necessario per togliersi alla vista di quelli fermi al cancello, poi descrissero un ampio giro per andare dietro l’elicottero. Nessuno fece caso a loro. La foschia era molto fitta e la discussione assorbiva troppo il gruppo.
Un uomo era fermo in cima alla scaletta dell’apparecchio e ascoltava cupo quello che urlavano gli uomini a terra. Sembrava il gemello dello sventurato Greatorex.
Le menti di quelli radunati ai piedi della scaletta rivelavano una curiosa situazione. Nessuno sapeva con certezza se il vero Thorstern era morto e se loro stavano parlando con uno dei sosia, o se era morto un sosia e loro si trovavano di fronte a Thorstern in persona… o se riferivano i fatti a un altro dei sosia.
Con autoritaria abilità, l’aspirante dittatore del mondo aveva condizionato i suoi uomini a rispettare la sua quadruplicità e a considerare ogni suo sosia come il vero Thorstern. Si erano tanto abituati a questa idea che per loro il vero Thorstern e i tre malleabili erano diventati una sola persona con tanti corpi. Era un grande tributo all’uomo che li comandava e un tributo ancora più grande ai tre sosia.
Il trucco riusciva a essere di utilità estrema. Nessuno scrutacervelli avversario poteva stabilire le sostituzioni che avvenivano nella camera protetta dagli schermi. Sarebbe stato necessario trovarsi in presenza diretta di Thorstern per poterlo identificare… se fosse stato possibile trovarlo.
Nessuno dei subalterni di Thorstern aveva mai accarezzato l’idea di commettere un attentato, sia perché le possibilità erano tre contro una, sia per timore delle rappresaglie che sarebbero seguite. All’interno dell’organizzazione, per quella esistenza dei sosia, era venuto a crearsi uno stato di dubbio che scoraggiava chiunque avesse voluto tentare una scalata al potere mediante il tradimento.
Ma, una volta tanto, nonostante le precauzioni, l’uomo che si trovava in cima alla scala era stato colto di sorpresa. Nessuno schermo d’argento proteggeva il segreto dei suoi pensieri. Si trovava allo scoperto ed era preoccupato di comprendere con la massima rapidità che cos’era successo. Poi avrebbe deciso se gli conveniva restare lì.
La sua mente ammetteva che si trattava di Emmanuel Thorstern e nessun altro, circostanza che avrebbe fatto felice il gruppo vociante di uomini che lo attorniava, se tra loro ci fosse stato un telepatico. Thorstern stava già pensando di tornare a Plain City a intensificare la caccia, mandando al castello un sosia nel caso avessero deciso di sferrare un secondo colpo contro la sua persona.
— Allora questo tale l’ha fissato negli occhi come per dire
— Superando il cancello e i sistemi di allarme — lo interruppe un secondo — come se non esistessero. Poi sono usciti da una sala chiusa da serrature complicatissime.
Una terza voce espose proprio quello che stava passando nella mente dell’uomo in cima alla scala. — Io sono preoccupato per questo… se l’hanno fatto una volta possono farlo ancora, e ancora, e ancora…
Thorstern fece un mezzo passo indietro. — Avete setacciato il castello? Bene?
— Centimetro per centimetro, capo. E non abbiamo trovato traccia di nessuno dei due. Ora aspettiamo una muta di gatti selvatici e un gruppo di superdotati, richiesti in città. Il fuoco si combatte con il fuoco.
Quasi a conferma di quanto era stato detto si sentì in lontananza il rabbioso miagolìo dei gatti selvatici.