Mercoledì è il giorno in cui devo consegnare il compito finale di Yahya Lumumba sui tragici greci. Certo che ci sarò, al campus.
Scaccio via queste inutili idiozie. — Sì, penso di essere da quelle parti, mercoledì. Forse verrò.
Però non c’è alcuna probabilità che io vada ad ascoltare la lezione di Claude Guermantes su Rimbaud o Verlaine. Se lui ha il potere, che se lo metta nella pipa, e se lo fumi!
— Mi farebbe molto piacere se veniste — dice lui. Si piega verso di me. La sua androgina dolcezza, tipicamente mediterranea, gli permette, accidentalmente, di rompere il codice americano, ratificato, che vuole riservati i rapporti uomo-con-uomo. Annuso la lozione per capelli, il dopobarba, il deodorante, e vari altri profumi. Una piccola soddisfazione: non tutti i miei sensi stanno svanendo in un colpo. — Vostra sorella — mormorò. — Donna stupenda! Quanto la amo! Parla spesso di voi.
— Ah, sì?
— Con grande amore. Anche con un grande senso di colpa. Pare che voi due siate rimasti come estranei per molti anni.
— Adesso è finito. Finalmente stiamo diventando amici.
— Com’è meraviglioso per entrambi. — Fa ampi gesti sbattendo gli occhi. — Quel dottore. Non va bene per lei. Troppo vecchio, troppo statico. Dopo i 50 la maggioranza degli uomini perde la capacità di rinnovarsi. La annoierà a morte nel giro di sei mesi.
— Forse, quello di cui lei ha bisogno è proprio la noia — rispondo io. — Ha avuto una vita di eccitazione. E non l’ha resa felice.
— Nessuno ha bisogno della noia — dice Guermantes, e mi strizza un occhio.
— Karl e io gradiremmo averti a cena la settimana prossima, Duv. Ci sono un mucchio di cose di cui noi tre dovremmo parlare.
— Vedrò, Jude. Non sono ancora sicuro di niente per la prossima settimana. Ti telefonerò.
Lisa Holstein. John Leibnitz. Credo proprio di aver bisogno di un altro bicchierino.
Domenica. Eccessivamente imbottito. Hashish, rum, vino, erba. E Dio sa che cos’altro. E qualcuno che mi ficca sotto il naso del nitrito di amile verso le due del mattino. Quel lurido party del cazzo. Non avrei dovuto mai andarci. La mia testa, la mia testa, la mia testa. Dov’è la macchina per scrivere? Ho un lavoro da fare. Allora, andiamo:
Si vede, così, il diverso modo in cui questi tre tragici si accostano alla stessa storia. La preoccupazione primaria di Eschilo sono le implicazioni teologiche del delitto e l’inesorabile attività degli dei: Oreste è dilaniato tra il comando di Apollo di assassinare sua madre e il suo orrore per il matricidio, e finisce per impazzirne. Euripide si ferma alle caratterizzazioni, e sostiene una meno allegorica…
Maledizione, non vale niente. Aspetta più tardi.
Tra orecchio e orecchio, in me, c’è il silenzio. Il vuoto, nero, echeggiante. Oggi non c’è proprio niente che fila, niente. Penso che se ne sia completamente andato. Non riesco nemmeno a captare il fracasso degli ispano-americani vicini alla porta. Novembre è il mese più crudele; inaridisce la mente morta. Sto vivendo un poema di Eliot. Sto muovendomi tra le parole su di una pagina. Posso restarmene qui a sentirmi tutto amareggiato per me stesso? No. No. No. No. Ricomincerò a combattere. Esercizi dello spirito concepiti apposta per rigenerare il mio potere. Inginocchiati, Selig. Piega la testa. Concentrati. Trasformati in un’antenna capta-pensieri, un sottilissimo raggio laser telepatico, che si stenda da questa stanza fino in prossimità di quella deliziosa stella che è Betelgeuse. Fatto? Bene. Quel tagliente puro raggio mentale che penetra l’universo. Tienilo. Tienilo compatto. Vecchio mio, non è permesso sfaldarsi alle estremità. Bene. Adesso sali. Stiamo salendo la scala di Giacobbe. Questa sarà un’esperienza extra-corporea, David. Su, su, vai! Attraversa il soffitto, attraversa il tetto, attraversa l’atmosfera, attraversa la quelchetiparesfera. Fuori. Inoltrati nei vuoti spazi interstellari. Oh! Buio buio buio. I sensi raggelati, il perché dell’azione perduto. No, blocca questa roba! In questo viaggio sono permessi soltanto pensieri positivi. Innalzati! Innalzati! Verso i piccoli uomini verdi di Betelgeuse IX. Capta le loro menti, Selig. Entra in contatto. Entra… in… contatto. Innalzati, indolente d’un ebreo bastardo! Perché non ti innalzi?
Bene?
Niente.