Читаем Morire dentro полностью

Questa sera Judith è proprio sexy. Il suo lungo corpo flessuoso è avvolto in uno scialle rosso satinato, aderentissimo, che le arriva fino al collo, che mostra chiaramente il seno e le piccole protuberanze dei capezzoli e la fessura tra le natiche. Sul suo petto si accoccola una pietra di giada cerchiata in oro, occhieggiante, scolpita in modo complicato; i suoi capelli, sciolti, ricadono deliziosamente. Mi sento orgoglioso della sua bellezza. È fiancheggiata da due uomini dall’aspetto imponente. Da una parte c’è il dottor Karl F. Silvestri, autore di Studi sulla fisiologia della termoregolazione. Corrisponde al millesimo all’immagine che di lui avevo estratto dalla mente di Judith nell’appartamento di lei una o due settimane fa sebbene sia più vecchio di quanto avrei scommesso, almeno 55 anni, forse più vicino ai 60. Piuttosto alto, troppo, un metro e 90. Tento di figurarmi l’immagine del suo enorme corpo grande e grosso sopra quello sottile flessuoso di Judith, mentre le preme addosso. Non ce la faccio. Ha due guance floride, un’espressione imperturbabilmente piena di sé, occhi teneri intelligenti. Irradia verso di lei una protezione da zio, da padre. Mi rendo conto come mai Jude è attratta da lui: per lei rappresenta l’imponente figura paterna che quel povero cane bastonato di Paul Selig non è mai riuscito ad assumere nei suoi riguardi. Dall’altra parte di Judith c’è un uomo che sospetto sia il professor Claude Guermantes; getto una rapida occhiata dentro di lui e la mia congettura trova conferma. Ha una mente effervescente, argento vivo, una sorgente scintillante, abbacinante. Pensa contemporaneamente in tre o quattro lingue. La sua energia tempestosa mi riduce a pezzi al primo contatto. Ha circa quarant’anni, è alto poco meno di un metro e 90, muscoloso, atletico; porta i suoi eleganti capelli biondo-rossicci acconciati in onde turbinanti, barocche, e la sua corta barbetta a punta è tenuta in maniera impeccabile. I suoi abiti sono di stile così avanzato che mi mancano le parole per descriverli, inesperto come sono delle nuove mode: una specie di mantello di tessuto ruvido grezzo, verde e oro (di lino? di mussola?), una fascia scarlatta, calzoni in satin svasati, stivali alti appuntiti stile medioevale. Il suo aspetto dandy e l’atteggiamento affettato lo fanno sembrare un omosessuale, e invece irradia una potentissima aura di eterosessualità, e da come Judith è atteggiata, da come lo guarda appassionatamente, comincio a rendermi conto che devono essere stati, una volta, amanti. Può darsi che lo siano tuttora. Sono alquanto restio a sondare le menti su questo punto. Le mie incursioni nella privacy di Judith sono un argomento troppo scottante tra noi due.

— Vorrei farti conoscere mio fratello David — dice Judith.

Silvestri sorride tutto radioso. — Ho sentito parlare molto di voi, signor Selig.

— Veramente? — (C’è quell’anormale di mio fratello, Karl. Ci crederesti? Lui riesce veramente a leggere nel pensiero. Per lui i tuoi pensieri sono a sua disposizione come una trasmissione radiofonica). Quante cose effettivamente Judith ha svelato sul mio conto? Proverò a sondarlo per vedere. — Chiamami David. Tu sei il dottor Silvestri, giusto?

— Esattamente. Karl. Preferirei che tu mi chiamassi Karl.

— Ho saputo un mucchio di cose su di te da Jude — dico io. Non riesco a captare niente. Accidenti! Questi miserabili poteri che svaniscono; colgo solo crepitii di statica, nebbiosi frammenti di pensiero inintelligibile. La sua mente è, per me, opaca. La mia testa comincia a rintronare. — Lei mi ha mostrato due dei tuoi libri. Vorrei poter capire cose come quelle.

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