Mercoledì. Mi trastullo con il compito finale di Yahya Lumumba fatto a metà. E con qualche altro progetto del genere, poche futili righe per ognuno. Non concludendo niente. Mi telefona Judith. — C’è un party — dice lei. — Sei invitato. Ci saranno tutti.
— Un party? Chi? Dove? Perché? Quando?
— Sabato sera. Vicino al Columbia. Da Claude Guermantes. Lo conosci? Professore di letteratura francese. — No, il nome non è Guermantes. L’ho cambiato per proteggere il colpevole. — È uno di quei nuovi professori carismatici. Giovane, dinamico, bello, un amico di Simone de Beauvoir, di Genet. Karl e io ci andiamo. E ci va un mucchio di altra gente. Lui invita sempre la gente più interessante.
— Genet? Simone de Beauvoir? Ci saranno?
— Ma no, stupido, loro no. Però ne varrà la pena. I party di Claude sono i migliori che io conosca. Un brillante assortimento di personaggi.
— È vampiresco.
— Lui come prende così dà. Ha insistito particolarmente che invitassi te.
— Ma come fa a conoscermi?
— Attraverso me — dice lei. — Abbiamo parlato di te. Ha una voglia pazza di incontrarti.
— I party non mi piacciono.
—
Conosco quel tono di voce, ammonitore. Non è proprio il momento di litigare. — Benissimo — dico, sospirando. — Sabato sera. Dammi l’indirizzo. — Perché sono così arrendevole? Perché lascio che Judith mi faccia ballare come vuole? È così che vado edificando il mio amore per lei, con queste capitolazioni?
Giovedì. Stendo due paragrafi, prima di pranzo, per Yahya Lumumba. Sono molto preoccupato per la sua reazione circa il lavoro che sto scrivendo per lui. Potrei finire per odiarlo. Se mai riuscirò a finirlo.
Venerdì. Mi sveglio tutto dolorante, la febbre alta. Indubbiamente un attacco di febbre malarica psicosomatica. La mente irritata, esacerbata che flagella spietatamente il corpo indifeso. Tremiti seguiti da bollenti sudate seguite da tremiti. Vomito anche le budella. Mi sento vuoto. Una testa piena di paglia. Ahimè! Non ce la faccio a lavorare. Scribacchio qualche riga pseudo-lumumbesca e getto via il foglio. Indisposto come un cane rognoso. Bene, una buona scusa, in ogni caso, per non andare a quello stupido party. Leggo i miei metafisici minori. Qualcuno di loro non è poi tanto minore. Traherne, Crashaw, William Cartwright. Per esempio, Traherne:
Puri sorgivi poteri che Corruzione detesta,
Simili al più limpido Cristallo
O a nitido lucido Ottone
Si rivestirono volentieri dell’Immagine del loro Oggetto:
Impressioni Divine, quando giunsero,
Rapide invasero e infiammarono l’Anima mia.
Non è Materia questa, è Splendore