Tutto molto brillante, Selig. Eccoti un "ottimo". Lo hai scritto con chiarezza e con forza e dimostri un eccellente possesso degli assunti filosofici che ne stanno alla base. Puoi considerarti il migliore. Adesso, ti senti meglio?
24
È stata un’idea balorda, Kitty, una fantasia da scemi. Non avrebbe mai potuto funzionare. Ti stavo chiedendo l’impossibile. C’era un’unica conseguenza ipotizzabile in realtà: io ti avrei annoiata ti avrei infastidita, ti avrei allontanata da me. Potrei dare la colpa a Tom Nyquist: l’idea era sua. No, la colpa è mia. Non ero mica obbligato ad ascoltare quella sua idea balorda, non è così? La colpa è mia. La colpa è mia.
Assioma: è sempre un delitto contro l’amore tentare di cambiare l’anima di qualcuno, anche se sei convinto che l’amerai di più dopo che l’avrai trasformata in qualcos’altro.
Nyquist disse: — Forse anche lei legge nel pensiero, e il blocco è un fatto di interferenze, di urto tra le sue e le tue emissioni, che finisce per cancellare le onde sia nell’una sia nell’altra direzione. Per questo non c’è nessuna emissione che ti arriva da lei e probabilmente nessuna che arrivi a lei da te.
— Ho molti dubbi al riguardo — gli dissi io. Eravamo nell’agosto del 1963, due o tre settimane dopo che io e tu ci eravamo incontrati. Non vivevamo ancora insieme però eravamo già stati a letto un paio di volte. — Lei non ha un briciolo di capacità telepatica — insistetti. — È assolutamente normale. Questo fatto è essenziale, Tom: lei è una ragazza completamente normale.
— Non esserne così sicuro — disse Nyquist.
Lui non ti aveva ancora incontrata. Voleva incontrarti, però io non avevo ancora combinato. Tu non avevi mai sentito il suo nome. Dissi: — Se c’è una cosa che so di lei, è proprio questa: è una ragazza equilibrata, bene in salute, sana di mente, assolutamente normale. Perciò non legge nel pensiero.
— Perché quelli che leggono nel pensiero non sono equilibrati, non stanno bene in salute, e non sono sani di mente. Come te e come me. Come volevasi dimostrare, eh? Parla per te, bello mio.
— Il dono obnubila lo spirito — dissi. — Oscura l’anima.
— La tua, forse. Non la mia.
Su questo punto aveva ragione. La telepatia non lo aveva danneggiato. Forse io avrei avuto i problemi che avevo anche se non fossi nato con il dono. Non posso dar la colpa di tutte le mie disavventure solo alla presenza di un’abilità fuori del comune, cosa ne dite? E Dio lo sa che in giro c’è una moltitudine di nevrotici che non hanno mai letto nel pensiero in tutta la loro vita.
Alcuni telepatici non sono nevrotici.
Alcuni nevrotici non sono telepatici.
Dunque telepatia e nevrosi non sono necessariamente correlate.
Tu puoi sembrare un qualunque individuo normale eppure possedere il potere.
Ero scettico. Sotto pressione, Nyquist concesse che se tu avevi il potere, probabilmente me lo avresti rivelato attraverso certi manierismi inconsci di cui ogni telepate si accorgerebbe senza difficoltà: io non avevo individuato nessuno di questi manierismi. Tuttavia suggerì che tu avresti potuto essere un telepate latente, che il dono poteva essere lì, non sviluppato, non funzionale, celato nel profondo della tua mente e in un certo qual modo attivo solo per difenderti dai miei sondaggi. Soltanto un’ipotesi, disse lui. Però mi stuzzicava, mi tentava. — Supponi che lei abbia questo potere latente — dissi. — Potrebbe essere risvegliato, non credi?
— Perché no? — disse Nyquist.
Ero ansioso di crederci. Avevo davanti la visione di te risvegliata alla completa capacità di ricezione, capace di captare le trasmissioni con la stessa facilità e la stessa incisività con cui le captavamo Nyquist e io. Come sarebbe stato intenso il nostro amore, allora! Saremmo stati completamente spalancati l’uno all’altro, spogli di tutte quelle piccole simulazioni e difese che impediscono anche agli amanti più intimi una piena realizzazione dell’unione delle anime. Avevo già sperimentato una forma parziale di questo tipo di intimità con Tom Nyquist, ma è ovvio che non lo amavo, e in fondo non mi piaceva neanche, per cui in realtà fu un disastro, una brutale ironia, che le nostre menti potessero essere in un contatto così intimo. Tu invece? Se fossi riuscito anche solo a svegliarti, Kitty! E perché no? Chiesi a Nyquist se riteneva che fosse possibile. Prova e lo scoprirai, disse lui. Fa’ degli esperimenti. Tenendole le mani, standovene seduti insieme al buio, mettici un po’ di energia e tenta di agganciarti a lei. Val la pena di tentare, no? Sì, dissi io, è ovvio che vale la pena di tentare.