Читаем Morire dentro полностью

A Selig pareva ovvio. Forse Nyquist lo stava stuzzicando: la voce calma, senza inflessioni, neutra. Un gioco. Un modo come un altro per passare il tempo. Desiderò di non aver telefonato. Qualcosa di importante sembrava che stesse succedendo sulla telescrivente che riportava i dati di Borsa, e l’altro telefono stava squillando. Nadel, farfugliando, gli lanciò un’occhiata gelida: Su, va, c’è del lavoro da fare! Brusco, Selig disse: — Io… be’, sì… mi interessa molto. E mi infastidisce il fatto di non aver nessuna possibilità di scoprire da lei quello che veramente è.

Nyquist disse: — Vuoi dire che ti dà fastidio non riuscire a spiare dentro di lei.

— Questa frase non mi piace.

— Di chi è questa frase? Non certo mia. È così che tu consideri quello che noi facciamo, non è vero? Come uno spiare negli altri. Tu ti senti in colpa perché spii nella gente, giusto? Però ti senti anche sottosopra quando non riesci a spiare.

— Penso che sia così — ammise Selig con risentimento.

— Con questa ragazza ti ritrovi obbligato a ricorrere a quelle stesse tecniche di rozze congetture per trattare con la gente, quelle tecniche che il resto dell’umanità è condannato a usare in continuazione, e a te questo non piace. Vero?

— Fai di tutto per farlo sembrare così maledettamente sporco, Tom.

— Ma che cosa vuoi che ti dica?

— Io non voglio niente. Sto soltanto dicendoti che c’è questa ragazza che io non riesco a leggere, che non mi sono mai imbattuto in una situazione del genere prima d’ora, che mi sto chiedendo se tu avessi per caso qualche idea da espormi sul perché lei è fatta così.

— No — disse Nyquist. — Non mi viene in mente niente.

— Benissimo, allora. Io…

Però Nyquist non aveva finito. — Evidentemente io non posso dirti se lei è opaca al processo telepatico in quanto tale oppure è opaca soltanto a te, David. — Questa possibilità era saltata in mente a Selig proprio un momento prima. Si accorse che lo disturbava profondamente. Nyquist proseguì, conciliante: — Facciamo l’ipotesi che tu, uno di questi giorni, la porti a spasso e mi ci fai dare un’occhiatina. Può darsi che io riesca a scoprire qualcosa di utile sul suo conto.

— Lo farò — disse Selig senza troppo entusiasmo. Lui lo sapeva che un incontro del genere era necessario e inevitabile, però l’idea di esporre Kitty alle occhiate di Nyquist lo metteva in agitazione. Non riusciva a capire con chiarezza il perché. — Presto, uno di questi giorni — disse. — Senti, tutti i telefoni stanno suonando all’impazzata. Ci sentiamo, Tom.

— Dalle un bacio per me — disse Nyquist.

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David Selig

Studi su Selig n. 101, Prof. Selig

10 novembre 1976


L’entropia come fattore

della vita di ogni giorno

L’entropia, in fisica, è definita come un’espressione matematica del livello di energia in sistema termodinamico che è impossibile rinconvertire in potenza operativa. In termini metaforici più generalizzati, l’entropia può essere concepita come la tendenza irreversibile di un sistema, universo incluso, a aumentare il disordine e l’inerzia. Che è come dire che le cose vanno via via peggiorando, finché, alla fine, diventano tanto malridotte che ci mancano perfino i mezzi per riuscire a capire fino a che punto sono malridotte.

Il grande fisico americano Josiah Willard Gibbs (1839-1903) fu il primo ad applicare alla chimica la seconda legge della termodinamica, la legge che definisce il crescente disordine dell’energia in un sistema chiuso. Fu Gibbs che con maggior fermezza enunciò il principio per cui il disordine aumenta spontaneamente con l’invecchiare dell’universo. Tra coloro che estesero le vedute di Gibbs nel campo della filosofia ci fu il brillante matematico Norbert Wiener (1894-1964) il quale dichiarò, nel suo libro Introduzione alla cibernetica — L’uso umano degli esseri umani: «Col crescere dell’entropia, l’universo, come tutti i sistemi chiusi, tende spontaneamente a deteriorarsi e a perdere la sua individualità, a spostarsi dallo stato meno probabile a quello più probabile, da uno stato di organizzazione e differenziazione nel quale esistono distinzioni e forme, a uno stato di caos e di appiattimento. Nell’universo di Gibbs l’ordine ha probabilità minima, il caos ha probabilità massima. Però mentre l’universo intero, se di fatto esiste un universo intero, tende a scivolare in basso, ci sono zone la cui evoluzione sembra opporsi a quella dell’universo nel suo insieme e nelle quali c’è una limitata e temporanea tendenza all’organizzazione, alla crescita. La vita è situata in una di queste zone».

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