Читаем Operazione Domani полностью

I tempi della nave prevedevano il raggiungimento dell’orbita stazionaria (22,1 ore di periodo orbitale, perché è quella la lunghezza di un giorno di Avamposto) alle zero due e quarantasette; la scialuppa di dritta sarebbe partita alle prime ore del mattino (il «mattino» della nave), alle tre e zero zero in punto. Non molti chiesero di partecipare al volo (niente di più, perché nessun passeggero avrebbe messo piede a terra): il secondo turno di guardia non è un orario troppo popolare fra la maggioranza dei passeggeri.

Ma io mi sarei persa più volentieri Armageddon. Lasciai un bel party e andai a letto alle ventidue, per farmi diverse ore di sonno prima di alzarmi e ripulirmi. Mi svegliai alle due e scivolai in bagno, chiudendo a chiave la porta. Se non la chiudo, Shizuko entra subito dopo di me; l’ho scoperto il primo giorno sulla nave. Quando mi svegliai, lei era già in piedi e vestita.Chiusi la porta alle mie spalle e immediatamente vomitai.

Questo mi sorprese. Non ero immune a mal d’aria e simili, ma in quel viaggio non avevo avuto problemi. Prendere la Piantadifagiolo mi fa a pezzi lo stomaco, per ore e ore. Ma sulla Forward avevo avvertito una sola spinta d’accelerazione, quando eravamo entrati nell’iperspazio; e la sera precedente, appena prima di cena, avevo sentito un tremito analogo quando eravamo tornati nello spazio normale, ma il ponte ci aveva avvertiti di aspettarcelo.Adesso la gravità (artificiale) era a posto? Non ne ero sicura. Mi girava la testa, ma poteva essere un effetto collaterale della vomitata; perché avevo rimesso tutto, proprio come se mi fossi trovata sulla maledetta Piantadifagiolo.

Mi ripulii la bocca, mi lavai i denti senza dentifricio, pulii un’altra volta la bocca, e mi dissi: — Friday, ti aspetta il piatto del giorno. Non permetterai che una crisi imprevista di stomaco in subbuglio ti impedisca di vedere Avamposto. E poi hai messo su due chili, è ora di dare un taglio alle calorie.

Fatto il discorsetto allo stomaco e trasmesso il tutto alla disciplina di controllo mentale, uscii, lasciai che Tilly-Shizuko mi aiutasse a indossare una pesante tuta, poi mi diressi al boccaporto d’imbarco della scialuppa di dritta. Shizuko mi seguiva a ruota, con coperte pesanti per tutte e due. All’inizio ero stata tentata di fare amicizia con Shizuko, ma dopo aver intuito (e aver sentito confermare) il suo vero ruolo, provavo del risentimento per lei. Meschino da parte mia, senza dubbio. Ma una spia non ha diritto ai rapporti amichevoli che una cameriera merita sempre. Non ero sgarbata con lei; mi limitavo a ignorarla la maggior parte del tempo. Quel mattino non mi sentivo al massimo della socievolezza.

Il signor Woo, vice commissario di bordo addetto alle escursioni, era al boccaporto con una cartelletta. — Signorina Friday, sul mio elenco non c’è il vostro nome.

— Be’, io mi sono prenotata. Aggiungetelo, oppure chiamate il capitano.

— Non posso.

— E allora? Io mi siedo qui e non mi muovo più. Questa cosa non mi piace, signor Woo. Se avete intenzione di suggerire che non dovrei essere qui per l’errore di qualche impiegato del vostro ufficio, mi piacerà ancora meno.

— Mmm, probabilmente è un errore. Non c’è molto tempo. Perché non salite, vi fate dare un posto, e io risolverò la cosa dopo aver controllato tutti gli altri?

Non obiettò al fatto che Shizuko mi seguisse. Procedemmo in un passaggio lunghissimo (anche le scialuppe della Forward sono enormi), seguendo frecce che dicevano DA QUESTA PARTE PER IL PONTE, e arrivammo in una sala abbastanza grande, qualcosa come l’interno di un Vma omnibus: doppi comandi sul davanti, sedili per i passeggeri dietro, un grande parabrezza; e per la prima volta da che avevamo lasciato la Terra, rividi la «luce del sole». La luce del sole di Avamposto che delineava la curva bianca, bianchissima, di un pianeta, e dietro il cielo nero. La stella non si vedeva. Shizuko e io trovammo due sedili e allacciammo le cinture, del tipo quintuplo usato sugli Sb. Sapendo che avremmo volato con l’antiG, pensavo di limitarmi alla cintura che gira attorno alla vita; ma la mia piccola custode mi armeggiò attorno e allacciò tutto.Dopo un po’ il signor Woo venne a cercarmi, e alla fine mi trovò. Si chinò sull’uomo fra me e il corridoio centrale e disse: — Signorina Friday, mi spiace ma continuate a non essere sull’elenco.

— Davvero? Cosa ha detto il capitano?

— Non sono riuscito a trovarlo.

— Allora decidete voi. Io resto qui.

— Mi spiace. No.

— Sul serio? Da che parte mi prendete? E chi vi aiuterà a portarmi via? Perché dovrete trascinarmi a forza mentre scalcerò e strillerò, e vi assicuro che in fatto di calci e strilli non scherzo.

— Signorina Friday, non è possibile.

Il passeggero al mio fianco disse: — Giovanotto, non state facendo la figura del cretino? La signorina è una passeggera di prima classe. L’ho notata nel salone da pranzo, al tavolo del capitano. Adesso toglietemi quella stupida cartella dalla faccia e trovatevi qualcosa di meglio da fare.

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