— Fred? Lavora nella sala sette, prepara delle analisi. Vuole che glielo vada a chiamare, signor Walton? Posso fare in un momento.
— No… no, non lo disturbi, grazie. Lo andrò a cercare io più tardi. — Interiormente, Walton si sentì sollevato. Fred Walton, suo fratello minore, era un medico che lavorava per Poppy. Non c'era molto affetto tra i due fratelli, e Roy non voleva che Fred sapesse della sua presenza laggiù, e meno che meno voleva averlo tra i piedi in un momento del genere.
Girando con aria distratta per la clinica, diede un'occhiata ad alcuni bambini piccoli, grassocci e spaventati, e disse: — Avete trovato molti sub, oggi?
— Sette, fino a questo momento. Sono già pronti per la seduta delle undici. Tre tubercolotici, due ciechi, un caso di sifilide ereditaria.
— Sono soltanto sei — disse Walton.
— Oh, e uno spastico — disse il dottore. — Il nostro più grande raccolto, finora. Sette in una mattinata sola.
— Qualche guaio con i genitori?
— Che ne dice, lei? — domandò il dottore. — Ma alcuni mi sono sembrati comprensivi. Però il padre di uno dei tre tubercolotici per poco non ha fatto saltare il tetto. Poppy e tutto il resto.
— Non ricorda il nome? — domandò Walton, con un brivido improvviso, ma fingendo la massima calma.
Silenzio per un istante.
— No. Accidenti, non ci riesco. Se vuole posso cercare di trovarlo.
— Non si preoccupi — disse Walton frettolosamente.
Si mosse, e camminò lungo il corridoio tortuoso che conduceva alla camera delle esecuzioni. Falbrough, l'addetto alle esecuzioni, stava studiando un elenco di nomi, ed era seduto dietro la sua scrivania, quando Walton apparve.
Falbrough non sembrava il tipo d'uomo che amasse il proprio lavoro. Era piccolo e grassoccio, aveva un testone calvo a cupola, e i suoi occhi celesti brillavano del riflesso delle lenti a contatto.
— 'Giorno, signor Walton — disse.
— Buongiorno, dottor Falbrough. Tra poco sarà l'ora della sua operazione, vero?
— Le undici in punto, come sempre.
— Bene. C'è un nuovo regolamento in vigore da questo momento in poi — disse Walton. — Per mantenere la pubblica opinione dalla nostra parte.
— Signore?
— D'ora in poi, e fino a nuovo ordine, lei dovrà controllare la tessera di ogni bambino che verrà sottoposto all'operazione nell'archivio centrale, per essere completamente certo che non si verifichino errori. Capito? Ogni bambino.
— Errori? Ma come…
— Non si preoccupi di questo, Falbrough. Ieri c'è stato un errore veramente tragico in uno dei centri europei, un errore quasi impossibile, e che pure è accaduto. Potremmo trovarci tutti appesi a una corda, se la notizia si diffondesse. Perciò tenga la bocca chiusa, e faccia come le è stato detto. — "Ma fino a qual punto posso continuare a raccontare delle panzane così grosse? Ho scoperto una nuova arte" pensò Walton, per metà disgustato e per metà sbalordito, non avendo mai creduto di essere un bugiardo così spudorato.
Falbrough assunse immediatamente un'espressione grave e compunta: — Capisco, signore. Naturalmente. D'ora in avanti, ci sarà un doppio controllo. Non ci saranno errori, glielo assicuro.
— Bene. Cominci con il turno delle undici.
Walton non avrebbe sopportato di rimanere ancora più a lungo nella clinica. Gli pareva che la tensione si fosse fatta palpabile, insopportabile. Uscì da una porta secondaria, e chiamò un ascensore.
Qualche minuto più tardi fu di nuovo nel suo ufficio, dietro il rifugio sicuro offerto dalla barricata torreggiante di lavoro arretrato da svolgere. Il cuore gli batteva molto forte; aveva la gola secca, e le mani gli tremavano un poco. Ricordava ciò che gli aveva detto FitzMaugham: "Se facciamo anche una sola eccezione, l'intera struttura crollerà".
Be' allora la struttura aveva cominciato a crollare. E Walton aveva pochi dubbi sul fatto che FitzMaugham fosse già al corrente, o venisse presto al corrente, di quello che lui aveva fatto. Avrebbe dovuto coprire le eventuali tracce del suo operato. Il cielo sapeva, però, cosa avrebbe dovuto fare.
L'operatore del centralino chiamò e disse: — Il dottor Falbrough di Sonno Felice le vuole parlare, signore.
— Me lo passi.
Lo schermo si illuminò e vi apparve il viso di Falbrough; i suoi lineamenti paciosi apparivano sconvolti.
— Che c'è, dottore?
— È stata una fortuna che lei abbia dato quell'ordine poco fa, signore! Non riuscirà mai a indovinare quello che è accaduto.
— Lasciamo perdere gli indovinelli, Falbrough. Mi dica tutto…
— Io… be', signore, ho eseguito il controllo sui sette bambini che mi hanno mandato questa mattina. E indovini… cioè, volevo dire… be', uno di loro non avrebbe dovuto essere mandato da me!
— No!
— È la pura verità, signore. Un bambino perfetto, davvero. Ho qui la sua tessera. Il nome è Philip Prior, e le sue caratteristiche genetiche sono in perfetto ordine. In perfetto ordine, capisce?
— Ci sono delle raccomandazioni per l'eutanasia, sulla tessera? — domandò Walton.
— No, signore.
Walton cominciò a mordicchiare una matita logora e consunta, allora, fingendo di provare una grande ansia.