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Le tremò la voce, ma poi riprese le forze. Di' loro... di darmi il Nettare di Tùnivor. Adesso devi lasciarmi... ho consumato già troppe energie. Non provare più a parlarmi, a meno che tu non ce la faccia a raggiungere i Varden. In quel caso, c'è un'informazione che dovrò darti perché i Varden sopravvivano. Addio, Eragon. Cavaliere dei Draghi... la mia vita è nelle tue mani. Arya si ritrasse dal contatto. Le melodie ultraterrene che erano echeggiate durante rincontro svanirono. Eragon rabbrividì e si costrinse ad aprire gli occhi. Murtagh e Saphira erano al suo fianco e lo osservavano preoccupati. «Stai bene?» gli chiese Murtagh. «Sei rimasto li immobile per quasi un quarto d'ora.»


«Davvero?» disse Eragon, battendo le palpebre.


Sì, e avevi l'espressione di un gargoyle col mal di stomaco, commentò Saphira, asciutta. Eragon si alzò, massaggiandosi le ginocchia indolenzite. «Ho parlato con Arya!» Murtagh inarcò un sopracciglio, come se si stesse chiedendo se era uscito di senno. «L'elfa» spiegò Eragon. «Si chiama così.»


E che cosa può guarirla? domandò Saphira, impaziente.


Eragon raccontò loro tutta la conversazione. «Quanto sono lontani i Varden?» chiese Murtagh. «Non ne sono sicuro» confessò Eragon. «Da quello che mi ha mostrato, il loro rifugio è più lontano che da qui a Gil'ead.»


«E dovremmo riuscire a farcela in tre o quattro giorni?» esclamò Murtagh, infuriato. «Ma se ci abbiamo messo cinque lunghissimi giorni per arrivare qui! Che intenzioni hai? Di uccidere i cavalli? Sono stremati.».


«Ma se non facciamo niente, lei morirà! Se è troppo per i cavalli, Saphira potrà volare avanti con me e Ayra; almeno arriveremo dai Varden in tempo. Tu potrai raggiungerci con calma.» Murtagh sbuffò e incrociò le braccia. «Ovvio. Murtagh, la bestia da soma. Murtagh, lo scudiero. Avrei dovuto ricordare che di questi tempi non servo ad altro. Oh, e non dimentichiamoci che ogni soldato dell'Impero mi sta cercando perché, guarda caso, tu non sei stato capace di difenderti e sono dovuto venire io a salvarti. Già, suppongo che seguirò le tue istruzioni e porterò i cavalli, da bravo servo.»


Eragon rimase sconcertato dall'improvviso veleno nella voce di Murtagh. «Ma cosa ti prende? Ti sono molto riconoscente per quello che hai fatto. Non c'è motivo di arrabbiarti con me! Non ti ho chiesto io di accompagnarmi o di salvarmi da Gil'ead. L'hai scelto tu. Non ti ho costretto.» «Oh, non apertamente, no. Ma che altro potevo fare, se non aiutarti con i Ra'zac? E poi, a Gil'ead, come potevo lasciarti lì e avere la coscienza a posto? Il problema con te» disse Murtagh, puntando l'indice contro il petto di Eragon «è che sei così sprovveduto che costringi chiunque a prendersi cura di te!»


Le parole punsero Eragon sul vivo; riconobbe un seme di verità in esse. «Non mi toccare» sibilò. Murtagh scoppiò in una risata dura. «Altrimenti che cosa fai? Mi prendi a pugni? Ma se non sai nemmeno...» Fece per pungolarlo di nuovo col dito, quando Eragon gli afferrò il braccio e lo colpì allo stomaco.


«Ho detto non mi toccare!»


Murtagh si piegò in due, imprecando. Poi urlò e si avventò su Eragon. Caddero rotolandosi in un groviglio di braccia e gambe. Nessuno dei due sembrava voler risparmiare all'avversario duri colpi. Eragon sferrò un calcio verso il fianco destro di Murtagh, lo mancò e prese in pieno il falò. Scintille e tizzoni volarono dappertutto.


Continuarono a. picchiarsi, avvinghiati, cercando di assumere una posizione di vantaggio. Eragon riuscì a infilare i piedi sotto il torace di Murtagh e spinse con tutte le forze, Murtagh volò oltre la sua testa con una capriola, e atterrò dì schiena, con uno schianto secco.


Il fiato gli uscì dalla gola con un rantolo. Si rialzò e si volse di scatto, ansante, per affrontare Eragon. Si scagliarono di nuovo l'uno contro l'altro. La coda di Saphira piombò fra di loro, con un ruggito assordante. Eragon ignorò la dragonessa e cercò di scavalcare il serpente azzurro con un salto, ma lei gli fece lo sgambetto con una zampa artigliata e lo spedì a terra.


Basta!


Invano Eragon cercò di spostare la zampa muscolosa di Saphira dal petto, e vide che anche Murtagh era immobilizzato come lui. Saphira ruggì ancora, facendo schioccare le fauci. Voltò la testa verso Eragon e lo perforò con occhi lampeggianti. Proprio voi! Azzuffarvi come cani randagi per un avanzo di carne. Che cosa direbbe Brom!


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