«Non ci contare» disse Murtagh in tono piatto. «Se ci sarà uno scontro, l'unica cosa da fare sarà ucciderne quanti più è possibile per convincere gli altri che non vale la pena di combattere.» Il suo volto era calmo, privo di emozioni.
L'uomo sul sauro fece un segnale con la mazza e partì, e gli uomini a cavallo si lanciarono verso di loro al piccolo galoppo, scagliando giavellotti che sibilarono sulle loro teste. Ai loro fianchi sbatacchiavano foderi consunti. Le loro armi erano arrugginite e ossidate. Quattro di loro puntarono gli archi contro Eragon e Murtagh.
Il capo roteò in aria la mazza, e i suoi uomini risposero al gesto urlando, mentre circondavano Eragon e Murtagh. Eragon mosse le labbra. Stava per lanciare un incantesimo fra di loro quando si trattenne.
«Ora, voi due» disse il capo, rivolto a Eragon e Murtagh. «se volete essere così saggi da lasciare le armi, eviterete di essere trasformati in faretre viventi dai miei uomini.» Gli arcieri sogghignarono in maniera eloquente; gli altri scoppiarono di nuovo a ridere.
Murtagh fece un solo gesto: strìnse più forte la spada. «Chi siete e che cosa volete? Noi siamo uomini liberi che viaggiano in questa terra. Non avete il diritto di fermarci.»
«Oh, sì che ce l'abbiamo» rispose l'uomo sprezzante. «E diamine, gli schiavi non si rivolgono così ai propri padroni se non vogliono ricevere una bella lezione.»
Eragon trasalì.
Uno degli uomini aveva sollevato la coperta che avvolgeva Arya, rivelando il suo volto. Dopo un primo momento di stupore, gridò: «Torkenbrand, questa qui è un'elfa!» Gli uomini si agitarono sulle selle, mentre il capo spronava il cavallo per avvicinarsi a Fiammabianca. Guardò Arya e lanciò un fischio.
«Be', quanto vale?»
Torkenbrand tacque per qualche istante, poi allargò le braccia e disse: «A dir poco una fortuna che non potete nemmeno immaginare. L'Impero ci ricoprirà d'oro per lei!»
I cacciatori di uomini lanciarono grida di eccitazione, scambiandosi pacche sulle spalle. Un ruggito riempì le orecchie di Eragon, mentre Saphira scendeva in picchiata verso di loro.
Murtagh colse al volo il messaggio. Sferrò una gomitata in faccia all'uomo che gli stava accanto, facendolo cadere di sella, e ficcò i talloni nei fianchi di Tornac.
Il cavallo da guerra scosse la criniera e fece un balzo in avanti, si volse e s'impennò. Murtagh brandì la spada mentre gli anteriori di Tornac tornavano a terra, piantando gli zoccoli nella schiena dell'uomo. L'uomo gridò.
Prima che i cacciatori di uomini si riprendessero, Eragon si fece largo nella confusione e alzò le mani, pronunciando le parole antiche. Un globo di fuoco violetto colpì il terreno in mezzo alla mischia, esplodendo in una fontana di gocce fuse che si dissiparono come rugiada al sole. Un istante dopo, Saphira piombò dal cielo e atterrò accanto a lui. Spalancò le fauci, mostrando le zanne impressionanti, e ruggì. «Guardate!» gridò Eragon sopra il frastuono. «Sono un Cavaliere!» Levò Zar'roc sulla testa, la lama rossa che lampeggiava nel sole, poi la puntò contro i cacciatori di uomini. «Fuggite, se volete salva la vita!»