Gli uomini lanciarono grida sconnesse e si urtarono nella fretta di fuggire. Nella confusione. Torkenbrand venne colpito alla tempia da un giavellotto. Cadde a terra, stordito. Gli uomini ignorarono il capo caduto e corsero via a ranghi sparsi, scoccando sguardi terrorizzati verso Saphira. Torkenbrand si alzò sulle ginocchia. Un rivolo di sangue gli scorreva dalla tempia, ramificandosi in un delta cremisi sulla guancia. Murtagh smontò di sella e si avvicinò a lui a grandi passi, la spada in pugno. Torkenbrand alzò debolmente un braccio per parare il colpo. Murtagh lo guardò con freddezza, poi vibrò un fendente diretto al collo. «No!» gridò Eragon, Ma era troppo tardi. Il corpo decapitato di Torkenbrand si afflosciò in una nuvola di polvere. La sua testa rotolò a terra con un tonfo agghiacciante. Eragon corse da Murtagh, in preda al furore. «Sei impazzito?» strillò. «Perché l'hai ucciso?»
Murtagh ripulì la spada sulla giubba di Torkenbrand. La lama lasciò una lunga macchia scura. «Non capisco perché sei così turbato.»
«Turbato!» esplose Eragon. «Sono molto più che turbato. Ti ha mai sfiorato l'idea che potevamo lasciarlo li dov'era e continuare per la nostra strada? Certo che no! Ti sei trasformato in un boia e gli hai tagliato la testa! Era indifeso!»
Murtagh sembrava sinceramente sorpreso dall'ira di Eragon. «Be', non potevamo lasciarlo libero…
«Ma non serve macchiarsi di violenze inutili. Che fine ha fatto la compassione?»
«La compassione? La
«Credi che io mi diverta?» esclamò Murtagh. «La mia vita è stata sotto costante minaccia dal giorno in cui sono nato! Tutte le mie ore di veglia sono trascorse a evitare pericoli in una forma o in un'altra. E nemmeno il sonno viene facile, perché ho sempre il timore di non rivedere l'alba. Se c'è un periodo in cui mi sono sentito al sicuro, dev'essere stato quando ero nel grembo di mia madre, anche se non ero al sicuro nemmeno lì! Non capisci... se vivessi con questa paura, avresti imparato la mia stessa lezione: Non correre rischi.» Indicò il corpo di Torkenbrand. «Quello era un rischio che ho eliminato. Mi rifiuto di sentirmi in colpa, e non mi farò affliggere da ciò che è compiuto.» Eragon avvicinò il viso a un soffio dal suo. «È stata comunque un'azione sbagliata.» Legò Arya a Saphira, poi montò in groppa a Fiammabianca. «Andiamo.» Murtagh guidò Tornac intorno al corpo di Torkenbrand, riverso in una pozza di sangue.
Cavalcavano a un ritmo che Eragon avrebbe ritenuto impossibile soltanto una settimana prima; gli zoccoli dei cavalli consumavano leghe su leghe come se avessero le ali. Puntarono a sud, passando fra due diramazioni dei Monti Beor; avevano la forma di una tenaglia pronta a chiudersi, le punte distanti fra loro soltanto un giorno di viaggio. Eppure la distanza sembrava minore per la mole imponente delle montagne, Era come se stessero attraversando una valle di giganti. Quando si fermarono, Eragon e Murtagh consumarono la cena in silenzio, senza alzare gli occhi dai piatti. Dopo, Eragon disse asciutto: «Faccio io il primo turno di guardia.» Murtagh annuì è si distese sulle coperte, dandogli la schiena.
La dragonessa si ritrasse dalla sua mente con un dolce sussurro.
FUGA ATTRAVERSO LA VALLE
L
a mattina dopo, Saphira prese il volo sia con Arya che con Eragon. Quest'ultimo aveva voglia di stare lontano da Murtagh per un po'. Rabbrividì e si strinse addosso il mantello. C'era aria di neve, Saphira colse pigramente una corrente ascensionale e chiese: