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Eragon contemplò i Monti Beor, che torreggiavano sopra di loro malgrado Saphira volasse a una certa altitudine. Ieri è stato commesso un omicidio. Non ci sono altre parole per dirlo. Saphira s'inclinò a sinistra. È stato un gesto affrettato e impulsivo, ma Murtagh ha cercato di fare la cosa giusta. Gli uomini che comprano e vendono altri esseri umani meritano qualunque sciagura capiti loro. Se non fossimo impegnati ad aiutare Arya, andrei io stessa a dare la caccia agli schiavisti per farli a pezzi!


Sì, disse Eragon in tono mesto, ma Torkenbrand era indifeso. Non aveva armi e non poteva fuggire. Ancora un attimo e probabilmente si sarebbe arreso. Murtagh doveva dargli una possibilità. Se almeno Torkenbrand fosse stato in grado di combattere, non sarebbe stato così orribile. Eragon, se anche Torkenbrand avesse combattuto, il risultato sarebbe stato lo stesso. Sai bene quanto me che pochi sono in grado di uguagliare te o Murtagh con la spada. Torkenbrand sarebbe morto comunque, anche se pare che a te sembri più onorevole o giusto morire in un duello impari. Non so che cosa è giusto! ammise Eragon, turbato. Non ci sono risposte sensate.


A volte, disse Saphira con dolcezza, non ci sono risposte. Impara ciò che puoi su Murtagh e poi perdonalo. Se non puoi perdonarlo, almeno dimentica, perché a te non voleva fare alcun male, per quanto il suo gesto sia stato deprecabile. Hai ancora la testa sul collo, no?


Accigliato, Eragon si spostò sulla sella, agitandosi come un cavallo che caccia le mosche, e controllò la posizione di Murtagh sbirciando da sopra la spalla di Saphira. Una macchia di colore molto distante sulla rotta che avevano percorso attirò la sua attenzione.


Accampati vicino al letto asciutto di un torrente che avevano attraversato nella tarda serata del giorno prima c'erano gli Urgali. I battiti del suo cuore accelerarono. Come avevano fatto gli Urgali, che viaggiavano a piedi, a guadagnare così tanto terreno? Anche Saphira vide i mostri; torse le ali e le avvicinò al corpo per lanciarsi in una profonda picchiata che squarciò l'aria. Non credo che ci abbiano visti, disse lei.


Eragon sperò che fosse così. Socchiuse gli occhi per proteggersi dalla forte corrente d'aria provocata dalla brusca discesa della dragonessa. Il loro capo li sta guidando a rotta di collo, disse. Già;,.. magari muoiono tutti di stanchezza.


Quando atterrarono, Murtagh domandò brusco: «Che cosa c'è?»


«Gli Urgali ci stanno raggiungendo» disse Eragon, indicando l'accampamento della colonna. «Quanto ancora?» domandò Murtagh, tendendo le mani contro il cielo per calcolare le ore che mancavano al tramonto.


«Normalmente?... Immagino altri cinque giorni. Alla velocità che stiamo tenendo, direi soltanto tre. Ma a meno che non arriviamo domani,. gli Urgali probabilmente ci prenderanno, e Arya morirà.» «Potrebbe resistere un altro giorno.»


«Non possiamo contarci» obiettò Eragon. «L'unico modo per arrivare dai Varden in tempo è non fermarci per nessuna ragione, nemmeno per dormire, È la nostra unica speranza.» Murtagh proruppe in una risata amara. «Come pensi di farcela? Sono giorni che non facciamo un sonno come si deve. A meno che i Cavalieri non siano fatti di una materia diversa dal resto di noi mortali, tu sei stanco come me. Per non parlare dei cavalli. Nel caso tu non l'abbia notato, stanno per crollare. Un altro giorno con questo ritmo potrebbe ucciderci tutti.»


Eragon si strinse nelle spalle. «E allora sia. Non abbiamo scelta.»


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