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Murtagh guardò le montagne. «Possiamo separarci, e tu puoi andare avanti con Saphira... Questo costringerebbe gli Urgali a dividere le forze e ti offrirebbe un'occasione migliore per raggiungere i Varden.»


«Sarebbe un suicidio» disse Eragon, incrociando le braccia. «In qualche modo questi Urgali sono più veloci a piedi che noi a cavallo. Ti braccherebbero come un cervo. L'unico modo per sfuggire loro è trovare asilo dai Varden.» Nonostante quelle parole, Eragon non era più sicuro di volere che Murtagh restasse. Mi piacerebbe, si disse, ma non sono più convinto che sia la cosa giusta. «Fuggirò più tardi» disse Murtagh all'improvviso. «Quando arriveremo dai Varden, sparirò in una valle laterale e troverò la strada per il Surda, dove potrò nascondermi senza attirare troppa attenzione.»


«Quindi resti?»


«Sonno o non sonno, ti accompagnerò dai Varden» promise Murtagh.

Con rinnovata determinazione, si sforzarono di distanziare gli Urgali, eppure i loro inseguitori continuavano a guadagnare terreno. Al calar della sera, i mostri erano di un terzo più vicini di quella mattina. La stanchezza erodeva le forze di Eragon e Murtagh, che dormirono a turno in sella, mentre chi restava sveglio guidava gli animali nella giusta direzione.


Eragon ripescò i ricordi di Arya per orientarsi, ma data la natura remota della sua mente, qualche volta gli accadde di sbagliare strada, errori che costarono del tempo prezioso. Via via deviarono verso le colline ai piedi dei monti, lungo il braccio orientale della tenaglia, cercando la valle che li avrebbe condotti dai Varden. La mezzanotte arrivò e passò senza traccia di loro.

Quando il sole annunciò il nuovo giorno, furono lieti di constatare che gli Urgali erano rimasti indietro. «Questo è l'ultimo giorno» disse Eragon con un gran sbadiglio. «Se non siamo ragionevolmente vicini ai Varden per mezzogiorno, allora volerò avanti con Arya. Tu sarai libero di andare dove vuoi, ma dovrai portare cori te Fiammabianca. Non potrò tornare indietro a prenderlo.» «Forse non sarà necessario; potremmo arrivare in tempo» disse Murtagh. Accarezzò il pomello della sua spada.


Eragon si strinse nelle spalle. «Potremmo.» Si avvicinò ad Arya e le posò una mano sulla fronte. Era madida di sudore e scottava. I suoi occhi si muovevano a scatti sotto le palpebre, come se stesse vivendo un incubo. Eragon le tamponò la fronte con un panno bagnato, desideroso di poter fare di più.

Nella tarda mattinata, dopo aver aggirato una montagna particolarmente vasta, Eragon scorse una stretta valle incuneata nel suo versante più lontano. La valle era così piccola che poteva facilmente passare inosservata. Da essa scorreva il fiume Zannadorso, che Arya aveva menzionato; poi proseguiva serpeggiando per il territorio. Eragon sorrise di sollievo; era proprio come l'aveva descritto l'elfa.


Si guardò indietro ed ebbe un sussulto: la distanza fra loro e gli Urgali si era ridotta a poco più di una lega. Indicò la valle a Murtagh. «Se riusciamo a infilarci lì senza essere visti, potremmo confonderli.»


Murtagh parve scettico. «Vale la pena di tentare. Ma finora ci hanno seguito senza difficoltà.» Mentre si avvicinavano alla valle, passarono sotto i rami contorti della foresta dei Beor. Gli alberi erano alti, con la corteccia rugosa quasi nera, aghi dello stesso colore, e radici nodose che spuntavano dal terreno come ginocchia nude. Il terreno era disseminato di pigne, ciascuna delle dimensioni di una testa di cavallo. Scoiattoli neri chiacchieravano dalle cime degli alberi, e occhi scintillavano dai buchi nei tronchi. Grandi barbe verdi di luparia pendevano dai rami ritorti. La foresta diede a Eragon una sensazione di disagio; i capelli gli si rizzarono sulla nuca. C'era qualcosa di ostile nell'aria, come se gli alberi provassero rancore per la loro intrusione. Sono molto antichi disse Saphira, sfiorando un tronco con il naso.


Sì, disse Eragon, ma non cordiali La foresta si infittiva via via che si addentravano. La mancanza di spazio costrinse Saphira ad alzarsi in volo con Arya. Senza un sentiero da seguire, il folto sottobosco rallentò Eragon e Murtagh. Lo Zannadorso scorreva lì vicino, riempiendo l'aria con il suono dell'acqua che gorgoglia. Una vetta vicina oscurava il sole e li sprofondava in un crepuscolo anticipato.


All'ingresso della valle, Eragon si accorse che sebbene avesse l'aspetto di una sottile fenditura fra i picchi, era molto, molto più ampia di quelle della Grande Dorsale.


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