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Murtagh scrollò le spalle. «La febbre sì è alzata e lei si agita molto. Che cosa ti aspettavi? Le forze la stanno abbandonando. Dovresti portarla in volo dai Varden prima che il veleno compia la sua opera.»


«Non ti lascio indietro» insistette Eragon, riacquistando vigore a ogni boccone. «Non con gli Urgali così vicini.»


Murtagh si strinse di nuovo nelle spalle. «Come vuoi. Ma ti avverto; lei non vivrà se tu rimani con me.»


«Non dirlo» protestò Eragon, raddrizzando la schiena in sella a Saphira. «Aiutami a salvarla. Possiamo ancora farcela. Considerala una vita per una vita... una riparazione per la morte di Torkebrand.»


Il volto di Murtagh si oscurò all'istante. «Non devo niente a nessuno. Tu...» Si interruppe quando un corno risuonò nella foresta. «Dovrò dirti una cosa, dopo» tagliò corto, e andò in fretta verso i cavalli. Afferrò le redini e si allontanò di corsa, scoccando un'occhiata furente a Eragon. Eragon chiuse gli occhi quando Saphira spiccò il volo. Quanto avrebbe voluto sdraiarsi su un letto soffice e dimenticare tutti i suoi affanni. Saphira, disse alla fine, proteggendosi le orecchie con le mani per riscaldarle, e se portassimo Arya dai Varden? Una volta messa lei al sicuro, potremmo volare indietro da Murtagh per aiutarlo a fuggire.


I Varden non ti lascerebbero andare, disse Saphira. Per quanto ne sanno, tu potresti tornare indietro per informare gli Urgali del loro nascondiglio. Non ci presentiamo certo nelle migliori circostanze per conquistare la loro fiducia. Vorranno sapere perché abbiamo guidato un'intera compagnia di Kull fino ai loro cancelli.


Diremo loro la verità, e speriamo che ci credano, disse Eragon.


E che cosa faremo se i Kull attaccano Murtagh?


Li combatteremo, ovvio! Non permetterò che lui e Arya siano catturati o uccisi, disse Eragon, indignato.


Nelle parole della dragonessa comparve una punta di sarcasmo. Che nobiltà d'animo. Oh, potremmo abbattere molti Urgali,.. tu con magia e spada, io con denti e artigli... ma alla fine sarebbe tutto inutile. Sono in troppi... Non possiamo sconfìggerli, solo essere sconfitti.


E allora? disse lui. Non lascerò Murtagh e Arya alla loro mercé.


Saphira agitò la coda; la punta frustò l'aria con un sibilo. Non ti sto chiedendo di farlo. Ma se attaccassimo per primi, avremmo il vantaggio della sorpresa.


Sei impazzita? Loro ci... La sua voce si smorzò mentre rifletteva. Non potrebbero fare niente, concluse, stupito.


Esatto, disse Saphira. Possiamo infliggere loro molte perdite, pur restando a distanza di sicurezza. Scagliamo contro di loro delle pietrel propose Eragon. Questo dovrebbe confonderli. Se i.loro crani non sono abbastanza duri da proteggerli. Saphira s'inclinò sulla destra e scese verso il fiume Zannadorso. Afferrò un macigno di media grandezza con gli artigli, mentre Eragon raccoglieva una manciata di pietre grosse quanto un pugno. Carica di munizioni, Saphira scivolò con ali silenziose fino a disporsi sopra l'orda degli Urgali. Ora! esclamò, lasciando cadere il macigno. Si udirono una serie di schiocchi soffocati quando i missili piombarono sulla foresta, schiantando i rami degli alberi. Un attimo dopo, terribili ululati echeggiarono per tutta la valle. Eragon sorrise nel sentire gli Urgali che si affannavano a cercare riparo. Andiamo a prendere altre munizioni, suggerì, chinandosi sul collo di Saphira. Lei emise un ringhio di approvazione e tornò al fiume.


Fu un lavoro duro, ma riuscirono a ostacolare i progressi degli Urgali, anche se era impossibile fermarli del tutto. Gli Urgali riguadagnavano terreno ogni volta che Saphira si allontanava per prendere altre pietre. Malgrado ciò, i loro sforzi permisero a Murtagh di restare davanti alla colonna.


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