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L'acqua esplose quando la testa di Saphira emerse dagli abissi. Le sue fauci si richiusero sulla lancia, spezzandola come un fuscello mentre la strappava dalle mani del Kull con un violento strattone. Prima che potesse ghermire l'Urgali, i suoi compagni le scagliarono addosso le lance e la colpirono sul muso, Saphira arretrò, sibilando furiosamente, e frustò l'acqua con la coda. Il Kull in testa alla fila cercò di passare, armato della lancia tesa contro la dragonessa, ma fu costretto a fermarsi quando lei fece schioccare i denti a un soffio dalle sue gambe. Tutta la fila di Urgali si fermò mentre lei li teneva a bada. Nel frattempo quelli sull'altra sponda del lago continuavano a correre verso la cascata, . .


Questi li ho intrappolati, disse Saphira a Eragon, ma fate in fretta... non posso trattenerli all'infinito. Gli arcieri sulla riva stavano già mirando contro di lei. Eragon si concentrò per correre più forte, ma lo stivale scivolò su una pietra e lui cadde in avanti. Murtagh lo afferrò all'ultimo istante per gli avambracci e continuarono a correre insieme, gridando per incitare i cavalli. Erano quasi alla cascata. Il fragore era assordante, come quello di una valanga. Una bianca parete d'acqua si riversava dalla rupe, precipitando con furia sulle rocce di sotto, dove sollevava una nube di goccioline polverizzate che si posarono sui loro volti accaldati. A quattro iarde dalla cortina spumeggiante, la spiaggia si allargava, dando loro un certo spazio di manovra.


Saphira ruggì quando la lancia di un Urgali le lacerò un fianco, e si ritrasse sott'acqua. A quel punto i Kull ripresero a correre come ossessi. Ancora poche centinaia di piedi e li avrebbero raggiunti. «Che cosa facciamo?» chiese Murtagh con freddezza.


«Non lo so. Lasciami pensare!» esclamò Eragon, cercando le istruzioni finali fra i ricordi di Arya. Scrutò il terreno finché non trovò una pietra grande quanto una mela, l'afferrò e la battè sulla rupe vicino alla cascata, gridando: «Ai varden abr du Shur'tugals gata vanta!»


Non accadde nulla.


Provò di nuovo, gridando più forte, ma riuscì soltanto a farsi male alla mano. Si voltò disperato verso Murtagh. «Siamo in trappo...» Le sue parole furono interrotte dalla comparsa improvvisa di Saphira, che affiorò dal lago e li inondò di acqua gelata. Atterrò sulla spiaggia e si accovacciò, pronta alla battaglia.


I cavalli indietreggiarono terrorizzati, cercando di fuggire. Eragon li raggiunse con la mente per calmarli. Dietro di te! gridò Saphira. Eragon si volse e vide il primo Urgali che correva verso di lui, lancia in resta. Da vicino, il Kull era alto quanto un piccolo gigante, con braccia e gambe grossi come tronchi.


Murtagh ritrasse il braccio e scagliò la spada con incredibile prontezza. La lunga lama fece un giro completo su sè stessa e colpì di punta il Kull in pieno petto. L'enorme Urgali crollò in terra con un gorgoglio strozzato. Prima che un altro Kull potesse attaccare, Murtagh scattò verso il cadavere ed estrasse la spada.


Eragon alzò la mano, col palmo rivolto in avanti, e gridò: «Jierda theirra kalfis!» Lungo la riva risuonarono schiocchi agghiaccianti. Una ventina di Urgali caddero nel Kóstha-mérna urlando e tenendosi le gambe, da cui spuntavano frammenti d'osso. Senza rompere il passo, il resto degli Urgali marciò sui compagni caduti. Eragon lottò contro la stanchezza, appoggiandosi a Saphira per avere un sostegno.


Una raffica di frecce, impossibile da vedere al buio li sfiorò per andare a schiantarsi contro la roccia. Eragon e Murtagh si abbassarono, coprendosi la testa. Con un piccolo ringhio, Saphira fece un balzo in avanti per proteggere loro e i cavalli con i suoi fianchi corazzati. Un coro di schiocchi metallici annunciò che la seconda raffica di frecce era rimbalzata sulle sue squame. «E adesso?» gridò Murtagh. La rupe non mostrava alcun ingresso. «Non possiamo restare qui!» Eragon udì Saphira ringhiare quando una freccia le lacerò la sottile membrana del bordo di un'ala. Si guardò intorno, in preda alla disperazione, cercando di capire perché le istruzioni di Arya non avevano fuzionato. «Non lo so! Dovrebbe essere proprio questo, il luogo!»


«Perché non chiedi all'elfa, per sicurezza?» disse Murtagh. Lasciò la spada, afferrò l'arco dalla sella di Tornac e con un rapido movimento scoccò un freccia, nascondendosi tra le punte del dorso di Saphira. Un istante dopo, un altro Urgali cadde in acqua.


«Adesso? Ma se sta per morire! Dove trova l'energia per parlarmi?»


«Non lo so» gridò Murtagh. «ma sarà meglio che pensi a qualcosa, perché non possiamo respingere un intero esercito!»


Eragon, chiamò Saphira in tono concitato.


Che cosa c'è?

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