Non avevo una risposta a quell’interrogativo. Finimmo di mangiare, poi mi coricai, usando il mio zaino come guanciale. Uno dei bambini mise altra legna sul fuoco. Un altro bambino incominciò a suonare un flauto. La melodia era dolce e malinconica. Chiusi gli occhi e ascoltai. Un momento dopo mi addormentai.
Mi svegliai nel cuore della notte con un terribile torcicollo. Il fuoco era quasi spento. Attorno a me, nella casa buia, sentivo il suono del respiro. I miei compagni dormivano. Mi tirai su a sedere e mi massaggiai il collo, poi tornai a coricarmi. Questa volta non usai lo zaino come guanciale. Quando mi svegliai di nuovo era mattina. La luce del sole splendeva attraverso la porta aperta. Eshtanabai era seduta accanto al fuoco. I bambini erano spariti.
— La sciamana ha lasciato il villaggio — mi disse. — Con lei sono andate altre persone. Porteranno qui la tua amica.
— Bene. Quando?
— Domani o il giorno dopo.
Feci colazione, ancora poltiglia, poi uscimmo. Il cielo era sereno, l’aria tiepida. Odorava di mucchi di letame. Decisi di dare un’altra occhiata alla pianura. Trovai il cancello del villaggio e lo varcai.
Una pista conduceva attorno al villaggio. La seguii. La pianura si estendeva verso sud e verso est, quasi assolutamente piatta. C’erano animali in lontananza: puntini neri che di quando in quando si muovevano. Mi riparai gli occhi con la mano, ma non riuscii a distinguerli.
Sul lato settentrionale del villaggio c’erano orti che somigliavano in tutto e per tutto agli orti del villaggio di Nahusai. Mi fermai nei pressi di uno degli orti.
Una donna alzò lo sguardo. — Sei tu la straniera.
— Sì.
— Sei certamente strana.
Indicai con la mano gli animali sulla pianura. — Che cosa sono quelli?
Lei sgranò gli occhi. — Non lo sai?
Feci il gesto che significava "no".
— Com’è possibile che qualcuno sia così ignorante?
Non dissi nulla. Dopo un momento la donna parlò. — Sono cornacurve. Il grosso della mandria è a nord. In autunno gli uomini li porteranno indietro. Allora l’intera pianura sarà nera.
— Dove sono gli uomini adesso?
Lei si accigliò. — Ma non sai proprio niente? Sono con la mandria. Dove altro dovrebbero essere?
— Grazie. — Proseguii.
Il giorno seguente il cielo era nuvoloso. Scesi al fiume, portando con me il mio zaino. Mi sistemai ai piedi di un albero e tirai fuori la radio.
Eddie era tornato. — Come sta la tua amica? — s’informò.
— Non lo so. Sono andata in cerca di aiuto, e l’aiuto è andato in cerca di Nia. Scoprirò come sta nel corso della giornata.
— Tu dove sei?
Gli descrissi l’ubicazione del villaggio e gli riferii il mio incontro con la Voce della Cascata.
— Be’, sembra proprio affascinante. — Tacque per un minuto o due, poi disse: — Non ne so molto sugli oracoli. Erano importanti in Grecia, non è vero?
— Sì.
— Forse dovrei leggere un po’. Com’è il villaggio?
Glielo descrissi. — Per quanto sono in grado di stabilire, tutti gli adulti sono donne. Gli uomini si trovano su al nord e si prendono cura di una mandria di animali. Sono migratori. Le donne invece non si spostano. Come va la nave?
— Più o meno come sempre. Abbiamo ricevuto un messaggio dalla Terra.
— Ah, sì? — Provai la consueta eccitazione. — Qualcosa di interessante?
— C’è una nuova colonia spaziale e gli ucraini stanno incominciando a colonizzare la regione selvaggia attorno a quella che un tempo era Kiev. E qualcuno ha inventato una radio funzionale più veloce della luce. Ci hanno inviato i progetti.
Mi dondolai all’indietro sui calcagni. Non saremmo stati più isolati. Non avremmo più dovuto aspettare per quarant’anni la risposta a una domanda. — Quanto tempo ci vorrà per fabbricare quell’oggetto?
Eddie scoppiò a ridere. — Noi possiamo fabbricare l’apparecchio radioricevente. Gli ingegneri ne sono quasi certi. Ma per inviare messaggi dovremo poter produrre una nuova e stranissima particella, e la macchina che può farlo è
— Merda.
— Esattamente il mio pensiero. Forse ti interesserà sapere che la particella è stata chiamata
"La persona di Santiago voleva dare alla particella il nome di
— Suppongo che questo sia un altro esempio della terribile bizzarria dei fisici — osservai.
— Aha.