"Lo accompagnai fino dentro il villaggio, di notte, naturalmente, e aspettai fuori della tenda. Lui e sua madre parlarono. Sua madre gli diede dei doni. Enshi aveva perduto i doni che aveva ricevuto in precedenza. Era tipico di lui. Quando ebbe finito, andai con lui ai margini del villaggio. E ora viene il secondo errore." Nia serrò una mano e colpì il terreno. — Enshi voleva tornare di nuovo. Si sentiva solo sulla pianura. Disse che sarebbe morto là fuori in quel deserto se non avesse avuto qualcosa da aspettare con ansia. Il fuoco caldo nella tenda di sua madre, buon cibo, nuovi indumenti. Come sapeva parlare bene! Accettai di aiutarlo. — Nia si massaggiò la faccia. — Che sciocca sono stata!
"Sua madre incominciò a lamentarsi delle sue vicine. Diceva che c’era troppo baccano nel villaggio. Era stufa dell’odore della cucina delle vicine. C’erano troppe immondizie. C’erano troppi insetti. Incominciò con il montare la propria tenda lontano da tutte le altre. L’avevano progettato insieme loro due. Adesso era facile per Enshi trovare la tenda della madre, ed era improbabile che qualcuno lo vedesse.
"Ma avevano bisogno di qualcuno che portasse messaggi dentro e fuori il villaggio. Avevano bisogno di qualcuno che stesse di guardia quando lui veniva. Lo feci per tutta l’estate e tutto l’autunno. In inverno lui non poteva entrare nel villaggio. La gente avrebbe visto le sue impronte nella neve. Andavo io a cercarlo, portandogli cibo e un mantello nuovo, un mantello folto fatto di pelliccia. In primavera ci incontrammo e ci accoppiammo. Avvenne fra le colline. Era lì che stavano i giovani. Lui aveva il peggior territorio possibile. Era tutto pietre, tutto un salire e scendere. Lì non c’era niente da mangiare. Nondimeno, andai da lui." Diede di nuovo una botta sul terreno. — Forse Hua ha ragione. Forse sono davvero una pervertita.
Non dissi una parola. Nia continuò. — Non aveva niente di valore da donare. Raccoglieva delle cose: penne da un cespuglio o pietre che luccicavano alla luce del sole. Componeva delle poesie. Che genere dj dono è mai quello? Era un uomo inutile! — S’interruppe un momento. Aveva un’aria perplessa. — Quando mi trovavo con lui, sentivo… non so come definire quel sentimento. Avevo la sensazione di aver trovato una nuova parente, una sorella o una madre. Qualcuno con cui stare seduta alla sera, qualcuno con cui chiacchierare. Mi sentivo soddisfatta. Quando il periodo della smania fu terminato, rimasi ancora. Mi piaceva restare lì. Mi trattenni altri dieci giorni. Poi tornai a casa, e le persone mi chiesero che cosa fosse successo. Risposi che il mio cornacurve si era azzoppato. Raccontai loro che ero stata costretta a fare a piedi buona parte della strada del ritorno. Ormai ero una bugiarda. — Aggrottò la fronte. — Che cosa accadde in seguito? Ci spostammo a nord e piantammo le nostre tende nella regione dell’estate. La vecchia Hua si fece male. Si provocò una bruciatura mentre lavorava alla fucina. La bruciatura non guarì. La sua gamba incominciò a marcire. Alla fine morì.
"Tutti dissero che era morta come si conviene a una donna, senza lamentarsi o fare un gran baccano. Gli spiriti erano contenti di lei. È quello che diceva la gente. Io lo trovavo difficile da sopportare.
"Dopo che fu sottoterra, la sciamana eseguì le cerimonie della purificazione e le cerimonie per scacciare la sventura."
— Perché? — chiesi.
Nia parve sorpresa. — Tutte le morti sono infauste, e Hua era morta inaspettatamente. Era vecchia ma forte, e si era già bruciata parecchie volte prima di allora. Le bruciature erano sempre guarite.
Feci il gesto che significava "capisco" o "vedo".
— La cattiva sorte rimase — proseguì Nia. — Dapprima non sembrava che fosse così. L’estate era propizia. C’era abbastanza pioggia. I fiumi erano pieni di pesci e gli arbusti avevano tante di quelle bacche che i loro rami si piegavano fino a toccare il suolo. Avevamo da mangiare in abbondanza.
"Alla fine dell’estate arrivarono al villaggio persone provenienti da occidente. Portarono stagno e pellicce bianche. Una di loro si ammalò, poi morì. La nostra sciamana morì. Io mi ammalai e lo stesso accadde a Nuha. Era la madre di Enshi. Era uscita di senno e continuava a gridare: ’Enshi! Enshi!’. Poi chiese agli spiriti di perdonarla. Disse che era tutta colpa mia. Suo figlio non avrebbe mai fatto niente di sbagliato. L’avevo spinto io a comportarsi in modo vergognoso. Avevo fatto infuriare gli spiriti. Promise a tutti che se fosse morta non se ne sarebbe andata via. Il suo spirito sarebbe rimasto nel villaggio e avrebbe trovato il modo di vendicarsi di me.
"Nuha morì. Io mi ristabilii, anche se per qualche tempo pensai che sarei morta anch’io. Quando fui in grado di alzarmi e di camminare, le vecchie del villaggio mi invitarono ad andarmene.
"